L’esercito israeliano ha reso noto che sta operando presso l’ospedale Kamal Adwan nella Striscia di Gaza settentrionale, in seguito a “informazioni di intelligence su terroristi e infrastrutture con armi nella zona”. L’Idf ha affermato inoltre che nelle settimane precedenti ha reso possibile l’evacuazione dei pazienti e del personale dall’ospedale, garantendo il funzionamento dei sistemi di emergenza del centro medico.
Tuttavia la Protezione Civile palestinese ha riferito ad Al Jazeerache più di 150 tra pazienti e personale sono rimasti intrappolati nell’ospedale mentre l’esercito israeliano assediava la struttura, una delle poche funzionanti rimaste nel nord dell’enclave, due giorni fa, bombardandola con carri armati. Infine ieri mattina l’Idf ha fatto irruzione nell’ospedale ordinando ai pazienti di spostarsi nel cortile principale per eseguire arresti di massa. Secondo il direttore dell’ospedale, Hussam Abu Safia, l’unità di terapia intensiva ha subito gravi danni dall’attacco dei carri armati, e ha avvertito che l’ospedale potrebbe trasformarsi in una fossa comune poiché un paziente stava morendo ogni ora a causa dell’assalto militare israeliano.
Tajani: “Noi non mandiamo armi ad Israele dal 7 ottobre”
A margine della presentazione di Food for Gaza a Genova il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani ha sottolineato che “noi non mandiamo armi dal giorno 7 di ottobre 2023. Sono stati sospesi tutti i contratti di vendita di materiale militare perché è la legge che lo prevede e perché non si possono fare più contratti. Anche alcuni di quelli firmati precedentemente dopo attenta valutazione sono stati interrotti. È stata interrotta la fornitura anche perché poteva essere utilizzata in modo non rispondente alla situazione. Noi da questo punto di vista siamo stati sempre coerenti e rispettosi della legge, noi non mandiamo armi in Israele. Stiamo insistendo da settimane perché c’è la necessità di arrivare a un cessate il fuoco sia in libano sia a Gaza – ha concluso -. Abbiamo un piano per il dopo cessate il fuoco sia a Gaza sia in Libano”.
Oms: “Persi i contatti con l’ospedale Kamal Adwan”
Poche ore dopo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito di aver perso i contatti con il personale dell’ospedale Kamal Adwan: “Da quando questa mattina sono state segnalate le incursioni nell’ospedale, abbiamo perso i contatti con il personale. È uno sviluppo profondamente inquietante, dato il numero di pazienti assistiti e di persone che vi si sono rifugiate”, ha denunciato Tedros Adhanom Ghebreyesus su X.
Attacco IDF a campo profughi Jabalia; 150 morti e feriti
Sempre nel nord di Gaza, le forze israeliane hanno effettuato un attacco aereo su un complesso residenziale nel campo profughi di Jabaliya. Secondo le stime dell’esercito israeliano, finora circa 45.000 civili palestinesi sono stati evacuati dalla zona diJabaliya e centinaia di terroristi sono stati arrestati o uccisi. Secondo fonti locali almeno dieci case nella zona sono state colpite, provocando l’uccisione e il ferimento di circa 150 civili, tra cui donne e bambini. Gli abitanti della zona colpita hanno lanciato appelli urgenti per chiedere assistenza per il trasporto dei feriti, ma le squadre di soccorso hanno incontrato notevoli difficoltà nel raggiungere la scena a causa dei continui attacchi delle forze israeliane.
Onu: “Il momento più buio nel nord di Gaza, crimini atroci”
Il nord di Gaza sta affrontando il “momento più buio” dall’inizio della guerra. E’ l’avvertimento lanciato dall’alto commissario Onu per i diritti umani Volker Turk. “In modo inimmaginabile la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Le politiche e le pratiche del governo israeliano nel nord di Gaza rischiano di svuotare l’area di tutti i palestinesi. Stiamo affrontando ciò che potrebbe equivalere a crimini atroci, potenzialmente estendendosi a crimini contro l’umanità”, ha affermato Volker Turk in una nota.
Raid israeliano: 38 morti a Khan Yunis, almeno 14 bambini
Nel sud della Striscia, contemporaneamente, almeno 38 persone, secondo fonti mediche concordanti, sono morte in un bombardamento dei caccia israeliani che ha colpito ieri l’area dial-Manara, vicino Khan Yunis. Dei morti, almeno 14 sono bambini. Lo riferisce Al Jazeera, precisando che la forza di terra israeliana si è spinta più in profondità nell’area, colpendo diverse abitazioni civili. Le vittime sono state evacuate al Nasser Medical Complex. I dottori dell’ospedale hanno confermato che i 14 bambini arrivati erano morti soffocati, a causa di bombe e proiettili mortali sparati contro l’edificio nel quale si trovavano, che hanno portato al crollo di diversi altri fabbricati residenziali mentre delle persone erano ancora all’interno.
Uccisi reporter filo-Hezbollah. Mikati: “Attacco deliberato di Israele”
L’attacco aereo israeliano su Hasbaya, nell’est del Libano, vicino al confine con la Siria, avvenuto giovedi notte, ha ucciso almeno tre giornalisti che alloggiavano in una guesthouse insieme ad altri reporter. Si tratta di un cameraman e un ingegnere che lavoravano per l’emittente filo-iraniana Al-Mayadeen e un cameraman che lavorava per Al-Manar, di Hezbollah. Lo riportano i media libanesi. Altri reporter presenti sulla scena affermano che il bungalow in cui dormivano i membri di quelle emittenti è stato preso di mira direttamente dai raid israeliani.
Il primo ministro libanese Mikati ha infatti accusato
Israele di aver preso di mira intenzionalmente i tre giornalisti: “La nuova aggressione israeliana contro i giornalisti” rientra tra i “crimini di guerra commessi dal nemico israeliano”, ha dichiarato il premier in un comunicato, aggiungendo che l’attacco è “deliberato” e “mira a terrorizzare i media per coprire crimini e distruzioni”. I reporter sono morti in un attacco.
Blinken insiste, la pace in Libano è davvero urgente Una soluzione “diplomatica” per il Libano è “davvero urgente”. Lo ha ribadito il segretario di Stato americano Antony Blinken, giunto a Londra reduce da un’ennesima missione in Medio Oriente. Nella capitale britannica Blinken incontra il premier libanese Najib Mikati e i ministri degli Esteri di Giordania ed Emirati Arabi Uniti, Ayman Safadi e Abdullah bin Zayed, assieme al padrone di casa, il ministro degli Esteri britannico, David Lammy.
Onu, vie di fuga da Libano a rischio per attacchi Siria
Allo stesso tempo, però. gli attacchi israeliani al valico di frontiera tra Libano e Siria avvenuti giovedì notte hanno compromesso la principale via di fuga per migliaia di rifugiati e “mettono in pericolo una vera e propria ancora di salvezza che le persone usano per sfuggire al conflitto in Libano e attraversare la Siria”. Lo ha dichiarato Rula Amin, portavoce per il Medio Oriente dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, in un brifing alla stampa a Ginevra ieri. La portavoce ha affermato di non essere a conoscenza di alcun avvertimento prima dell’attacco e ha sottolineato che sono circa 430.000 le persone che hanno attraversato il confine dirette in Siria dal Libano sin dall’inizio della campagna di Israele. “Gli attacchi ai valichi di frontiera sono una preoccupazione importante”, ha detto.
Unifil, Idf ha sparato contro posto osservazione
I peacekeeper delle Nazioni Unite hanno reso noto che martedì “i soldati dell’Idf hanno sparato contro” un posto di osservazione vicino al villaggio di confine di Dhayra, nel Libano meridionale. La situazione della sicurezza era “estremamente difficile”, si legge nel comunicato, tra altri attacchi non identificati. “le guardie di turno si sono ritirate per evitare di essere colpite”.
Capo Mossad incontra al Cairo omologo egiziano
Il capo del Mossad, David Barnea, è tornato in Israele ieri mattina dopo aver incontrato il neo-capo dell’intelligence egiziana, Hassan Mahmoud Rashad, secondo quanto riportato dal sito di notizie Ynet. Secondo Times of Israel i due hanno avuto una lunga discussione su un potenziale accordo di cessate il fuoco, nonché su una maggiore cooperazione antiterrorismo. Barnea si recherà a Doha domenica per cercare di riavviare le discussioni su un accordo per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza e fermare la guerra tra Israele e il gruppo terroristico palestinese Hamas. I colloqui avverranno nel mezzo di un tentativo di ripresa dei negoziati dopo l’uccisione del leader di Hamas Yahya Sinwar a Gaza.