Israele ora minaccia di attaccare l’Iran e secondo alcuni media i militari avrebbero ucciso anche il successore di Nasrallah, Safieddine e con lui alcuni ufficiali pasdaran. Hezbollah ammette di aver perso il contatto con il leader e continua a lanciare missili contro Israele sostenendo di aver colpito “la base aerea di Haifa”, mentre a Teheran la Guida Suprema, ayatollah Khamenei, con un un fucile al fianco, alla preghiera dal venerdì, ripete: “Colpiremo ancora” Israele che, a sua volta, ha chiesto ai Caschi Blu dell’Onu di ritirarsi dal confine con il Libano. Da Washington il Presidente Biden ripete: “Nessuna Amministrazione ha aiutato Israele più della mia. Nessuna” e il primo ministro, Benjamin Netanyahu “dovrebbe ricordarsene”. Il capo della Casa Bianca ha anche sottolineato: “i nostri team sono in contatto 12 ore al giorno” sia a livello diplomatico che militare e poi rivela: “Non credo che ci sarà una guerra totale. Penso che possiamo evitarla. Ma c’è ancora molto da fare”.
Le minacce degli iraniani
Intanto a Teheran, la preghiera del venerdì, dedicata al leader di Hezbollah, Nasrallah, dopo cinque anni di assenza, l’ha condotta la Guida Suprema Ali Khamenei che si è presentato con un fucile al fianco: “Colpiremo ancora”, ha detto. Le nazioni musulmane hanno un “nemico comune” e devono “cingere una cintura di difesa” dall’Afghanistan allo Yemen e dall’ Iran a Gaza e al Libano. L’ayatollah ha aggiunto che l’attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele, “è stato un atto legittimo, così come l’attacco dell’ Iran al paese questa settimana”. Il raid missilistico è la “punizione minima” per i crimini di Israele, ha affermato Khamenei. L’Iran ha anche avvertito “i sostenitori del regime israeliano” che diventeranno “obiettivi legittimi” se non si terranno fuori dalla battaglia “dell’entità occupante contro la Repubblica islamica”. La Missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite ha chiarito che l’Iran risponderà sicuramente a qualsiasi atto di aggressione. “La nostra risposta, si legge in una nota, sarà rivolta esclusivamente all’aggressore. Se un Paese dovesse prestare assistenza all’aggressore, sarà considerato allo stesso modo complice e obiettivo legittimo. Consigliamo ai Paesi di astenersi dall’impigliarsi nel conflitto tra il regime israeliano e l’Iran e di prendere le distanze dalla mischia.” Anche i pasdaran minacciano: “Attaccheremo petrolio e gas in Israele”.
Forse ucciso anche Safieddine
Hashem Safieddine, presunto successore di Hassan Nasrallah alla guida di Hezbollah, sarebbe stato ucciso nel bombardamento di venerdì dell’Idf a Beirut. La ritengono i massimi livelli della sicurezza dello stato ebraico, secondo quanto riferisce la tv israeliana Canale 12 citata dal Times of Israel. Le Forze armate israeliane (Idf) hanno anche reso noto che “250 terroristi di Hezbollah, 21 dei quali comandanti, sono stati uccisi dall’inizio delle operazioni di terra nel libano meridionale”. Il portavoce dell’Idf, aggiunge che durante l’operazione, iniziata cinque giorni fa, sono stati attaccati 2.000 obiettivi militari, tra cui obiettivi umani, infrastrutture terroristiche, edifici militari, magazzini di armi e lanciatori. Le forze armate israeliane (Idf) stimano che ci vorranno diverse settimane prima che gli abitanti del nord di Israele possano tornare alle loro case e che, anche allora, le forze armate non saranno in grado di garantire che non ci saranno attacchi con razzi o missili anticarro. Secondo l’Idf, le capacità militari di Hezbollah sono state danneggiate, ma l’organizzazione è ancora in grado di continuare ad attaccare il fronte interno israeliano. “Hezbollah ha lanciato ieri circa 222 proiettili dal Libano verso il territorio israeliano”.
Emergenza in Libano e Cisgiordania
Mentre in Libano tre ospedali, compreso uno nella periferia a sud di Beirut, hanno annunciato la sospensione della loro attività a causa degli attacchi israeliani sul paese. In Libano è emergenza umanitaria: “La maggior parte dei quasi 900 rifugi collettivi istituiti dal governo in Libano non hanno più capienza”, ha dichiarato l’Unhcr in conferenza stampa a Ginevra. Secondo il governo libanese, più di 300 mila persone, la maggior parte delle quali siriane, hanno attraversato il confine dal Libano alla Siria negli ultimi 10 giorni per sfuggire ai crescenti bombardamenti israeliani.
Sull’altro fronte, in Cisgiordania, l’attacco aereo su un campo profughi ha ucciso almeno 18 persone. La Germania l’ha definito un atto “scioccante”. “Nella lotta contro il terrorismo, l’esercito israeliano è obbligato a proteggere i civili in Cisgiordania”, ha affermato il ministero degli esteri tedesco scrivendo sui social. Anche le Nazioni Unite condannano come “illegale” l’attacco aereo israeliano a Tulkarem.
A Roma scontri al corteo pro-Palestina
Ieri a Roma ci sono stati scontri e violenze durante un corteo pro-Palestina: lancio di bottiglie e bombe carta contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con cariche, lacrimogeni e arresti. I manifestanti sono entrati in contatto con le forze dell’ordine al lato di via Ostiense. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi aveva appena dichiarato che “questo conflitto ha determinato una radicalizzazione delle posizioni di discussione nel dibattito interno, legittime in quanto tali ma che in alcuni casi hanno visto compiere alcune azioni, una pratica di fare manifestazioni che poi non sempre fossero immuni da preoccupazioni su disordini”. Mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in occasione della cerimonia di avvicendamento del nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha dichiarato: “Oggi a Gaza è richiesto il nostro intervento dei Carabinieri italiani”. “Viene richiesto un approccio italiano perchè probabilmente il nostro modo di svolgere le missioni internazionali da parte di tutte le forze armate, in questo caso dei Carabinieri, ci ha resi credibili e ci ha resi capaci di gettare ponti anche tra sponde che non comunicano e di essere in quella zona accettati sia da Israele sia da parte dei palestinesi.” Gli Stati Uniti, attraverso il Segretario di stato, Antony Blinken, hanno chiesto, infatti, l’invio di 200 carabinieri a Gerico, in Cisgiordania, per formare le forze di polizia palestinesi.