“Nel giorno dell’anniversario della sua morte vogliamo ricordare un servitore dello Stato e un uomo di profonda fede che dedicò la sua vita alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, senza paura e senza mai piegare la testa. Anche nel suo ricordo prosegue il nostro impegno nella lotta contro la mafia e contro ogni forma di criminalità. L’Italia non dimentica”. Con questo messaggio lanciato tramite i social, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricordato il giudice Rosario Livatino, ucciso a soli 37 anni, il 21 settembre del 1990, in un agguato mafioso mentre si recava al Tribunale di Agrigento.
L’assassinio
Intorno alle 8 e 30 del mattino, mentre il giudice Rosario Livatino si dirigeva, senza scorta, presso il Tribunale di Agrigento, venne intercettato dai suoi sicari lungo la Strada Statale 640 e, dopo essere stato ferito, fu ucciso mentre tentava di fuggire.
Livatino, noto per il suo impegno nella lotta contro la mafia e la corruzione, era diventato un obiettivo della ‘Stidda’, una fazione mafiosa rivale di Cosa Nostra, a causa delle sue inchieste che avevano colpito duramente gli interessi criminali attraverso il sequestro di beni illeciti. I killer speronarono la sua auto e, dopo un tentativo di fuga a piedi, lo uccisero a colpi di pistola.
Martire della giustizia
Il suo omicidio scosse profondamente l’Italia, e Livatino è oggi ricordato non solo come un simbolo della giustizia, ma anche come ‘martire della giustizia e della fede’, essendo stato beatificato da Papa Francesco, il 9 maggio 2021, proprio nella Cattedrale di Agrigento.
La Russa e Fontana
“Un grande servitore dello Stato che pagò con la vita la sua battaglia contro la criminalità organizzata” è stato il commento del Presidente del Senato Ignazio La Russa, per il quale la battaglia condotta dal giudice è stata fatta “sempre a testa alta, con coraggio e rigore, senza compromessi. Uomo di profonda fede, Rosario Livatino è un esempio per tutti noi ed a lui che oggi rendiamo un deferente omaggio”.
In linea con il pensiero di La Russa anche il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, per il quale ieri si è ricordata “una persona di straordinaria integrità, coraggio e dedizione ai valori della legalità e della giustizia”.
Anche per il Vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, “Il rigore e la misericordia che seppe vivere Livatino, sono insieme un esempio e un richiamo per tutti. Quel rigore nel lavoro e quella misericordia nei comportamenti che fanno di lui un Beato della chiesa indicano la strada”.
Il ricordo dei Ministri
A parlare in memoria di Livatino anche alcuni dei Ministri della repubblica. Per quello dell’Interno Matteo Piantedosi si deve ricordare “il suo sacrificio perché i valori che lo ispirarono continuino a essere un faro di speranza e un esempio per tutti coloro che, opponendosi alle logiche della prevaricazione e della violenza, sono impegnati ogni giorno a difesa della legalità e della giustizia”.
“Un vero servitore dello Stato” è il commento del Ministro per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, per la quale Livatino “viene ricordato per il suo equilibrio, la sua attenzione verso le persone e la capacità di cercare il riscatto anche di fronte ai crimini più gravi. Amava profondamente la sua terra, la Sicilia, e lottava per proteggerla senza mai cedere alle pressioni delle cosche. La sua trasparenza, autorevolezza e coerenza lo trasformarono in un avversario per la criminalità organizzata, ma oggi è un simbolo di rettitudine e un modello per tutti i magistrati”.
Pensiero simile per il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Per lui “questo anniversario è molto di più del grato ricordo di un servitore del Paese caduto nell’adempimento del dovere. È, piuttosto, la venerazione di un beato immolatosi alla fede. Due anni fa abbiamo onorato, prima al Ministero e in poi in Chiesa, la reliquia insanguinata del giovane martire. Oggi la Sua memoria ci ispira a proseguire nel cammino della legalità e del coraggio”.
Le parole di Colosimo
Anche la Presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ha affidato ai social il suo messaggio di cordoglio. “È stato un giovane prima pubblico ministero e poi giudice che ha pagato con la vita la sua indomabile sete di verità” ha dichiarato Colosimo. “Il suo lavoro è stato fondamentale per conoscere fino in fondo gli affari illeciti di Cosa Nostra ed in particolare della Stidda siciliana, che ne decretò la sua morte”.
“Il suo piglio investigativo – ha aggiunto – e la sua passione per il lavoro portarono il giovane Rosario a elaborare uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, quello della confisca dei beni che si è rivelato essere una misura devastante per la mafia e i suoi affari.
Rosario Livatino è stato ucciso a soli 37 anni e oggi lo ricordiamo, a distanza di trentaquattro anni, con quella immensa gratitudine che noi tutti dobbiamo agli uomini giusti. L’unico magistrato – ha concluso – beatificato negli ultimi secoli, che è riuscito a coniugare una fede profonda con una indomabile passione civile per la giustizia”.
La polemica di Gasparri
Tono più polemico quello del Presidente dei Senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che nel ricordare il giudice, ha osservato come “accanto a magistrati coraggiosi come Livatino, purtroppo esistono figure di diversa natura. Alcuni, invece di sostenere la lotta alla criminalità, finiscono per perseguitare chi si batte contro di essa. Tuttavia, non dobbiamo permettere che il comportamento scorretto di magistrati politicizzati prevalga, generando malagiustizia. La lotta alla criminalità organizzata deve essere condotta nel nome della giustizia e della legalità, e colpire chi la combatte equivale a favorire gli interessi delle mafie”.
Combattente a viso aperto
Un “combattente a viso aperto”. Questa l’immagine che ha voluto trasmettere la responsabile Legalità e antimafia del Partito Democratico, Enza Rando, per la quale Livatino è “un esempio civile ed etico per i siciliani, soprattutto i più giovani, di umanità, professionalità e coraggio” ricordando anche “il gesto di Piero Nava, il testimone dell’assassinio che ha denunciato, aiutando ad arrestare i responsabili. Ricordare il giudice Livatino, il suo impegno e la sua passione etica e civile, rafforza la cultura della legalità e la democrazia”.
La riflessione dalla Sicilia
A parlare dalla regione del giudice è stato Renato Schifani, Presidente della Regione Sicilia. Per Schifani, Livatino è stato “un uomo che ha sacrificato la propria vita in nome della giustizia, della legalità e della difesa dei valori democratici. Il suo impegno incondizionato nella lotta alla criminalità organizzata e il suo profondo senso di servizio ci insegnano che la giustizia non è solo un compito istituzionale, ma un dovere morale per tutti.
Per questo motivo – ha chiosato il Presidente – oggi dobbiamo rinnovare il nostro impegno come istituzioni e come cittadini nella battaglia per una Sicilia libera da ogni forma di mafia e corruzione”.