Nessuna dichiarazione reboante da parte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha parlato alla televisione, a seguito dell’attacco a Israele: “Abbiamo stabilito dei criteri per la nostra risposta” per l’uccisione di Fuad Shukr, “in particolare che l’obiettivo non è civile. Anche se ne avevamo il diritto, perché nelle zone meridionali sono stati uccisi dei civili”. Nasrallah ha aggiunto che Israele “ha superato tutte le linee rosse, uccidendo civili, tra cui donne e bambini” e che è “responsabile dell’escalation”.
La Jihad islamica e Hamas hanno elogiato l’attacco. Mentre il primo ministro israeliano Netanyahu ha avvertito che Israele non ha detto “l’ultima parola” e “la storia non è ancora finita”.“Tre settimane fa abbiamo eliminato il comandante in capo di Hezbollah, Fuad Shuk, e oggi abbiamo sventato il suo piano di attacco” ha ribadito Netanyahu all’inizio del Consiglio dei ministri. Le forze americane hanno fatto sapere che non sono state coinvolte nell’attacco preventivo di Israele, ma hanno precisato che le azioni militari non sono state una sorpresa per l’Amministrazione Biden. Non è escluso che sia stato tutto concordato, tanto che ieri sono ripresi i negoziati al Cairo e un funzionario di Hezbollah ha affermato che l’attacco è stato ritardato per “considerazioni politiche”, proprio per non ostacolare i colloqui in corso su un cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri per Gaza. Sicuramente c’è stato un lavorio diplomatico per accertare che lo scambio di missili non innescasse un’escalation.
Hezbollah voleva lanciare 6mila missili
Israele ha dichiarato, comunque, lo stato di emergenza per 48 ore (ma ha subito revocato le restrizione agli assembramenti a Tel Aviv) nonostante fosse aconoscenza dei piani del movimento palestinese del Libano e ha deciso di lanciare un attacco preventivo dopo aver ricevuto informazioni di intelligence secondo cui Hezbollah era pronto a lanciare 6.000 missili ininterrottamente per un’ora a cominciare dalle 5 del mattino di ieri su molti centri israeliani, compresa Tel Aviv. L’Idf ha comunicato che “Nessuna base militare è stata colpita e nessun obiettivo nel centro del Paese è stato danneggiato”. Un soldato israeliano di 21 anni a bordo di una nave della Marina è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti, colpiti da schegge di un drone che è stata abbattuto. Hezbollah ha confermato la morte di due suoi militanti e di un civile. I militanti sono Hamza Mohammad Zaghlout, nato nel 1992 e originario di Haris, e Khodr Moussa Soueid, nato nel 1987 e originario dello stesso villaggio.
Fermare l’escalation
Il Presidente israeliano, Herzog, ringraziando i militari e quanti sono impegnati nella difesa di Israele, ha detto: “L’azione incisiva a cui abbiamo assistito stamani incarna il diritto e il dovere di Israele di difendere il Paese e i suoi cittadini dalla minaccia del terrorismo”. Il ministro degli Esteri, Katz ha ribadito che il governo israeliano “non vule la guerra su vasta scala”, ma aggiunto: “faremo il necessario per proteggeri i nostri cittadini.” Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha osservato che “il momento è delicato, ma se vogliamo parlare di pace dobbiamo continuare a mandare messaggi di pace.
Ci auguriamo che l’attacco di Hezbollah sia concluso come hanno detto”. Tajani ha anche avuto un “lungo colloquio col neo ministro degli Esteri iraniano Araghchi. Gli ho chiesto di favorire la de-escalation in Libano e nel Mar Rosso per ridurre le tensioni e per agevolare i colloqui del Cairo. Il cessate il fuoco a Gaza resta passo fondamentale per portare la pace in Medio Oriente”.
Le trattative: verifiche sugli ostaggi
E, appunto, riguardo i colloqui le notizie dal Cairo, dove non partecipa attivamente quella di Hamas, rivelano che si starebbe lavorando per una tregua temporanea di 72 ore dopo un cessate il fuoco completo. Secondo l’emittente araba al Hadath, Hamas avrebbe chiesto tempo per verificare il numero di tutti i rapiti, vivi e morti, mentre la delegazione israeliana avrebbe ricevuto il documento con le richieste di revisione di Hamas e la visione del gruppo islamista riguardo alle linee generali dell’accordo. Ieri le autorità israeliane hanno continuato a impedire l’ingresso di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah (l’Egitto ha chiesto a Israele di rinunciare al controllo del valico) sul lato palestinese per il 113esimo giorno consecutivo ma hanno riaperto quello di Kerem Shalom, dopo averlo chiuso per due giorni.