giovedì, 19 Settembre, 2024
Esteri

Liberato ostaggio sequestrato a Gaza, ma le famiglie chiedono accordo negoziato per tutti

Iran: Zarif ci ripensa e entra nel governo. Hamas annuncia “giorno della rabbia”

Si chiama Farhan al-Qadi l’ostaggio liberato ieri a Gaza dall’esercito israeliano. Ha 52 anni ed è padre di 11 figli. I media israeliani hanno pubblicato una foto di Alkadi che appariva molto dimagrito ma sorridente con la sua famiglia. “Siamo così emozionati di abbracciarlo e vederlo e dirgli che siamo tutti qui con lui” ha detto un suo parente, parlando a Channel 12. “Spero che ogni ostaggio torni a casa affinché le famiglie possano provare questa felicità”. Il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha dichiarato che l’operazione per salvare l’ostaggio è stata “coraggiosa e complessa” e basata su informazioni di intelligence accurate. “Le truppe Shayetet 13, l’unità Yahalom e lo Shin Bet hanno salvato Farhan vivo da un tunnel nel sud di Gaza”. “Le truppe sono arrivate nella zona grazie a informazioni precise” ha detto Hagari, che ha spiegato di non poter rivelare altri dettagli sull’operazione per motivi di sicurezza dei rapiti che sono ancora in mano a Hamas. Mentre secondo il quotidiano israeliano Haaretz, Farhan è riuscito a fuggire dai suoi rapitori prima di essere salvato dall’esercito israeliano. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha parlato al telefono con l’ostaggio liberato: “L’intera nazione di Israele è emozionata per il suo salvataggio” ha affermato e ha aggiunto che il Governo“ continuerà a fare tutto il possibile per riportare a casa tutti gli ostaggi”. Anche il Presidente Isaac Herzog si è detto “felicissimo” per il salvataggio e si è congratulato con i servizi e l’esercito. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha accolto positivamente la notizia: “Ha sofferto 326 giorni di prigionia – si legge in una nota -. Il ritorno a casa di Qaid non è altro che un miracolo. Tuttavia, dobbiamo ricordare che le sole operazioni militari non possono liberare i restanti 108 ostaggi. Un accordo negoziato è l’unica via da seguire”. Un gruppo di Famiglie di ostaggi e i loro sostenitori, infatti, ieri mattina ha bloccato l’autostrada Ayalon a Tel Aviv per protestare contro il Governo. I manifestanti portavano striscioni con la scritta: “Non esiste un accordo sconsiderato, solo abbandono” e “Netanyahu sta seppellendo gli ostaggi”.

Iran: risponderemo a Israele

Sull’altro fronte una notizia di rilievo anche se apparentemente paradossale. Mohammad Javad Zarif, ex ministro degli Esteri iraniano che era stato scelto come vicepresidente per gli Affari Strategici ma si era dimesso a 11 giorni dalla nomina, è tornato a ricoprire il ruolo che gli era stato offerto nel governo del Presidente Masoud Pezeshkian. “Dopo attente consultazioni e ulteriori messaggi con l’onorevole Presidente e la sua ordinanza scritta, continuerò a svolgere il mio dovere come vicepresidente strategico” ha scritto Zarif sui canali social aggiungendo di sentirsi “fiero” del fatto che circa il 70% dei ministri sia stato scelto con un metodo “trasparente”, mentre la scorsa settimana il Parlamento di Teheran ha dato la fiducia al nuovo Governo. Tra i motivi delle dimissioni di Zarif, che è un moderato, c’era proprio un disaccordo sui nomi di alcuni dei membri del gabinetto. Intanto dal Libano, Mojtaba Amini, ambasciatore iraniano, ha dichiarato che risposta dell’Iran a Israele è “certa”, confermando così l’intenzione di colpire lo Stato ebraico, espressa più volte dalla Repubblica islamica, dopo l’uccisione a Teheran del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. La tempistica della risposta dell’Iran sarà determinata dalle forze armate del Paese, ha aggiunto Amini. E infatti il Pentagono ha reso noto che ritiene la minaccia di un attacco contro Israele da parte dell’Iran e dei suoi gruppi alleati ancora pienamente esistente. Mentre Hamas, dopo i continui scontri in Cisgiordania tra coloni e palestinesi, anche ieri si sono contati morti e feriti, chiede una giornata di “rabbia e mobilitazione” esortando i residenti palestinesi ad “affrontare i coloni con tutti i mezzi”. In seguito all’annuncio di uno sciopero generale in alcune zone della Cisgiordania, Hamas esorta i manifestanti ad aumentare la tensione nei “punti di contatto e scontro” con i coloni e chiede di “intensificare la resistenza.”

Emergency entra nella Striscia di Gaza

Mentre la Corte dell’Aja chiede a Israele le motivazioni per le quali non è concesso alla Croce Rossa Internazionale di entrare nelle carceri dove sono detenuti i palestinesi, Emergency ottiene il permesso umanitario di entrare a Gaza. Negli scorsi mesi, in attesa dell’autorizzazione definitiva a entrare nella Striscia, Emergency ha lavorato per definire il progetto e attivare un coordinamento con le agenzie delle Nazioni Unite e altri partner presenti sul territorio. “La possibilità di portare aiuti nella Striscia deve fare i conti con grandi limitazioni nell’accesso delle organizzazioni umanitarie, con le difficili condizioni di sicurezza – spiega Stefano Sozza, capomissione Emergency a Gaza – e con uno spazio umanitario garantito che è andato restringendosi sempre di più da novembre ad oggi. Oggi circa 305 chilometri quadrati, ovvero quasi l’84% della Striscia di Gaza, sono stati posti sotto ordine di evacuazione”. Emergency offrirà primo soccorso, stabilizzazione di emergenze medico-chirurgiche e trasferimento presso strutture ospedaliere, assistenza medico-chirurgica di base per adulti e bambini, attività ambulatoriali di salute riproduttiva e follow up infermieristico post-operatorio. Intanto, ieri, l’Unicef ha reso noto che “i pazienti stanno fuggendo dall’ospedale di Al-Aqsa mentre i combattimenti si avvicinano all’ultimo ospedale rimasto nel centro di Gaza, che ha cercato di aiutare migliaia di malati e feriti, compresi i bambini.”

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