Dopo un’estate movimentata, venerdì, la navicella Starliner della Boeing è tornata sulla Terra. La capsula si è staccata, senza equipaggio a bordo, dalla Stazione Spaziale Internazionale, per poi atterrare al White Sands Space Harbor in New Mexico alle 12.01 ora della costa est. Il rientro senza problemi della Starliner indica che i due astronauti della NASA, rimasti a bordo della stazione spaziale, sarebbero potuti tornare in sicurezza. Tuttavia, malfunzionamenti nei propulsori e una perdita di elio hanno reso necessario l’intervento di SpaceX per il volo di ritorno. A giugno, la Starliner aveva lanciato gli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams per un volo di prova di otto giorni. Dopo settimane di test, la NASA ha concluso che i problemi al propulsore erano troppo rischiosi per un ritorno con equipaggio. Wilmore e Williams torneranno quindi a febbraio su una capsula SpaceX. Il volo della Starliner avrebbe dovuto dimostrare la capacità della navicella di portare astronauti in orbita bassa, ma i problemi ai propulsori si sono rivelati un grande ostacolo per Boeing. La NASA sta collaborando con l’azienda per modificare i propulsori e condurre ulteriori analisi. Per prevenire malfunzionamenti durante il rientro, i controllori di volo hanno rivisto la procedura di sgancio della capsula. Una volta separatasi dalla stazione, Starliner ha volato autonomamente verso l’alto e lontano per garantire la sicurezza della stazione. I motori hanno eseguito una manovra di “de-orbit burn” di 59 secondi per riportare la capsula nell’atmosfera terrestre. Nonostante alcuni piccoli problemi, il rientro è stato per lo più tranquillo. Boeing ha creato Starliner all’interno del Commercial Crew Program della NASA, avviato nel 2011 per sostenere veicoli spaziali privati dopo il ritiro degli space shuttle. La società rivale, SpaceX, ha sviluppato la navicella Crew Dragon e ha iniziato voli di routine dal 2020.