Il sistema universitario del Regno Unito da sempre segna livelli record, a dir poco straordinari. Nell’anno 2021/2022, sono state ben quattro le istituzioni britanniche a classificarsi tra le prime dieci e, addirittura, quindici tra le prime cento a livello globale. Da anni, atenei come Oxford e Cambridge figurano classificati tra i migliori al mondo. Livelli record che continuano a fare il paio con il crescente numero di studenti che scelgono di laurearsi in Gran Bretagna. Nell’anno accademico 2021/2022 i college britannici contavano ben 2,9 milioni di studenti iscritti provenienti da tutto il mondo, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente. Tradotto in sterline fa: settantuno miliardi di sterline che alimentano il PIL del Regno Unito.
La retta universitaria non basta a coprire il costo che l’università sostiene per ogni singolo studente
Secondo i risultati di una recente ricerca del Russell Group, che è una rete di ventiquattro università britanniche che ricevono in totale oltre due terzi dei finanziamenti alla ricerca nel Regno Unito, il costo che l’università sostiene per ogni singolo studente britannico è superiore a quanto incassa a titolo di tasse di iscrizione e di contributi governativi. Uno squilibrio di cui già risentono alcune università britanniche che, tuttavia, continuano a operare, seppur in deficit. Il rischio di bancarotta per molti atenei del Regno Unito è concreto. Il fallimento dei college britannici, che vantano una storia quasi millenaria, segnerebbe un record difficilmente accettabile.
Secondo il rapporto dell’Office for Students, il quaranta per cento degli atenei del Paese opererà in deficit nell’anno accademico 2024-2025 e per alcuni di questi atenei si tratta del terzo anno consecutivo di perdite finanziarie.
Brexit e minori finanziamenti pubblici mettono in crisi le università britanniche
Almeno due sembrano essere le cause di questo dissesto annunciato dei college britannici. Da una parte, la Brexit che ha inciso in maniera notevole sul calo delle iscrizioni di studenti europei, che un tempo rappresentavano una parte significativa del corpo studentesco internazionale. D’altra, la riforma del sistema di finanziamento degli atenei UK attuata nel 2012 ha comportato un aumento delle tasse universitarie a fronte di una forte riduzione dei finanziamenti pubblici diretti. Peccato che negli ultimi 10 anni l’inflazione abbia inciso sul peso dei costi sopportati dalle università per i loro studenti, mentre il costo della retta universitaria è rimasto invariato. Insomma, uno studente costa molto di più di quanto paga per frequentare le prestigiose università britanniche.
Nell’anno accademico 2022/23 le tasse rappresentavano il 93% delle entrate totali del bilancio di un ateneo britannico, invece, nel 2011/12 pesavano positivamente per il 64%.
Lo studente paga una retta di 9.250 sterline. Il costo della retta è rimasto invariato dal 2012 ma a causa dell’inflazione il valore della retta equivale a circa 6.000 sterline (se rapportate ai prezzi del 2012). Nel frattempo, sono diminuiti i finanziamenti pubblici. Ecco perché gli atenei britannici dispongono di meno risorse economiche.
Sempre meno studenti europei scelgono i college del Regno Unito
Gli studenti internazionali, quindi compresi quelli provenienti dall’Unione Europea, sono quelli che più contribuiscono al bilancio dell’università, visto che devono pagare rette molto più alte. Per effetto della Brexit però il titolo di laurea conseguito nel Regno Unito presenta una serie di difficoltà burocratiche per il riconoscimento all’estero. Se a ciò si aggiungono le complicazioni legate ai visti, ecco che si spiega il calo del numero di studenti europei che sceglie di studiare nel Regno Unito.
Di conseguenza, aumenta la crisi finanziaria di quelle università che più facevano affidamento sulle entrate provenienti dalle tasse degli studenti internazionali e che devono fare i conti con un calo nelle iscrizioni.
* Liceale at Liceo Classico Statale Giulio Cesare di Roma e Speaker radiofonica at Radio Roma Sound