Un terremoto di magnitudo 7,1 ha colpito, giovedì, le isole meridionali del Giappone. L’agenzia meteorologica nazionale ha avvertito di un possibile terremoto ancora più forte entro la prossima settimana. In un inedito “avviso di mega terremoto”, l’agenzia ha segnalato un aumento del rischio di forti scosse e tsunami nella fossa di Nankai, una zona di subduzione capace di generare terremoti di magnitudo 8 o 9. Questo avviso riflette i recenti progressi nella comprensione dei terremoti in queste aree. La fossa di Nankai, dove la placca delle Filippine scivola sotto quella eurasiatica, potrebbe generare un terremoto megathrust, con onde di tsunami alte fino a 30 metri. La fossa di Nankai storicamente genera grandi terremoti ogni 100-150 anni. Un comitato giapponese ha stimato una probabilità del 70-80% di un mega terremoto entro i prossimi 30 anni. Questi eventi sismici tendono a verificarsi in coppia, come dimostrato dai terremoti del 1944 e 1946. Gli scienziati non possono prevedere con precisione i terremoti, ma stanno affinando le tecniche per identificare periodi di rischio elevato. Le autorità giapponesi esortano i cittadini a prepararsi adeguatamente, rivedendo i percorsi di evacuazione e seguendo attentamente gli avvisi ufficiali. Sebbene il rischio sia aumentato, ciò non significa che un terremoto sia imminente. Le linee guida giapponesi suggeriscono che un terremoto di magnitudo 7 può incrementare la probabilità di un evento maggiore, ma senza certezza. Nel 2011, un terremoto di magnitudo 9,1 scatenò uno tsunami catastrofico in Giappone, causando la morte di oltre 18.000 persone. Le stime del governo indicano che un terremoto nella fossa di Nankai potrebbe provocare fino a 323.000 vittime. Anche la zona di subduzione di Cascadia, situata lungo la costa occidentale degli Stati Uniti, presenta rischi analoghi, con terremoti megathrust attesi ogni 300-500 anni, capaci di generare onde di tsunami alte fino a 24 metri.