Torna per la sua dodicesima edizione il Digitalmeet. In questi anni la kermesse nazionale di alfabetizzazione digitale è entrata nell’immaginario collettivo del Paese grazie ad un modello capace di dare voce ai grandi nomi dell’evoluzione tecnologica nel frattempo lasciando spazio alle iniziative che vengono da quella galassia di imprese, pubbliche amministrazioni e professionisti che, con il loro lavoro quotidiano, danno corpo all’innovazione concreta dei settori produttivi e delle comunità italiane. Dopo un’edizione, quella 2023, che ha visto la partecipazione di 127 mila spettatori tra web e presenza in 140 eventi, con 250 testimonial e 88 partner territoriali e nazionali, questa dodicesima scalda i motori annunciando in-contri di grande prestigio ma anche tante occasioni di giocare e interagire direttamente con le innovazioni di frontiera disponibili suo mercato.
Sull’IA gli Stati in difficoltà
“Parlare delle nuove tecnologie digitali, a partire dall’IA, non significa nulla se non si va nello specifico dei problemi e delle soluzioni che questi strumenti possono garantire” spiega Gianni Potti, presidente della Fondazione Comunica e fondatore di Digitalmeet. “Per questo, anche quest’anno, abbiamo scelto di offrire ai nostri tanti spettatori l’opportunità di sperimentare gli strumenti più innovativi nel Metaverso, nella realtà aumentata e virtuale, nella telemedicina e così via. Lo facciamo, grazie ad un gruppo di lavoro fatto di centinaia di volontari e a tanti relatori di prestigio che scelgono di volta in volta di affiancarci in questo nostro lungo viaggio nell’alfabetizzazione digitale”. Al Musme di Padova c’è già stata un’anteprima con l’ex presidente di Apple World Marco Landi, attuale presidente di Europia, uno dei più grandi parchi scientifici europei dedicato all’Intelligenza Artificiale. Il 5 ottobre come di consueto all’Università di Padova discuteranno di Intelligenza Artificiale la rettrice Daniela Mapelli e l’esperto di matematica e informatica, Alessandro Sperduti secondo il quale “con l’IA rischiamo il dominio delle aziende private. In passato i sistemi IA più importanti del mondo erano sviluppati nelle Università, mentre oggi è il contrario, perché sono emersi colossi tecnologici privati con un potere di spesa con cui il pubblico non può competere”.
L’etica e l’IA
Poi si entra nel vivo di Digitalmeet: il 18 ottobre in Senato un confronto sul tema de “l’Etica dell’IA” con padre Paolo Benanti, presidente della commissione Ai per l’informazione del governo Meloni, il Sottosegretario di Stato con delega all’informazione e all’editoria Alberto Baracchini, il Sottosegretario di Stato all’innovazione tecnologica Alessio Butti e il Senatore Antonio De Poli.
Sarà sempre Piedilucco la sede dell’incontro a porte chiuse, del 18 e del 19 ottobre, che vedrà imprenditori, pubblici amministratori e tecnici confrontarsi con i temi dell’innovazione. Una sessione di approfondimento i cui risultati saranno raccolti in un documento come sempre presentato a Terni il giorno successivo. Tra il 21 e il 27 ottobre sono previsti, in tutto il Paese, almeno 130 eventi di ogni livello di approfondimento tecnico. Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, il fisico inventore del microchip Federico Faggin e il vice presidente per le scienze applicate di Amazon Web Service AI Stefano Soatto sono solo alcuni dei relatori di una dodicesima edizione che, come sempre, guarda alla divulgazione tecnologica come elemento fondante dell’intero progetto.
L’Italia è ancora indietro
“Da sempre vogliamo avvicinare gli italiani al digitale” spiega Gianni Potti, fondatore di Digitalmeet. “Una sfida che è ancora ben lungi dall’essere vinta. Il World Economic Forum ha chiarito che già a partire del 2025, circa il 50% della popolazione lavorativa mondiale dovrà affrontare percorsi di riqualificazione professionale in chiave digitale ma l’Italia ancora una volta è fanalino di coda in Europa per le competenze digitali: secondo l’ultimo aggiornamento dell’indice Desi l’Italia risulta in quartultima posizione in Europa per competenze digitali. Non solo: meno del 25% dei laureati ha seguito percorsi di formazione Stem (quelli scientifici) e solo il 45,7% della popolazione ha competenze tecnologiche di base. La sfida che ci troviamo di fronte è strategica, ne va del futuro del Paese. Tutti, nelle imprese come nelle PA, nelle scuole e ciascuno di noi, dobbiamo lavorare per tirarci fuori da posizioni di classifica poco lusinghiere per un Made in Italy che è stato, ed tutt’ora nel mondo, sinonimo di innovazione e creatività”.