“Mai più nazismi e fascismi”. Italia e Germania, tramite i rispettivi Presidenti della Repubblica Sergio Mattarella e Frank-Walter Steinmeier, sono stati assolutamente espliciti ieri alla commemorazione dell’80esimo anniversario di una delle più tragiche pagine della storia italiana: la strage di Marzabotto, nel bolognese, compiuta dalle truppe naziste tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. Una ferita ancora aperta nella coscienza collettiva, ma anche un simbolo di come sia possibile costruire un futuro di pace e riconciliazione.
Nel corso del suo intervento Mattarella ha parlato dell’importanza della memoria storica, non come esercizio sterile o mero ricordo di un passato lontano, ma come leva per alimentare la responsabilità verso le generazioni future: “Siamo qui per ricordare. Nella Seconda guerra mondiale si toccò il fondo dell’abisso. La barbarie, la cancellazione di ogni dignità umana. Italia, Germania ed Europa sono state capaci di risorgere da quell’inferno, costruendo libertà, pace, democrazia, diritti, comunità, una nuova sicurezza”. Quindi il Capo dello Stato ha ricordato con parole forti il contesto storico e ideologico che portò alla strage, definendo Marzabotto e Monte Sole “simboli tra i più sconvolgenti della strategia di annientamento che accompagnò la volontà di dominio, il mito razziale, la sopraffazione nazionalista. Un’impasto ideologico – il nazismo e i suoi complici, tra cui il regime fascista – che mirava alla conquista dell’Europa, cercando di svuotarla della sua storia e identità”.
Nel ricordo di Rau
La presenza del Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che ha partecipato alla cerimonia, è stata un segno tangibile di questa volontà di ricostruzione e di riconciliazione tra i popoli: “La Repubblica italiana la ringrazia per essere qui, insieme ai nostri concittadini, ai familiari delle vittime, per condividere un anniversario così carico di significato storico e civile”, ha affermato Mattarella rivolgendosi al suo omologo teutonico. L’intervento di Mattarella ha inoltre ricordato le parole dell’ex Presidente tedesco Johannes Rau, che nel 2002 affermò come Marzabotto non fosse più un luogo che separa tedeschi e italiani, ma unisce i due popoli. Un concetto ripreso con forza, in una fase storica in cui l’Europa si trova nuovamente a fare i conti con sfide globali come il risorgere di tensioni internazionali, la difesa dei valori democratici e il rischio di nuovi nazionalismi.
Ponte di speranza
La strage di Marzabotto, con i suoi 770 morti, tra cui donne, bambini e anziani, rimane una delle ferite più profonde inflitte al nostro Paese durante la Seconda guerra mondiale. Ma, come ha sottolineato Mattarella, la memoria di quell’orrore non deve servire a alimentare rancori, bensì a costruire un ponte di speranza e di pace: “Oggi, la sua presenza, caro presidente Steinmeier, è una ulteriore spinta ad andare avanti insieme nel costruire il futuro”.
No a ideologie pericolose
Al termine del suo intervento, Mattarella ha lanciato un appello forte e chiaro alla responsabilità e alla vigilanza di fronte ai pericoli che, ancora oggi, incombono sull’Europa e sul mondo. Il ricordo di quella tragedia, avvenuta nel 1944 durante l’occupazione nazista, diventa un monito non solo per il passato, ma soprattutto per il presente e il futuro. Il Presidente ha collegato le atrocità del passato ai conflitti odierni, evidenziando come “i luoghi della sofferenza dove il diritto umanitario internazionale non trova applicazione” siano una realtà ancora tristemente attuale: “Ci richiamano bruscamente alla responsabilità di non essere né ciechi, né addormentati, né immemori”, ha ammonito il Presidente, sottolineando il rischio di ignorare i segnali che indicano il ritorno di ideologie pericolose e disumanizzanti.
Il contesto internazionale, segnato da numerosi conflitti e violazioni dei diritti umani, è un allarme che, secondo Mattarella, non può essere ignorato: “Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, siano di un passato che non ci appartiene”, ha detto, ricordando che gli stessi mali che portarono alle stragi di Marzabotto e Monte Sole possono ripresentarsi in forme diverse, ma altrettanto devastanti.
Il Capo dello Stato ha rivolto poi uno sguardo preoccupato anche verso i confini dell’Unione europea, dove i conflitti e le tensioni geopolitiche stanno mettendo a dura prova i principi su cui si fonda la cooperazione e la pace del continente: “Quanto sta accadendo suona un monito severo”, evidenziando la necessità di una risposta unitaria e decisa da parte del vecchio continente per difendere i valori di libertà, democrazia e dignità umana.
L’inchino di Steinmeier
Carico di emozione e anche di responsabilità storica il discorso pronunciato da Steinmeier che di fronte ai familiari delle vittime, ai discendenti e alle autorità italiane, ha espresso il dolore e la vergogna della Germania per le atrocità commesse dalle truppe naziste in quel tragico autunno di 80 anni fa: “È un cammino difficile venire come presidente tedesco in questo luogo dell’orrore e parlare a voi”, le sue prima parole, ricordando la difficoltà di affrontare, da rappresentante della Germania, il peso di una tragedia che ha segnato profondamente la storia italiana e tedesca. “Cari ospiti, oggi sono qui davanti a voi come presidente federale tedesco e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinnanzi ai morti. A nome del mio Paese oggi vi chiedo perdono” ha continuato, inchinandosi simbolicamente di fronte alle vittime della strage.