La Cina ha riaffermato che non esclude l’uso della forza nella sua rivendicazione su Taiwan, precisando che questa posizione è mirata a forze esterne e a un ristretto gruppo di separatisti. Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan della Cina, ha dichiarato che, pur mantenendo l’impegno per la riunificazione pacifica, Pechino non rinuncerà all’uso della forza. Questa affermazione segue esercitazioni militari su larga scala intorno a Taiwan, che la Cina ha definito una risposta ad “atti separatisti” dopo il recente discorso del presidente taiwanese Lai Ching-te in occasione della festa nazionale. Lunedì, l’esercito cinese ha lasciato aperta la possibilità di ulteriori esercitazioni a seconda del livello di “provocazione” e il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato la presenza di 22 aerei cinesi e cinque navi della marina intorno all’isola mercoledì. Binhua ha chiarito che la forza sarebbe diretta non contro la popolazione di Taiwan, ma contro l’interferenza straniera, vale a dire Stati Uniti e i suoi alleati, e contro i separatisti, sottolineando che il futuro dell’isola è una questione che spetta al suo popolo decidere. In risposta alle esercitazioni militari, il direttore generale dell’Ufficio per la Sicurezza Nazionale di Taiwan, Tsai Ming-yen, ha osservato che le azioni della Cina hanno provocato un aumento del sostegno internazionale per Taiwan, in particolare da Washington. Nel suo discorso del 10 ottobre, il presidente Lai ha affermato che la Cina non ha il diritto di rappresentare Taiwan, pur dichiarandosi disposto a collaborare con Pechino su temi come il cambiamento climatico. La Cina, tuttavia, ha respinto queste dichiarazioni come una continuazione della “posizione separatista ostinata” di Lai.