Il Covid, la guerra in Ucraina e il cambiamento climatico “sono collegati” da “cause profonde che indicano un periodo prolungato di alto rischio e profonda incertezza per l’Ue. Dobbiamo risvegliarci a una nuova realtà instabile”. Lo scrive l’ex presidente finlandese Sauli Niinisto in un report sulla difesa europea: bisogna “prepararsi agli scenari peggiori”, perché “l’Ue e i suoi Paesi membri non sono ancora completamente preparati per gli scenari di crisi intersettoriali o multidimensionali più gravi”.
“L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia ha dimostrato che ci vogliono due persone per mantenere la pace, ma solo una per iniziare una guerra” – scrive Niinisto.“L’invasione della Russia ha anche sottolineato la percezione di lunga data di Putin secondo cui l’Occidente e i popoli occidentali sono deboli.” Per questo “il rischio di aggressione russa oltre l’Ucraina non può essere escluso. Prepararsi a questo rischio non è in alcun modo un’escalation, ma piuttosto intende scoraggiare la Russia o qualsiasi altro attore dal prendere di mira l’Unione e i suoi Stati membri”.
Conclusione: il report raccomanda di “migliorare le capacità di difesa degli Stati membri dell’Ue per garantire che siano in grado di sostenersi a vicenda” e di “contribuire a una deterrenza rafforzata”. Cosa da farsi dando vita a “un servizio di cooperazione di intelligence a pieno titolo a livello europeo”, oltre che “individuare e sviluppare, con urgenza, una serie di importanti progetti di difesa di interesse comune”, dalla difesa aerea alla cibersicurezza, che siano “sostenuti da necessarie disposizioni di bilancio ad hoc a lungo termine”. E infine, a marcare quanto il progetto sia a lungo termine, attirare la popolazione verso il militarismo: “sviluppare incentivi mirati per aumentare l’attrattiva delle carriere nella difesa, nella sicurezza e nella risposta alle emergenze tra le giovani generazioni”.
Ue: adesione di Kiev, Chisinau nel 2025. Borrell: “nessun rapporto con la Russia”
Dopo la prima conferenza intergovernativa del giugno 2024, l’apertura dei negoziati di adesione all’Ue con l’Ucraina e la Moldavia hanno rappresentato un importante passo nel processo di integrazione europea dei due paesi. A condizione che Kiev e Chișinău soddisfino tutte le condizioni, la Commissione ha annunciato, nel suo rapporto annuale sull’allargamento, l’apertura dei negoziati sui cluster il prima possibile, nel 2025.
Tuttavia, ha avvertito l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, nella conferenza stampa sul pacchetto allargamento 2024, che “semplicemente non si possono mantenere i legami con la Russia o cercare di fare ‘business as usual’ e aspettarsi che il proprio paese faccia parte dell’Unione europea: è una cosa o l’altra”. Far entrare Ucraina e Moldavia nell’Ue significa sottrarle completamente dall’orbita di influenza russa. Borrell ha inoltre annunciato che l’Ue sta già “cercando legami più forti e una politica estera e di sicurezza, coinvolgendo i nostri partner sulle priorità chiave, rimanendo fermi nella difesa dei nostri valori per garantire la stabilità regionale e proteggere il mondo, perchè la nostra unione non dovrebbe solo crescere, ma deve diventare più forte, e si può diventare più grande e non più forte”.
Sulla stessa linea di esclusione netta il report della Commissione sui progressi della Serbia nel percorso di adesione all’Ue: “relazioni ad alto livello” con Mosca e l’intensificazione di quelle con la Cina sollevano “interrogativi sulla direzione strategica della Serbia”. Nel report si ammette che “in seguito alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la Serbia si è allineata ad alcune posizioni dell’Ue nei forum internazionali” e ha continuato a “cooperare con l’Ue sull’elusione delle sanzioni e a fornire sostegno finanziario e umanitario all’Ucraina, tuttavia non è ancora in linea con alcune misure” nei confronti di Mosca “e con la maggior parte delle dichiarazioni dell’Alto rappresentante”.
Nuovi negoziati Kiev-Mosca su stop a raid siti energia
Cremlino nega Secondo quanto riportato ieri dal Financial Times (Ft), che cita fonti a conoscenza della questione, l’Ucraina e la Russia avrebbero avviato negoziati in via preliminare per porre fine agli attacchi contro le reciproche infrastrutture energetiche. Secondo le fonti, Kiev stava cercando di riprendere i negoziati dopo che ad agosto si erano interrotti bruscamente a causa dell’invasione ucraina della regione russa di Kursk, cosa confermata anche da alti funzionari di Kiev. Ora “Ci sono trattative appena iniziate per riavviare potenzialmente” i negoziati, ha detto un diplomatico; “ci sono ora colloqui sulle strutture energetiche”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato con forza queste voci: “Ora ci sono molte falsità che non hanno nulla a che fare con la realtà” e “anche le pubblicazioni più rispettabili non disdegnano queste falsità”.
“La posizione della Russia è cristallina. È stata annunciata da Putin questa estate, se ricordate bene. Lui ha detto che gli ucraini dovrebbero lasciare tutti i territori russi, incluse le nuove regioni”, ha aggiunto Peskov; “questa è la serie di condizioni annunciata da Putin” e “questa era la sua iniziativa di pace”. Nell’autunno del 2022 la Russia ha dichiarato di essersi annessa le quattro regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, solo in parte controllate dai suoi soldati, promuovendo dei “referendum” ritenuti illegittimi e bocciati dalla comunità internazionale e dei quali si contesta che non siano stati minimamente rispettati gli standard democratici.
Navalnaya, una protesta anti Putin a Berlino
Il 17 novembre si terrà a Berlino una manifestazione promossa da Yulia Navalnaya, Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin. Kara-Murza e Yashin sono stati scarcerati la scorsa estate in uno scambio di prigionieri fra Stati Uniti e Russia. Navalnaya ha preso la guida del movimento politico fondato dal marito Aleksei dopo la sua morte in carcere in Russia lo scorso febbraio. Putin ha trasformato la Russia in un “impero del male” e “ricatta il mondo con le armi nucleari” anche se questo non dimostra “che è più forte che mai”. I russi in esilio possono “ancora dimostrare che esiste una Russia pacifica, libera ed evoluta” hanno spiegato in un video i tre oppositori.
La protesta, a cui sono invitati a partecipare tutti i russi in esilio, è incentrata sulla richiesta del ritiro delle forze russe dall’Ucraina, il processo di Vladimir Putin per crimini di guerra, che gli siano sottratti i poteri di Presidente, e il rilascio di tutti i prigionieri politici. concludono i tre.