A luglio torna a salire l’inflazione del +1,3% su base annua. A dirlo sono gli ultimi dati Istat sui prezzi al consumo pubblicati nella giornata di ieri. Secondo i dettagli del report, “si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,4% su base mensile e dell’1,3% su base annua (da +0,8% del mese precedente), confermando la stima preliminare” afferma l’Istituto di statistica.
Preoccupazione per le Associazioni
Preoccupazione tra le Associazioni di categoria. Per il Codacons “l’inflazione torna a rialzare la testa a luglio, con i prezzi che segnano un aumento su base annua del +1,3% dal +0,8% di giugno” ma “il dato più preoccupante è quello sull’andamento dei listini nel settore turistico, con la crescita dei prezzi del comparto che, purtroppo, conferma la stangata sulle vacanze estive degli italiani prevista” proprio dall’associazione.
Sulla stessa linea il pensiero del Presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, che spiega come “la fine del mercato tutelato dell’energia, avvenuta a luglio, ha causato un aumento delle tariffe sul mercato libero, con impatti diretti sull’inflazione e sulle finanze di milioni di famiglie. La concorrenza, che avrebbe dovuto ridurre i prezzi con la fine del regime di maggior tutela, non si è ancora concretizzata, come confermato dai dati Istat che confermano i timori espressi nelle ultime settimane. Inoltre, le tensioni sui prezzi dei servizi legati ai trasporti, agli alloggi e al turismo influenzeranno notevolmente le vacanze degli italiani”.
I dati
Analizzando i dati nel dettaglio, si nota come a luglio 2024, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, è stimato in aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,3% su base annua, rispetto al +0,8% del mese precedente. Questo incremento dell’inflazione è principalmente attribuibile all’accelerazione dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,7%) e alla riduzione della flessione dei Beni energetici non regolamentati (da -10,3% a -6,0%).
Anche i prezzi dei Tabacchi (da +3,4% a +4,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,0% a +4,4%) hanno contribuito alla crescita dell’inflazione. In contrasto, i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +0,3% a -0,4%), dei Beni alimentari lavorati (da +2,0% a +1,6%), dei Beni non durevoli (da +1,3% a +0,9%) e dei Servizi vari (da +1,8% a +1,5%) hanno registrato un rallentamento.
L’inflazione di fondo, che esclude gli energetici e gli alimentari freschi, spiega l’Istat, è rimasta stabile a +1,9%, mentre quella al netto dei soli beni energetici è scesa leggermente (da +1,9% a +1,8%). La dinamica dei prezzi dei beni, sebbene ancora negativa, è in risalita (da -0,7% a -0,1%), mentre quella dei servizi è in lieve crescita (da +2,8% a +3,0%), con un differenziale inflazionistico tra servizi e beni che si riduce a +3,1 punti percentuali (da +3,5 di giugno). I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, rallentano su base annua (da +1,2% a +0,7%), così come quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,0% a +1,8%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è principalmente dovuto alla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+5,9%), dei Beni energetici non regolamentati (+3,4%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4%). Questi incrementi sono stati parzialmente compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,5%).
L’inflazione acquisita per il 2024 è stimata al +1,0% per l’indice generale e al +2,0% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), secondo i dati, è diminuito dello 0,9% su base mensile, a causa dei saldi estivi, e ha registrato un aumento dell’1,6% su base annua (in accelerazione rispetto al +0,9% di giugno).
L’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), esclusi i tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,1% su base annua.
Nel commento finale al report, l’Istat fa notare come, per quanto riguarda i costi degli alimenti, “nel settore alimentare i prezzi dei prodotti non lavorati, come anche quelli dei beni lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita in ragione d’anno, che contribuisce al rallentamento del tasso di crescita dei prezzi del ‘carrello della spesa’ (+0,7% da +1,2%”).