Il 7° Rapporto sul Servizio sanitario nazionale, presentato all’interno della Sala Capitolare del Senato, traccia un quadro allarmante delle criticità che affliggono il sistema sanitario italiano. Inviando un messaggio in occasione della presentazione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato l’importanza del Ssn come pilastro della tutela del diritto alla salute, sancito dalla Costituzione. Ma, come evidenziato dal Rapporto, il sistema è ormai vicino al “punto di non ritorno”, afflitto da tagli finanziari, diseguaglianze territoriali e migrazione sanitaria. Nel suo intervento, Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, ha lanciato un duro monito: “Oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio sanitario nazionale”. Con un divario di 889 euro di spesa sanitaria pro capite rispetto alla media dell’Unione europea e una differenza complessiva che tocca i 52,4 miliardi di euro, l’Italia sprofonda in una crisi sanitaria che coinvolge ogni aspetto: 4,5 milioni di persone nel 2023 hanno rinunciato a cure mediche, e 2,5 milioni lo hanno fatto per motivi economici.
Il definanziamento cronico del Ssn è la radice dei problemi. Cartabellotta ha evidenziato come, negli ultimi 15 anni, i governi abbiano visto la sanità come un costo da ridurre, tagliando oltre 37 miliardi di euro nel periodo pre-pandemico (2010-2019). Anche gli aumenti successivi, legati ai costi della pandemia, non sono serviti a rafforzare strutturalmente il sistema. Le previsioni per il prossimo triennio non sono incoraggianti: il rapporto tra spesa sanitaria e PIL è destinato a diminuire dal 6,3% al 6,2%.
Il peso crescente sulle famiglie
La sanità pubblica è sempre più a carico delle famiglie. Nel 2023, la spesa sanitaria complessiva è aumentata di 4,2 miliardi di euro, ma il contributo pubblico è rimasto praticamente invariato, costringendo le famiglie a pagare direttamente circa 3,8 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente. Questo aumento sproporzionato della spesa out-of-pocket pesa gravemente sui bilanci familiari e mette in pericolo il principio dell’universalità del Ssn. Tra i settori più colpiti dal sottofinanziamento c’è la prevenzione: nel 2023 la spesa è calata del 18,6%, un segnale preoccupante che avrà conseguenze a lungo termine sulla salute della popolazione. Non meno allarmante è la situazione del personale sanitario, con 11.000 medici che hanno abbandonato il Ssn tra il 2019 e il 2022. Le difficili condizioni di lavoro, unite a turni estenuanti e basse retribuzioni, stanno minando la motivazione dei professionisti e rendendo alcune specialità mediche poco attrattive per i giovani.
Il Rapporto sottolinea anche le inaccettabili diseguaglianze regionali. Nel 2022, solo 13 Regioni hanno rispettato gli standard essenziali di cura. Il Sud Italia, già penalizzato, rischia ulteriormente con l’applicazione della legge sull’autonomia differenziata, che potrebbe peggiorare la situazione sanitaria nel Mezzogiorno, creando un divario insostenibile con il Nord.
Mobilità sanitaria
La mobilità sanitaria è un altro segnale del fallimento del sistema: le famiglie del Centro-Sud sono costrette a spostarsi al Nord per ricevere cure adeguate, con un impatto devastante sui bilanci familiari e regionali. Dal 2012 al 2021, le Regioni del Sud hanno accumulato un saldo negativo di 10,96 miliardi di euro a causa della migrazione sanitaria. Nonostante i target raggiunti dal Pnrr al 30 giugno 2024, la disomogeneità nella distribuzione dei servizi è evidente. Solo il 19% delle Case di Comunità, il 59% delle Centrali Operative Territoriali e il 13% degli Ospedali di Comunità sono operativi, con ritardi particolarmente marcati nel Sud. Cartabellotta avverte che, senza un piano di rafforzamento complessivo del SSN, il PNRR rischia di trasformarsi in una “stampella costosa” per un sistema ormai compromesso.
Cartabellotta ha concluso lanciando un appello a tutti gli attori della sanità e ai cittadini per salvare il Ssn: “Perdere il Servizio sanitario nazionale non significa solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità”. La Fondazione Gimbe propone un Piano di rlancio in 13 punti, ispirato all’articolo 32 della Costituzione, per garantire risorse adeguate e una riorganizzazione moderna del sistema sanitario.