mercoledì, 16 Ottobre, 2024
Economia

Sistema bancario ombra e piscine nere

Quello che non ho mai capito è per quale motivo non suscita un allarme adeguato e quindi non si affronta seriamente a livello politico ed istituzionale, né in Italia né negli altri Stati, anche quelli più rigorosi dal punto di vista delle norme che regolano il mondo della finanza (ma ce ne sono?) il problema del cosiddetto “shadow banking”, ovvero del sistema bancario ombra e quello delle cosiddette “piscine nere”. Eppure questo sistema/fenomeno, che si muove al di fuori di ogni regola e di ogni controllo da parte delle autorità di vigilanza del settore, interessa e coinvolge quasi la metà di tutte le attività finanziarie del pianeta (il 47%) ed è composto da titoli quotati fuori borsa, da fondi speculativi, da veicoli strutturali movimentati da soggetti non bancari. Infatti secondo l’ultimo rapporto annuale del “Financial Stability Board” (Fsb), il totale degli asset riconducibile alle “Non Bank Financial Intermediation” (NBFI) era pari a fine 2022 a 218 trilioni di dollari e rappresentava il 47% del totale delle attività finanziarie globali, più che raddoppiato rispetto al 2009 che era di 87 trilioni, Anche per lo “shadow banking” europeo la crescita è analoga alla media globale con asset più che raddoppiati in 14 anni: dai 15 trilioni del 2008 ai 32 trilioni del 2022. Si tratta di un trend sempre più in aumento, se si pensa che questo sistema bancario “ombra” nel 2016 (sempre secondo il “Financial Stability bord”, che dagli anni della crisi, partita con i mutui subprime, ha cominciato a monitorare quell’immenso mondo che include “l’intermediazione del credito che coinvolge entità ed attività esterne al sistema bancario) aveva raggiunto la dimensione di 45 miliardi di dollari con un incremento del 7,6%. E’ un mondo opaco che purtroppo l’Unione europea e gli Usa non riescono a regolamentare… o non vogliono.
Ma le autorità di vigilanza sono ancora più preoccupate per l’altro comparto della finanza ombra e cioè per lo “shadow banking narrow measure” che fanno capo a fondi pensione, assicurazioni e Ofi (Other financial institutions) e che deteneva a fine 2022 ben 63 trilioni di attività finanziarie, cifra che equivale al 78% del Pil mondiale, rispetto ai 28 tirlioni di dollari, pari al 68% del Pil globale.
La causa della crisi del 2007/2008 fu proprio quella dei mercati finanziari opachi. Quelli cosiddetti over-the-counter. Fuori da borse regolamentate il mercato dei derivati è tutto avvolto dall’opacità. E nell’opacità ci sono quasi tutti i mercati. Si stima che più della metà degli scambi sui titoli di Stato italiani sia over-the-counter, cioè nella nebbia fuori Borsa. Una buona fetta degli scambi di azioni, anche italiane, sono avvolti nella nebbia: vengono per esempio scambiate nei cosiddetti “dark pool”, cioè listini delle “piscine nere”.
L’aumento degli asset finanziari fuori dal controllo è diventato sempre più pericoloso e S&P Global sostiene che “l’esposizione delle banche tradizionali verso le banche ombra non è limitata come potrebbe apparire. Per questo recentemente l’European Committee for Systemic Risk (ECSR) ha lanciato l’allarme: “Nella congiuntura attuale le vulenrabilità strutturali delle NBFI (Non Banking Financial Institution) potrebbero amplificare i rischi ciclici per il sistema finanziario dell’Ue e la stabilità grazie all’impatto dei tassi d’interesse più elevati. Condizioni di finanziamento pià restrittive, insieme a lentezza nella crescita, potrebbero amplificare il rischio di credito. Ciò potrebbe portare a perdite e mettere a dura prova il settore finanziario non bancario, in particolare tra gli intermediari con esposizioni dirette ai tassi di interesse e esposti al rischio di credito su settori sensibili ai tassi, come quello immobiliare o quelli che fanno affidamento sulla leva finanziarie, sono i soggetti maggiormente a rischio”. E la Federal Reserve ha avanzato una proposta di nuove regole per il mondo dello “shadow banking”, seguita dalla BCE con Elizabeth McCaul, membro del “Supervisory Board” che è preoccupata perché: “L’incremento che ci preoccupa, è fuori dalla supervisione bancaria e dal perimetro regolamentare”. Anche l’ultima riunione del G20 finanziario in Brasile ha dedicato gran parte del suo messaggio inviato ai ministri economici e banchieri centrali ai rischi crescenti in arrivo dallo “shadow banking” a causa della sua “leva finanziaria eccessiva”.
Oggi a distanza di oltre 15 anni e più dallo scoppio della crisi finanziarie del 2007/2008, possiamo constatare che praticamente niente è stato ancora fatto per evitare che si possano ripetere altre crisi devastanti. Il rischio che la giungla finanziaria possa produrre nuovi danni sistemici è ancora presente, visto che tale situazione resta ancora tanto conveniente per quelle banche di investimenti che oggi gestiscono scambi non regolamentati.

Riccardo Pedrizzi
Presidente Nazionale del Comitato Tecnico Scientifico dell’UCID
(Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti)

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