Sarebbero 19 i morti e 60 i feriti causati dal bombardamento israeliano che ha colpito la zona umanitaria di Al-Mawasi a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza come riportato dalle autorità palestinesi. Secondo le Forze di Difesa Israeliane (Idf), l’operazione ha preso di mira un centro di comando e controllo di Hamas, uccidendo diversi alti esponenti dell’organizzazione coinvolti negli attacchi del 7 ottobre e in altre operazioni contro Israele. Hamas, che ha smentito la presenza di propri combattenti nell’area colpita, ha definito l’attacco un “nuovo massacro” e ha respinto le accuse israeliane come “bugie palesi”. Nella stessa notte attacchi sul territorio libanese contro obiettivi di Hezbollah.
La versione dell’esercito israeliano
Secondo quanto dichiarato dall’Idf, l’obiettivo dell’attacco erano tre importanti figure di Hamas: Samer Ismail Khader Abu Daqqa, capo delle forze aeree di Hamas; Osama Tabash, responsabile della sorveglianza e degli obiettivi nell’intelligence di Hamas; e Ayman Mabhouh, altro alto ufficiale dell’organizzazione. Israele sostiene che queste persone fossero direttamente coinvolte nelle operazioni contro le truppe israeliane e negli attacchi del 7 ottobre. L’esercito ha specificato di aver preso numerose misure per mitigare i danni ai civili, tra cui una lunga raccolta di informazioni e un’accurata sorveglianza aerea nelle ore precedenti l’attacco. Nonostante queste precauzioni, il bombardamento ha distrutto diverse tende degli sfollati, provocando gravi perdite umane e materiali.
Le varie reazioni
Hamas ha immediatamente negato le affermazioni israeliane, affermando che nell’accampamento non vi erano miliziani e che l’attacco ha colpito esclusivamente civili. “Le accuse dell’occupazione sono una palese menzogna”, ha dichiarato Hamas in una nota diffusa su Telegram. La versione è stata supportata dai resoconti di residenti locali e operatori sanitari, i quali hanno riferito che almeno quattro missili hanno colpito l’accampamento, incendiando diverse tende e causando numerosi morti e feriti.
L’attacco ha, poi, scatenato condanne internazionali. La Turchia ha definito l’operazione un “massacro” e ha accusato il governo israeliano di crimini di guerra. In una dichiarazione, il Ministero degli Esteri turco ha affermato che “il governo genocida di Netanyahu ha aggiunto un nuovo crimine alla sua lista di crimini di guerra” e ha promesso di continuare a sostenere i palestinesi nella loro lotta per la giustizia e la libertà. Anche Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Ue per la Politica estera, ha espresso la sua indignazione, sottolineando che la guerra ha delle regole che devono essere rispettate e criticando l’impunità con cui Israele conduce le sue operazioni militari.
Attacchi in Libano
Nella stessa notte, l’esercito israeliano ha effettuato raid aerei nel Libano meridionale, colpendo edifici utilizzati da Hezbollah. I bersagli erano situati nelle aree di Ayta ash-Shab, Khiam e Naqoura. Secondo l’Idf, gli attacchi miravano a neutralizzare le infrastrutture utilizzate dall’organizzazione libanese, alleata di Hamas, e sono stati eseguiti in risposta a recenti attività ostili lungo la frontiera settentrionale di Israele.
La posizione del governo israeliano
Il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che le capacità militari di Hamas sono state gravemente danneggiate dopo oltre 11 mesi di conflitto e ha affermato che Hamas non esiste più come formazione militare a Gaza. Gallant ha aggiunto che Hamas è ormai impegnato in una guerriglia e che Israele continuerà a combattere i terroristi di e a perseguire la leadership dell’organizzazione.
Gallant ha inoltre sottolineato l’importanza di un possibile accordo di tregua, descrivendolo come un’opportunità strategica per Israele. Il Ministro ha dichiarato che un accordo che consenta il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas non è solo uno degli obiettivi della guerra, ma riflette anche i valori di Israele. Secondo Gallant, raggiungere un tale accordo potrebbe migliorare significativamente la situazione della sicurezza su tutti i fronti.
L’Unrwa
Nel frattempo, le tensioni a Gaza restano alte anche sul fronte umanitario. L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha denunciato che un convoglio umanitario è stato bloccato per otto ore da Israele mentre si dirigeva a vaccinare i bambini contro la poliomielite. Il convoglio è stato fermato sotto la minaccia delle armi subito dopo il checkpoint militare di Wadi Gaza, con l’esercito israeliano che ha minacciato di arrestare il personale dell’Onu. Philippe Lazzarini, Capo dell’Unrwa, ha denunciato che i bulldozer israeliani hanno causato gravi danni ai veicoli blindati delle Nazioni Unite.