mercoledì, 18 Settembre, 2024
Esteri

Hamas d’accordo su tregua per vaccinazioni contro la poliomelite

Dopo 25 anni, un neonato di 10 mesi è rimasto paralizzato dal poliovirus di tipo 2

Secondo fonti militari israeliane, la Brigata Rafah di Hamas è “crollata” a seguito dell’offensiva in corso da parte dell’Idf. Circa l’80% dei tunnel di Hamas, nella zona di confine tra Egitto e Gaza, sono stati neutralizzati, mentre il leader, Sinwar, si nasconderebbe schermandosi con una ventina di ostaggi israeliani. Momento difficile per Hamas che, probabilmente anche per questo, avrebbe accettato di mantenere una tregua umanitaria di sette giorni a Gaza per dare spazio alla campagna di vaccinazione contro la poliomielite. Il portavoce di Hamas Jihad Taha ha dichiarato in un’intervista che il gruppo fondamentalista palestinese sta esortando tutte le parti a portare avanti l’iniziativa di tregua temporanea, sostenendo che a Israele non deve essere consentito di “eludere o procrastinare e mettere in atto alternative specificando i luoghi in cui avviare il processo di vaccinazione e non impegnandosi in alcuna tregua umanitaria”. Fonti egiziane riferiscono di aspettarsi che una tregua entri in vigore entro pochi giorni e duri dai 3 ai 5 giorni, escludendo i luoghi della Striscia in cui opera L’Idf. La tregua, che sarebbe stata discussa da Egitto e Stati Uniti la scorsa settimana, sarebbe indipendente da qualsiasi accordo tra Israele e Hamas. L’Onu si sta preparando a vaccinare circa 640.000 bambini a Gaza, dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che un neonato di 10 mesi è rimasto paralizzato dal poliovirus di tipo 2, il primo caso del genere nel territorio in 25 anni.

Cisgiordania, pericolo escalation

L’Iran ha criticato l’operazione dell’Esercito israeliano in Cisgiordania, definendola “un proseguimento del genocidio nella Striscia di Gaza” che mostra l’intenzione da parte dello Stato ebraico di allargare la dimensione dei suoi “crimini” contro i palestinesi. Decine di palestinesi hanno partecipato a una marcia nel centro di Ramallah contro la guerra a Gaza ma anche la vasta e controversa operazione di antiterrorismo in corso nella Cisgiordania settentrionale. Tra bandiere e slogan, i partecipanti hanno chiesto alla comunità internazionale di intervenire. E ieri è intervenuto l’Alto rappresentate per la politica estera della Commissione europea, Josep Borrell che ha accusato Israele di volere il trasferimento di tutti i palestinesi in Cisgiordania e al quale ha immediatamente risposto il ministro degli esteri israeliano, Israel Katz: si tratta “di una menzogna assoluta”. Ieri il ministro aveva chiesto l’evacuazione delle zone in Cisgiordania dove sono in corso operazioni dell’esercito. Esercito che ha confermato di aver ucciso Muhammad Jaber, a Tulkarem. Era il terrorista ricercato numero uno in Cisgiordania. Jaber, detto Abu Shahjaa, era il comandante dell’ala militare della Jihad islamica a Nur Shams e uno dei suoi fondatori. L’intelligence e l’esercito israeliano hanno dichiarato che durante le prime 24 ore dell’operazione antiterrorismo a Jenin e Tulkarem, in Cisgiordania, sono stati uccisi dodici terroristi e sono stati arrestate più di dieci persone ricercate.

Famiglie ostaggi

“Hersh! Sono la mamma! Prego Dio che ti riporti indietro. In questo momento. Ti amo, sii forte”, ha gridato Rachel Golberg-Polin in un microfono al confine con Gaza, dove suo figlio è tenuto prigioniero dall’attacco palestinese di Hamas del 7 ottobre. Figura emblematica tra le famiglie degli ostaggi, la signora Goldberg-Polin, israelo-americana, è giunta con il marito giovedì mattina al Kibbutz Nirim, a circa due chilometri da Gaza. Intorno a lei, decine di parenti degli ostaggi sono venuti a parlare attraverso enormi altoparlanti ai 103 uomini, donne e bambini ancora nelle mani dei loro rapitori. Sulla sua maglietta, un adesivo con la scritta “328” ricorda il numero di giorni trascorsi dal rapimento di suo figlio. Ogni mattina cambia il numero per tenere questo triste conteggio. A turno, i parenti degli ostaggi prendono il microfono e gridano il nome del loro caro a cui rivolgono qualche parola, spesso intervallata da lacrime. Jon Polin, il padre di Hersh, rapito al festival di musica techno di Nova, ha detto al figlio che “le persone di tutto il mondo stanno pregando per il suo ritorno”. Ha poi recitato la tradizionale preghiera ebraica dei genitori per i loro figli, strappando lacrime al pubblico. “Ofer, ti stiamo aspettando tutti, caro amato fratello! Stiamo facendo di tutto per riportarti a casa e in fretta”, ha gridato Nissan Kalderon, il cui fratello franco-israeliano è stato rapito dal suo kibbutz Nir Oz. I due figli di Ofer, rapiti con lui, sono stati rilasciati alla fine di novembre in cambio di prigionieri palestinesi. Le famiglie si abbracciano e si sostengono a vicenda, cercando di trovare parole di conforto e motivi per sperare, nonostante quasi undici mesi di attesa e una guerra per la quale non sembra esserci alcun cessate il fuoco in vista.

Ostaggio liberato e ostaggio morto

L’ostaggio liberato due giorni fa dall’Idf, Qaid Farhan al Qadi, è stato tenuto prigioniero per circa 40 giorni in un ospedale di Khan Younis, nel sud di Gaza, insieme con Aryeh Zalmanovich, 86 anni, rapito nel kibbutz di Nir Oz e morto per non aver ricevuto cibo né medicine. Lo ha riferito alla tv Kan il figlio di Zalmanovich dopo aver parlato con Farhan che gli ha raccontato i dettagli della prigionia. Gli ospedali del sud di Gaza all’inizio della guerra non erano sotto la pressione dell’Idf che si trovava nel nord della Striscia e evidentemente, fanno notare i media israeliani, sono stati usati a lungo per tenere gli ostaggi.

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