Dopo le esplosioni di cercapersone e apparecchi elettronici in dotazione ai miliziani di Hezbollah, Israele attacca direttamente con un caccia militare Beirut lanciando due missili su un edificio residenziale del Dahieh. Per risposta una nuova ondata di razzi è stata lanciata dal sud del Libano verso il nord di Israele. Lo riferiscono le Idf che parlano di 130 razzi lanciati da Hezbollah nel giro di un’ora. Gli obiettivi di Israele erano Naim Qassem, numero due di Hezbollah e il comandante Ibrahim Aqil, ricercato dagli Stati Uniti per il suo coinvolgimento negli attentati all’ambasciata americana e alla caserma dei marines a Beirut nel 1983. Sulla testa dell’uomo, che era considerato anche l’elemento di raccordo di Hamas con Iran e Hezbollah, gli Stati Uniti avevano messo una taglia di 7 milioni di dollari. Il ministero dell’Informazione libanese ha riferito che anche cinque bambini sono morti nel raid, su un totale al momento di 8 vittime e 59 feriti. È il terzo attacco su Beirut dall’inizio della guerra: a luglio, un raid ha ucciso il capo militare del Partito di Dio Fuad Shukr. A gennaio era stato eliminato il vice leader di Hamas, Saleh al-Arouri, che si trovava nella capitale libanese. Gli Stati Uniti, anche questa volta, attraverso il portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, hanno reso noto di non essere stati informati da Israele prima di condurre il raid aereo su Beirut.
La “nuova” guerra sul fronte nord
Da un paio di giorni, secondo quanto riferisce l’esercito israeliano, “le forze aeree hanno colpito circa 100 lanciarazzi e altre infrastrutture terroristiche per un totale di 1.000 bocche da fuoco“. Ci sarebbero stati fra i 50 e le 70 attacchi aerei, concentrati in brevissimo tempo. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha anticipato che le azioni militari contro Hezbollah “proseguiranno” e ha parlato di “una nuova fase della guerra“, iniziata il 17 e 18 settembre quando il Mossad, i servizi segreti esteri di Tel Aviv, ha fatto esplodere cercapersone e walkie-talkie del Partito di Dio uccidendo 32 miliziani palestinesi, diversi civili e ferendo altre 3mila persone. “Una dichiarazione di guerra”, l’ha definita il leader della milizia libanese, Hassan Nasrallahin un discorso alla nazione tenuto, come sempre, da un luogo segreto e trasmesso alla televisione.
Operazioni preparate da anni
Proprio riguardo gli attacchi alle apparecchiature portatili, secondo alcune ricostruzioni, Israele potrebbe averli pianificati per circa 15 anni. Un funzionario dell’intelligence americana ha riferito all’emittente Abcche un’operazione del genere richiede un lungo processo che comporta la creazione di società fittiziecon molteplici livelli di sotterfugi per consentire agli agenti di inserirsi nella catena di fornitura. Alcuni dei soggetti coinvolti, ha aggiunto il funzionario, probabilmente non sapevano di essere al servizio dell’intelligence israeliana. La fonte ha anche osservato che in passato la Cia ha evitato di ricorrere a un attacco del genere perché era considerato un rischio elevato per i civili. Secondo due fonti della sicurezza libanese, Hezbollah stava ancora consegnando ai miliziani nuovi cercapersone con il marchio Gold Apollo poche ore prima che in migliaia esplodessero, martedì: questo indica che il gruppo era certo che i dispositivi fossero sicuri dopo un’analisi dei kit elettronici per identificare le minacce.