Annunciato e fatto. L’altro ieri il premier Netanyahu aveva chiesto all’esercito di contenere Hezbollah e nella notte tra domenica e lunedì i militari hanno eseguito una serie di attacchi contro diverse aree nella Siria centrale, colpendo anche alcuni siti militari che che sarebbero impegnati nello sviluppo di armi che poi verrebbero inviate in Libano. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che il bilancio è – al momento – di 25 morti, tra cui cinque civili, otto militari siriani e sei persone ancora non identificate. Oltre 30, invece, i feriti. L’Iran condanna: il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran ha accusato Israele definendolo “criminale” e ha esortato gli alleati, soprattutto gli Stati Uniti, a “smettere di sostenere e armare” Tel Aviv. Lo stesso Osservatorio ha riferito che uno degli attacchi ha preso di mira un centro di ricerca scientifica e sviluppo di armi chimiche e biologiche a Maysaf – il “Syrian Scientific Studies and Research Center, CERS, “legato a doppio filo” con l’Iran e Hezbollah. I media locali hanno anche riferito di attacchi nei pressi della città costiera di Tartous e di un’autostarda danneggiata. L’esercito israeliano (Idf) non ha mancato di far sapere che, prima dell’attacco, il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), generale Michael Erik Kurilla, atterrato domenica in Israele ha incontrato il Capo di Stato Maggiore, tenente generale Herzi Halevi, per una valutazione della situazione.
Armi chimiche e biologiche
Secondo l’intelligence ed esperti israeliani “è concepibile che missili/razzi armati con armi chimiche (come il gas nervino Sarin) e biologiche, e forse anche nucleari, siano immagazzinati per l’uso da parte di Hezbollah in uno dei siti del centro CERS nell’area di Masyaf e saranno trasferiti in Libano se così ordinato.” Le strutture del CERS sono state ripetutamente presi di mira negli ultimi anni. Israele, tuttavia, non ha quasi mai rivendicato gli attacchi. Il sito di Masyaf, in particolare, è stato bombardato pesantemente il 25 agosto 2022: “Questo e precedenti attacchi sembrano aver gravemente danneggiato le infrastrutture produttive dell’Istituto 4000 di Masyaf, compreso un grande arsenale missilistico immagazzinato lì per Hezbollah libanese e forse per le milizie sciite che operano sul territorio siriano sotto gli auspici della Forza Quds iraniana”.
Hamas smentisce versione
Usa Intanto Hamas smentisce la versione statunitense secondo cui il gruppo palestinese avrebbe posto nuove condizioni nei colloqui per il cessate il fuoco. Basem Naim, uno dei leader di Hamas, ha accusato i funzionari statunitensi citati come fonti dai media americani di aver “avvelenato i negoziati“ e ha ripetuto quanto i miliziani stanno ripedendo da mesi: “Hamas non ha presentato alcuna nuova condizione ai mediatori né sulla questione dei prigionieri né su altre questioni. Il movimento ribadisce il suo impegno relativamente a quanto concordato il 2 luglio di quest’anno, che si basava sulla proposta del presidente Biden e sulla risoluzione numero 2735 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.
Il voto in Giordania. Riapre valico Allenby
Oggi in Giordania si vota. Degli 11 milioni di cittadini, oltre 5 milioni quelli chiamati alle urne. Si voterà col nuovo piano di riforma costituzionale della normativa politica approvato nel 2021, e si eleggeranno in via diretta 138 deputati su 1.623 candidati. Il Parlamento del Regno hashemita resterà in carica per quattro anni. In Giordania il 66% degli intervistati di un sondaggio pubblicato dal Washington Institute ha approvato l’attacco del 7 ottobre contro Israele, nonostante l’organizzazione islamista radicale fosse stata espulsa dal Regno nel 1999. Tuttavia la crisi e le proteste hanno rinvigorito i partiti di opposizione, in particolare le fazioni islamiste in aperta critica con le scelte governative sia sul trattato di pace del Regno con Israele, che per chiedere la ripresa dei contatti ufficiali con Hamas. Intanto ieri il ponte di Allenby, il valico tra Cisgiordania e Giordania è stato riaperto ai pedoni, dopo la chiusura a seguito dell’attacco di domenica compiuto da un camionista giordano nel quale sono morti tre israeliani.