martedì, 24 Dicembre, 2024
Esteri

Hamas cambia di nuovo le condizioni per il rilascio degli ostaggi

Per gli Usa l’accordo è condiviso al 90 per cento. In Cisgiordania ancora violenze.

Gli Stati Uniti premono perché si faccia un accordo per Gaza, mentre le violenze non si fermano nella Striscia e in Cisgiordania. I media americani hanno anche divulgato alcuni dettagli sull’ipotetico accordo che sarebbe condiviso “al 90 per cento”. L’intesa sarebbe composta da 18 paragrafi, 14 dei quali conclusi. Resta il nodo del Corridoio Filadelfia e della presenza di Israele nella Striscia. Alcune indicazioni sono arrivate anche sulle fasi del cessate il fuoco che dovrebbero essere tre. La prima è di 42 giorni prorogabili nel corso dei quali verranno definite le condizioni per la seconda fase, quando si dovrebbe arrivare al cessate il fuoco permanente e poi alla riduzione della presenza di Israele. In tutto questo non c’è nulla di ufficiale o confermato dal Governo israeliano o da Hamas. Da Israele è il Jerusalem Post che ipotizza il rilascio di 800 prigionieri palestinesi in cambio della liberazione degli ostaggi israeliani, ma i terroristi cambiano continuamente le condizioni: prima 150 prigionieri, ora 800. Hamas, inoltre, ha fatto sapere di “non aver bisogno di nuove proposte. Ciò che è necessario è fare pressione su Netanyahu e il suo governo e obbligarli a rispettare quanto già concordato”.

Intervista di Netanyahu a Fox News

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato alla rete americana Fox News che “l’ostacolo alla fine della guerra e alla liberazione degli ostaggi è Hamas, che ha massacrato sei ostaggi sparando loro alla testa. Non è Israele e non sono io”, ha detto. Il premier, rispondendo alle accuse secondo cui starebbe prolungando la guerra per la sua sopravvivenza politica, ha aggiunto: “Non mi occupo del mio futuro politico, ma dell’avvenire di Israele. La guerra sarebbe finita ieri se Hamas avesse restituito gli ostaggi. Ma Hamas si rifiuta di farlo”. L’ambasciatore statunitense Jack Lew ha affermato che “si continuano a fare progressi” nei tentativi di raggiungere un accordo sugli ostaggi, “anche sulle questioni chiave”. Lew sembra indicare che il punto più arduo dei colloqui non sia il Corridoio Filadelfia: “I negoziati hanno toccato le questioni più difficili, alcune delle quali non sono oggetto della maggior parte del dibattito pubblico”.

Onu: escalation in Cisgiordania

In Cisgiordania continuano gli scontro e la Mezzaluna Rossa palestinese afferma che almeno “cinque persone sono state uccise e un’altra gravemente ferita in un attacco contro un’auto a Tubas“. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno fatto sapere di aver effettuato “tre attacchi mirati contro terroristi armati che rappresentavano una minaccia” per i soldati nella zona. Uno degli uccisi è Muhammad Zubeidi: il figlio del leader di al-Fatah, Zakaria Zubeidi, attualmente in carcere in Israele e accusato di terrorismo. L’Onu ha lanciato un allarme sull’escalation dell’offensiva israeliana in Cisgiordania osservando che tra il 25 agosto e il 2 settembre si è registrato il “numero più alto di palestinesi uccisi in una sola settimana” da novembre 2024. Lo ha detto il portavoce dell’ Ocha Stephane Dujarric: “In questo periodo sono stati uccisi 30 palestinesi, tra cui sette bambini.”

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