giovedì, 19 Settembre, 2024
Economia

Codacons: “Manca la trasparenza sull’uso di questi introiti”

Tassa di soggiorno: nel 2023 guadagni per 702 milioni di euro

Cresce il tesoretto proveniente dalle tasse di soggiorno, e con esso le preoccupazioni per come vengono gestiti i soldi. Nel 2023 i guadagni derivanti da questa imposta sono stati di 702 milioni di euro, con un aumento dei guadagni del +9,5% da parte degli enti locali rispetto al 2022.

Le preoccupazioni

Le remore maggiori arrivano dal Codacons. Per l’associazione a difesa dei consumatori “c’è una preoccupante mancanza di trasparenza riguardo all’uso delle risorse derivanti da tali proventi da parte delle amministrazioni comunali. Questo solleva il rischio che i fondi raccolti attraverso la tassa possano essere impiegati dagli enti locali per coprire deficit di bilancio, in violazione delle normative vigenti nel settore”.

La situazione attuale

La denuncia dell’associazione deriva soprattutto dalla volontà del Governo Meloni di voler far salire a 25 euro la tassa di soggiorno, così da destinare parte dei profitti alla gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

L’imposta attuale, che varia da 1 a 10 euro per notte per ospite, dipende dalla località e dal tipo di struttura ricettiva. Secondo il Codacons, il numero di comuni che hanno introdotto questa tassa è cresciuto significativamente, passando dagli 11 del 2011, anno in cui è stata reintrodotta, ai 1.013 del 2023.

L’andamento negli anni

“Roma – spiega l’associazione – con una tariffa media di 5,5 euro, ha incassato circa 120 milioni di euro lo scorso anno grazie alla tassa di soggiorno, con una previsione di raggiungere i 180 milioni di euro entro il 2024. A Venezia, nel 2023, sono stati raccolti circa 38 milioni di euro, mentre Firenze ha incassato 72 milioni, con una stima di arrivare a 77 milioni entro la fine del 2024”. Osservando, poi, l’andamento dell’imposta nel tempo, il Codacons spiega la sua evoluzione, facendo notare come “nel 2012, gli introiti derivanti dalla tassa di soggiorno si fermavano a 162 milioni di euro, un valore inferiore del 77% rispetto a quello del 2023. Nel 2015, i ricavi ammontavano a 403 milioni di euro, il 43% in meno rispetto agli importi attuali. Se si guarda ancora più indietro, la precedente imposta di soggiorno, abolita il 31 dicembre 1989 in vista dei Mondiali del ’90, generava un gettito di 80 miliardi di lire all’anno, corrispondenti a circa 96 milioni di euro di oggi, un importo oltre sette volte inferiore agli attuali incassi complessivi”.

L’aumento del turismo

Quello che sembra sempre di più far apparire una fonte di guadagno sicura e duratura da parte dei Comuni la tassa, sono i dati sul turismo: “Nel 2023, il turismo in Italia ha registrato 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze, segnando un incremento rispetto al 2019 con 3 milioni di arrivi in più (+2,3%) e 14,5 milioni di presenze aggiuntive (+3,3%). Questo trend positivo sembra continuare nel 2024, con gli analisti che prevedono un aumento delle presenze fino a raggiungere i 467,2 milioni”.

L’allarme sull’uso degli incassi

“L’articolo 4 del decreto legislativo del 14 marzo 2011, n. 23, che ha reintrodotto l’imposta di soggiorno in Italia, stabilisce chiaramente che i proventi raccolti devono essere utilizzati per finanziare interventi legati al turismo. Questo include il sostegno alle strutture ricettive, nonché la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali, insieme ai relativi servizi pubblici” dichiara il Codacons, che tutt’avvia denuncia come “la reale destinazione dei proventi della tassa di soggiorno rimane opaca, e non è chiaro come i comuni stiano utilizzando i fondi raccolti. Questo solleva il rischio concreto che gli incassi vengano impiegati per coprire deficit di bilancio delle amministrazioni, anziché essere destinati a scopi turistici, come previsto dalla normativa”.

“Di conseguenza – conclude il Codacons – manca una rendicontazione pubblica e trasparente, simile a quella obbligatoria per i proventi delle sanzioni stradali, che permetta ai cittadini di verificare l’effettivo impiego delle risorse raccolte e di comprendere quali interventi vengano effettivamente finanziati”.

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