“Un crimine imprescrittibile”. Non ha usato tanti giri di parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri, a ottanta anni dall’accadimento, ha ricordato l’eccidio di SantʼAnna. Il 12 agosto 1944 questa tranquilla frazione del comune di Stazzema, in provincia di Lucca, divenne teatro di uno dei più atroci crimini di guerra perpetrati durante la Seconda Guerra Mondiale. Le truppe della 16esima SS-Panzergrenadier-Division ʼReichsführer-SSʼ, comandate dal Gruppenfuhrer Max Simon, con la complicità di collaborazionisti italiani della Repubblica sociale italiana, scatenarono una violenza cieca e brutale, culminata nell’uccisione di 560 persone, tra cui molti bambini. All’alba di quel tragico giorno, tre compagnie di soldati tedeschi circondarono l’abitato di Sant’Anna, mentre un quarto reparto bloccava ogni via di fuga più a valle, sopra il vicino paese di Valdicastello. Questa operazione militare, preparata meticolosamente, ebbe come scopo l’annientamento completo della popolazione civile, nonostante agli inizi di agosto la zona fosse stata dichiarata ʼbiancaʼ dai tedeschi, quindi apparentemente sicura per gli sfollati. Per tre ore, Sant’Anna di Stazzema fu trasformata in un inferno. Donne, anziani e bambini furono trucidati senza pietà. Le testimonianze dei sopravvissuti, raccolte negli anni, hanno svelato l’orrore di quei momenti, quando la furia distruttiva dei soldati tedeschi si abbatté su una comunità incolpevole, lasciando dietro di sé un silenzio carico di dolore e disperazione. Un vero e proprio crimine di guerra, uno dei tanti commessi durante l’occupazione nazifascista in Italia, che rimane una ferita aperta nella memoria collettiva del Paese.
Sacrario europeo del dolore
E ieri difatti il Capo dello Stato ha vergato di suo pugno il suo pensiero su quanto accaduto: “Per la Repubblica oggi è giorno di memoria, di raccoglimento, di testimonianza”, ha spiegato Mattarella, sottolineando l’importanza di ricordare e onorare le vittime di quel massacro. Il Presidente ha ricordato come quel tragico evento non fosse un caso isolato, ma parte di una serie di massacri che segnarono profondamente l’Italia in quei mesi bui. Villaggi come Padule di Fucecchio e Marzabotto furono anch’essi travolti dalla furia distruttrice delle forze nazifasciste, portando morte e devastazione. Questi luoghi, ha affermato Mattarella, sono oggi “un sacrario europeo del dolore” e un potente simbolo di riscatto, dove la rinascita umana e civile è stata forgiata attraverso la resistenza alla barbarie.
Rivolgendosi poi ai discendenti delle vittime e alla comunità di Stazzema, il Presidente ha espresso il “sentimento commosso dell’intera nazione”, riconoscendo il dolore che ancora oggi pervade queste terre e la grande eredità morale lasciata dai sopravvissuti. Mattarella ha ribadito che la Repubblica Italiana “trova qui le sue radici, quelle stesse radici che ci spingono a respingere la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e a promuovere i valori di democrazia, libertà e pace”.
Infine, il Capo dello Stato ha lanciato un appello alla memoria e all’impegno, rimarcando l’importanza di continuare a tramandare la testimonianza di quegli eventi, affinché i crimini di guerra, definiti appunto “imprescrittibili”, non vengano mai dimenticati, riaffermando il dovere collettivo di percorrere la strada della civiltà e della pace, sconfiggendo chi alimenta l’odio.
Ferita indelebile
L’eccidio di Sant’Anna è stato ricordato ieri dalle più alte istituzioni. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di una “ferita indelebile” che non dovrà mai più accadere. “La memoria è un dovere da coltivare per costruire un futuro di pace, responsabile e immune da simili atrocità” è stato il pensiero del Presidente della Camera Lorenzo Fontana. Ha parlato di “oltraggio allʼumanità, negazione della dignità e dei valori sui quali si fonda la nostra Costituzione” la Segretaria del Pd Elly Schlein.