lunedì, 23 Dicembre, 2024
Esteri

Blinken torna in medio Oriente. Tajani in Israele e in Palestina: la soluzione resta due popoli due stati

L'Iran scrive all'Aiea: siti nucleari a rischio. In un raid muore comandante israeliano

Il segretario di Stato americano Antony Blinken sarà oggi in medio Oriente per incontri in Israele e i paesi arabi in un nuovo tentativo di spingere un cessate il fuoco a Gaza dopo che lo stato ebraico ha ucciso il leader di Hamas. Blinken sarà in viaggio fino a venerdì, ha dichiarato il dipartimento di stato in un comunicato. “Discuterà dell’importanza di porre fine alla guerra a Gaza, di garantire il rilascio di tutti gli ostaggi e di alleviare le sofferenze del popolo palestinese”.

Tajani in Israele e a Gaza

Il vice presidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, è in missione in Israele e Palestina per incontrare il primo ministro israeliano Netanyahu, il ministro degli esteri Katz e il primo ministro palestinese Mustafa: lo rende noto la Farnesina in un comunicato. Durante i colloqui, Tajani “ribadirà l’impegno dell’ Italia per la pace, chiedendo un immediato cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, alla luce della recente scomparsa del leader di Hamas che potrebbe influenzare i negoziati su Gaza si legge nella nota.

Alle istituzioni israeliane Tajani chiederà di “facilitare immediatamente un maggiore afflusso di beni alimentari e sanitari a Gaza attraverso i valichi di frontiera”.

Il ministro: due popoli due stati

Tajani sottolineerà inoltre il sostegno italiano alla soluzione “due popoli – due stati”, da sempre obiettivo prioritario del governo in Medio Oriente. “Nell’esprimere forte preoccupazione per l’impatto del conflitto sulla popolazione civile, il ministro illustrerà la conferenza umanitaria sul Medio Oriente che martedì 21 ottobre aprirà il G7 a Pescara, il cui obiettivo è procedere rapidamente per la riabilitazione umanitaria di Gaza e del Libano”, conclude il comunicato. Proprio per questo Tajani affermerà nuovamente ”la necessità di evitare una escalation in Libano, anche per garantire la sicurezza e l’incolumità dei contingenti Unifil nel paese”.

Siti nucleari a rischio

L’Iran ha scritto all’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, per esprimere le proprie lamentele e preoccupazioni in merito alla minaccia israeliana di colpire i siti nucleari iraniani. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baghaei in una conferenza stampa riferendosi alla possibile rappresaglia israeliana per il lancio di missili iraniani dello scorso primo ottobre. “Le minacce di attaccare siti nucleari sono contrarie alle risoluzioni delle Nazioni Unite e le abbiamo condannate. Abbiamo inviato una lettera a riguardo all’organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite”, ha affermato Baghaei

Le condizioni di pace per Tel Aviv

Israele ha consegnato agli Usa un documento per una soluzione diplomatica per la fine della guerra con Hezbollah: lo riporta Axios, citando funzionari statunitensi e israeliani. Israele ha chiesto che all’idf sia consentito di impegnarsi in una “forza attiva” per assicurarsi che Hezbollah non si riarmi e non ricostruisca la sua infrastruttura militare vicino al confine e ha inoltre chiesto che la sua aeronautica militare abbia libertà di operare nello spazio aereo libanese. Un funzionario Usa ha dichiarato ad Axios che è altamente improbabile che il Libano e la comunità internazionale accettino le condizioni poste da Israele.

Scampata al massacro, si toglie la vita

Shirel Golan, una sopravvissuta dell’attacco di Hamas al festival di Reem il 7 ottobre, si è tolta la vita all’età di 22 anni nella sua casa a Sharon. In un’intervista alla tv pubblica israeliana Kan, il fratello Eyal ha accusato: “Lo stato di Israele ha semplicemente abbandonato lei e tutti i sopravvissuti del Nova”. Eyal ha descritto il peggioramento che ha visto nelle condizioni di sua sorella dopo il massacro del 7 ottobre: “Non voleva quasi uscire di casa, era persa dentro se stessa”, ha detto. “Le ho raccomandato di sottoporsi al trattamento post-traumatico. L’ultima volta che l’ho incontrata è stato durante la festa di Sukkot”, ha raccontato, “quando ho provato a strapparle qualche parola sui suoi sentimenti, si è chiusa ancora di più. Non era pronta a condividere. Shirel avrebbe dovuto viaggiare con i miei genitori a Gerusalemme per la tradizionale benedizione dei sacerdoti, e all’ultimo momento non ha voluto ed è rimasta a dormire. Dopo un’ora e mezza senza risposta, mia madre ha chiamato il suo ragazzo, lui l’ha trovata senza vita”.

Drone a Cesarea, risposta “debole”

Nella riunione del gabinetto israeliano di sicurezza politica, durato sei ore, alcuni ministri hanno contestato la “risposta debole”dell’idf al lancio dal Libano del drone che sabato ha colpito Cesarea. Finora non è ancora stato dichiarato pubblicamente se a subire danni sia stata effettivamente la residenza del premier. Durante l’incontro, riportano i media israeliani, non è stata discussa la questione dell’attacco all’Iran, né è stata chiesta l’autorizzazione a prendere decisione per il primo ministro Benyamin Netanyahu e il ministro Yoav Gallant perché, secondo indiscrezioni, l’approvazione è già sostanziale: l’attacco non verrà approvato in una riunione ma all’ultimo momento, come è avvenuto con i raid contro gli Houthi e per l’eliminazione di Hasan Nasrallah.

Raid, morti e feriti

Secondo fonti di stampa concordanti, almeno due palestinesi sono stati uccisi e decine di altri feriti nei bombardamenti estesi dell’artiglieria israeliana che hanno preso di mira diverse aree di Gaza causando distruzioni diffuse. Secondo l’agenzia Wafa, l’artiglieria israeliana ha bombardato le case nell’area di Saftawi, a nord-ovest di Gaza City, nei pressi della moschea di al-Tawbah, uccidendo due residenti. Le fonti locali hanno aggiunto che si sono verificate esplosioni successive a Gaza City e nel nord dell’enclave. A ovest del campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza, le forze israeliane hanno fatto saltare in aria diversi edifici residenziali. In particolare sono state distrutte case e infrastrutture nel Blocco 2.

Colpito comandate israeliano

Inoltre un comandante israeliano è stato ucciso da un ordigno esplosivo improvvisato a Jabalia mentre guidava l’offensiva di Israele nel campo profughi. A riferirlo è stato il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari. Si tratterebbe dell’ufficiale israeliano di grado più alto ucciso a Gaza dall’inizio dell’invasione di terra di Israele.

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