mercoledì, 18 Settembre, 2024
Esteri

I lavoratori della Boeing respingono a larga maggioranza il contratto e si preparano allo sciopero

Dopo aver respinto un nuovo contratto di lavoro, oltre 30.000 dipendenti della Boeing hanno dato inizio a uno sciopero. I lavoratori delle aree di Seattle e Oregon hanno votato con il 94,6% dei consensi contro l’accordo provvisorio presentato domenica, e con il 96% a favore dello sciopero. Jon Holden, presidente del distretto 751 dell’IAM, ha denunciato pratiche lavorative scorrette come condotte discriminatorie e sorveglianza illegale. Stephanie Pope, CEO della divisione aerei commerciali, aveva descritto l’accordo come “il miglior contratto presentato”. La proposta includeva aumenti salariali del 25% e miglioramenti ai benefit sanitari e pensionistici.

Aumento del costo della vita

I lavoratori hanno lamentato che l’accordo non copriva l’aumento del costo della vita. Questo voto rappresenta un colpo per il CEO Kelly Ortberg, in carica da cinque settimane. L’accordo provvisorio prevedeva la costruzione del prossimo jet commerciale nell’area di Seattle, cercando di convincere i lavoratori dopo il trasferimento della produzione del 787 Dreamliner in Carolina del Sud. Se approvato, sarebbe stato il primo contratto completamente negoziato in 16 anni. I lavoratori della Boeing erano già andati in sciopero nel 2008 per quasi due mesi. L’impatto finanziario finale di questo sciopero dipenderà dalla sua durata. Sheila Kahyaoglu, analista aerospaziale di Jefferies, ha stimato che uno sciopero di 30 giorni potrebbe costare a Boeing 1,5 miliardi di dollari, destabilizzando fornitori e catene di fornitura. Ha previsto che l’accordo provvisorio avrebbe avuto un impatto annuale di 900 milioni di dollari se approvato. Boeing deve affrontare un debito crescente. L’azienda lavora per eliminare difetti di fabbricazione e risolvere problemi di settore come carenza di forniture e manodopera. L’incidente del tappo della portiera di un Boeing 737 Max 9 quasi nuovo all’inizio dell’anno ha portato a un ulteriore controllo federale sulle linee di produzione.

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