“La nuova guerra” di Israele, come l’ha definita il ministro della Difesa, Yoav Gallant, è cominciata da qualche giorno contro Hezbollah. Sterminati i miliaziani di Hamas, voci danno per assassinato anche il leader Hyhya Sinwar, l’esercito israeliano è passato a bombardare il fronte nord. Dopo i raid su Beirut di venerdì, ieri i caccia hanno colpito più di 800 obiettivi nel sud del Paese e nella valle del Bekaa, a est della capitale libanese. Gli attacchi hanno causato almeno 274 vittime, tra cui Ali Karaki, numero 3 di Hezbollah, oltre un migliaio di feriti e decine di migliaia di sfollati. “Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo, e continueremo a farlo. Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio della sicurezza nel nord, ed è esattamente ciò che stiamo facendo”, ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, in un video girato dal bunker del quartier generale della Difesa.
Mikati: “guerra di sterminio”
Quello che sta accadendo è “una guerra di sterminio” ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, esortando “le Nazioni unite, l’Assemblea generale e i Paesi influenti a scoraggiare l’aggressione”. Il ministero della Salute di Beirut ha chiesto a tutti gli ospedali nei distretti del sud e dell’est “di sospendere tutti gli interventi chirurgicinon essenziali per fare spazio alle cure dei feriti”. Le scuole continuano a restare chiuse sia nel sud del Libano che nelle zone di confine di Israele. Il ministro libanese dell’Informazione, Ziad Makari, ha detto: “Ciò avviene nel quadro della guerra psicologica attuata dal nemico”. Mentre l’esercito israeliano ha consigliato “ai civili dei villaggi che si trovano all’interno e accanto a edifici e aree utilizzati da Hezbollah per scopi militari, come quelli utilizzati per immagazzinare armi, di allontanarsi immediatamente dal pericolo per la propria sicurezza”. Sono state fatte oltre 60.000 chiamate telefoniche da una voce registrata che invitava i libanesi a lasciare le abitazioni. Poi l’esercito spiega che “quello che vedete ora nel sud del Libano sono esplosioni di armi di Hezbollah all’interno delle case. In ogni abitazione che colpiamo ci sono armi, missili e droni diretti contro i cittadini israeliani.” L’Idf ha anche ribadito che sarà fatto il possibile per riportare “sani e salvi” gli israeliani sfollati nelle loro abitazioni e che continueranno “azioni mirate.” Il ministro Gallant ha avvertito la popolazione che ci saranno giorni in cui sarà necessario “mantenere la calma” e seguire attentamente le istruzioni delle forze armate.
Dubbi su morte di Sinwar
Nella Striscia di Gaza, intanto, si continua a morire e l’esercito israeliano ha controllato decine di cadaveri per verificare se tra questi ci fosse anche il leader di Hamas. Intervento che, probabilmente, ha fatto credere che Sinwar sia morto. Ma non ci sono conferme. L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che cinque persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che ha colpito una casa a Deir al-Balah, nel centro dell’enclave. Le vittime sono una donna di 29 anni e i suoi quattro figli piccoli. Nelle ore precedenti un altro raid ha colpito una scuola nel campo profughi di Nuseirat. Il bilancio dal 7 ottobre nella Striscia è di almeno 41.431 vittime e 95.818 feriti, secondo il ministero della Sanità locale gestito da Hamas.
In forse l’intervento di Netanyahu all’Onu
Sul fronte internazionale dopo Stati Uniti e Giordania anche la Cina ha esortato i suoi cittadini in Israele a lasciare il Libano “il prima possibile”. “La situazione lungo il confine tra Israele e Libano è estremamente tesa”, scrive l’ambasciata cinese in Israele in una nota. “La situazione della sicurezza in Israele rimane grave e imprevedibile”. L’ambasciata ha esortato i cinesi in Israele a “tornare nel proprio Paese il prima possibile o a spostarsi in un’area sicura”. Il Presidente dell’Iran Masoud Pezeshkian ha parlato da New York: Israele cerca un “conflitto più ampio” e la guerra in Medio Oriente “non porterà benefici a nessuno”. Pezeshikian è a New York, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: il suo intervento, previsto per oggi, “si concentrerà sulla distensione, sulla creazione di fiducia con il mondo e sulla de-escalation”. Oggi a New York dovrebbe arrivare anche il premier israeliano Netanyahu, che ha già posticipato, per motivi di sicurezza la visita, e potrebbe cancellarla del tutto.