“Il cancro, un’insidia diffusa e temuta, avvertita come condanna inesorabile sino a non molti anni fa, è ormai riconosciuto come una malattia che può essere combattuta grazie ai progressi della medicina e della ricerca” Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto la cerimonia de ‘I giorni della ricerca’ al Quirinale, un’occasione che riunisce ogni anno istituzioni, scienziati e rappresentanti del settore sanitario per fare il punto sulla lotta contro il cancro e per riaffermare il ruolo cruciale della ricerca scientifica. All’evento erano presenti anche la Ministra dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini e il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, insieme a rappresentanti delle principali istituzioni scientifiche e sanitarie italiane.
Durante il suo discorso, il Capo dello Stato ha sottolineato quanto la percezione del cancro sia cambiata negli ultimi anni. “Per molto tempo”, ha ricordato il Presidente, “questa malattia non era nemmeno chiamata con il suo vero nome; veniva citata come un male incurabile, una condanna anonima e definitiva.” Oggi, grazie agli enormi passi avanti compiuti dalla ricerca e dalla medicina, il cancro non rappresenta più un destino ineluttabile, ma una sfida da affrontare con strumenti sempre più avanzati e con la speranza di una guarigione.
Accesso universale alle cure
Mattarella ha elogiato il lavoro incessante dei ricercatori italiani, riconoscendo come i loro sforzi abbiano contribuito a trasformare radicalmente l’approccio alla malattia. La ricerca, infatti, ha consentito l’introduzione di terapie innovative e personalizzate, che mirano a trattare non solo il cancro stesso, ma anche a migliorare la qualità della vita dei pazienti. Il Presidente ha inoltre posto l’accento su un tema fondamentale: l’accesso equo alle cure oncologiche in tutto il territorio italiano: “Per garantire che l’efficacia dei risultati della ricerca non incontri ostacoli”, ha spiegato, “è necessario superare i divari territoriali che esistono nel nostro Paese”. Ha poi voluto sottolineare la responsabilità collettiva di assicurare che nessuna differenza geografica o socioeconomica possa precludere l’accesso ai migliori trattamenti disponibili: “Sono principi irrinunciabili della Repubblica come ci prescrive la Costituzione” la quale impone che ricerca, prevenzione e cura procedano di pari passo, e che i cittadini abbiano il diritto a cure di qualità indipendentemente dalla loro posizione geografica o condizione sociale.
Motore di innovazione
Un altro punto cruciale del discorso di Mattarella è stato il riconoscimento del ruolo della ricerca oncologica come motore di innovazione per altre branche della medicina. Le tecnologie sviluppate nella lotta contro il cancro, infatti, hanno prodotto benefici che si estendono oltre l’ambito oncologico, offrendo nuove soluzioni per malattie croniche e altre condizioni complesse. E su questo punto il Presidente ha ricordato come la realizzazione dei vaccini contro il Covid-19 in tempi record sia stata resa possibile grazie alla cooperazione internazionale e alla dedizione di scienziati di tutto il mondo, che hanno lavorato senza confini nazionali: “La collaborazione tra studiosi, il lavoro di laboratorio senza frontiere, ha reso all’umanità un servizio di immenso valore”, ha detto Mattarella, sottolineando come la scienza possa rappresentare un “segno di pace e di convivenza”.
Sconfiggere la diffidenza
Questa cooperazione, ha osservato il Capo dello Stato, non è solo un baluardo contro le malattie, ma un’opportunità per sconfiggere la diffidenza e l’ostilità che, a volte, emergono nell’opinione pubblica e, talvolta, persino in chi ricopre ruoli di dirigenza. In un mondo dove i progressi scientifici possono suscitare resistenze, Mattarella ha ribadito l’importanza di diffondere una cultura dell’apertura e della fiducia verso la ricerca e le sue applicazioni.Mattarella ha poi rivolto un pensiero ai giovani ricercatori italiani, molti dei quali sono costretti a cercare opportunità all’estero per raggiungere livelli di eccellenza. “È interesse nazionale fare in modo che possano conseguirli nel nostro Paese. La fuga dei cervelli rappresenta una sfida che l’Italia non può più permettersi di ignorare, e investire nelle infrastrutture di ricerca e nel supporto ai giovani talenti è una priorità”.