sabato, 16 Novembre, 2024
Sanità

La provocazione delle Associazioni di categoria: armare i medici per difendersi

Ripetuti casi di violenza che espongono a seri rischi il personale sanitario

È già una “pericolosa deriva” che si moltiplica nei pronto soccorso e nelle corsie degli ospedali italiani. Non bastano più gli appelli contro le aggressioni e, dopo l’ennesimo episodio di violenza contro due dottori le Associazioni di categoria, “invocano interventi immediati a protezione dei medici”. Con una provocazione quella di “armare” il personale sanitario contro i violenti. A lanciare la proposta è Ludovico Abbaticchio, presidente nazionale del Sindacato medici italiani (Smi).

I fatti accaduti di recente

Due dottoresse impegnate in servizi di guardia medica sono state aggredite in Puglia. Le professioniste si sono dimesse, evidenziando rischi per la propria incolumità. L’ultimo caso a Minervino di Lecce, nel Salento, dopo quello di Maruggio, nel Tarantino.

Le organizzazioni di categoria adesso parlano di “pericolosa deriva” e invocano interventi immediati a protezione dei medici. “Saremo forse costretti a chiedere il porto d’armi”, afferma nella sua provocazione Abbaticchio. “È arrivato il momento di dire basta e di investire come regioni e come aziende in strutture idonee per la tutela del medico”. “Ci dimetteremo tutti”, ha commentato dal canto suo Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari.

L’ennesima aggressione

“Lo avevo detto l’altro giorno dopo l’aggressione alla collega in provincia di Taranto. Purtroppo”, spiega amareggiato Filippo Anelli, “di fronte all’escalation di violenza cui stiamo assistendo in Puglia sta già accadendo. E senza interventi immediati, diventerà sempre peggio”.

Schillaci: fatti inaccettabili

Sull’argomento il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nei giorni scorsi era intervenuto parlando di “fenomeno inaccettabile di aggressioni agli operatori sanitari. Siamo pronti – ha aggiunto – a valutare anche insieme alle categorie ulteriori iniziative da mettere in campo per fare in modo che medici e infermieri si sentano protetti. Non possiamo consentire che la paura allontani il personale sanitario dagli ospedali. In questi due anni abbiamo adottato provvedimenti per migliorare i servizi e rafforzare le misure di sicurezza. Ma serve un cambiamento culturale”.

Prima di ferragosto una dottoressa di 37 anni in servizio alla guardia medica di Minervino di Lecce è stata aggredita durante una visita a domicilio dal marito di una paziente che si era sentita male. L’uomo, che non aveva accettato la terapia prescritta, ha iniziato a offendere e a strattonare la dottoressa spingendola fuori dall’abitazione. La professionista, che ha già presentato denuncia e segnalato l’accaduto alla Federazione italiana medici di medicina generale, nel frattempo si è dimessa.

Turisti contro dottoressa

Un analogo fatto è accaduto di recente a Maruggio in provincia di Taranto. Una dottoressa di 32 anni della guardia medica, specializzanda in Urologia, era stata aggredita da una coppia di turisti – successivamente identificati e denunciati – che si erano recati nella sede di continuità assistenziale per far visitare il figlio minore, che accusava un problema ad un occhio.

L’aggressione e le minacce

La dottoressa di turno, dopo un primo controllo, aveva consigliato ai genitori di portare il figlio al pronto soccorso per eseguire accertamenti sanitari più approfonditi. I due coniugi hanno inveito contro la dottoressa, con epiteti e offese, accusandola di non saper svolgere il proprio lavoro, per poi minacciarla di morte ed arrivando a strattonarla.

La dottoressa ha dichiarato di non voler più svolgere turni nel presidio di continuità assistenziale di Maruggio. Il 23 agosto a Firenze si è svolto un incontro in Prefettura nel quale i medici del capoluogo toscano hanno chiesto più forze di polizia all’interno degli ospedali e la realizzazione di protocolli d’intesa tra Asl e forze dell’ordine

Porto darmi ai medici ?

Per il presidente dello Smi Abbaticchio “ci sono strumenti importanti, dalle videocamere alle guardianie ad esempio, per garantire per quanto possibile l’incolumità degli operatori sanitari e sociali”. Non è più “accettabile, puntualizza critico, “che in zone isolate e in ambienti non idonei i medici vengano esposti a situazioni sgradevoli sia ambientali che a rischio di aggressioni sia verbali che fisiche. Per dare sicurezza ai nostri medici”, propone infine Abbaticchio, “dobbiamo veramente arrivare alla richiesta provocatoria del porto d’armi?”..

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