“Prego per la ricerca sincera della pace, perché l’amore vinca l’odio e la vendetta sia disarmata dal perdono”. Con queste parole Papa Francesco ha concluso l’Udienza generale del mercoledì davanti ai fedeli nell’aula Paolo VI, dove il tema dei conflitti è stato nuovamente presente nel discorso del Santo Padre. “Seguo con attenzione il conflitto in Medio Oriente – ha affermato il Pontefice – e rinnovo il mio appello a tutte le parti coinvolte affinché il conflitto non si estenda ulteriormente e si attui un immediato cessate il fuoco, soprattutto a Gaza, dove la situazione umanitaria è estremamente grave e insostenibile”.
Incontro con la Comunità Afghana
Prima dell’udienza. Papa Francesco ha avuto modo di incontrare alcuni rappresentanti dell’Associazione Comunità Afghana in Italia, ricordando come “il fattore religioso dovrebbe contribuire ad attenuare i contrasti, garantendo a tutti i pieni diritti di cittadinanza su un piano di parità e senza discriminazioni. Tuttavia – ha osservato – spesso la religione viene manipolata e strumentalizzata, servendo a scopi non compatibili con il suo vero spirito. In tali casi, la religione può diventare causa di scontri e odio, sfociando in atti violenti, come abbiamo visto in numerose occasioni, accompagnati da durezza e dolore. È quindi fondamentale che tutti comprendano che non si può, in nome di Dio, fomentare disprezzo, odio e violenza. Vi incoraggio a continuare il vostro nobile intento di promuovere l’armonia religiosa e superare le incomprensioni tra diverse religioni, costruendo così un dialogo fiducioso e pacifico. Questo cammino, sebbene non semplice e a volte soggetto a battute d’arresto, è l’unico possibile per il bene della comunità e la promozione della pace”, proseguendo mettendo l’accento anche sulla situazione delle donne: “Uniamo i nostri sforzi e le nostre preghiere per eliminare le discriminazioni etniche in Pakistan e Afghanistan, con un’attenzione particolare alle discriminazioni contro le donne”.
La religione come dialogo
Il Papa ha poi ricordato il suo viaggio apostolico nella Repubblica Centrafricana nel 2015, durante il quale visitò la comunità islamica e pregò nella moschea: “Durante l’incontro con i dirigenti, la moschea era un po’ più avanti e ho chiesto se potevo pregare lì. Un gesto inaspettato ma accolto con favore. Dopo aver tolto le scarpe, ho pregato nella moschea. Successivamente, il capo della comunità è salito sulla mia ‘papamobile’ e insieme abbiamo visitato le comunità islamica, protestante e cattolica, creando un forte senso di unione”.
Fratellanza umana
Il Vescovo di Roma ha anche rammentato il Documento sulla Fratellanza umana firmato con il Grande Iman di Al-Azhar nel febbraio del 2019, in cui si legge “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato (…) dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini per portarli a compiere ciò che non ha nulla a che vedere con la verità della religione”.
L’appello alla pace
Restando al tema delle guerre, ha poi invitato a pregare per l’Ucraina. ma non solo: “Vi chiedo di unirvi alla mia preghiera per l’Ucraina, il Myanmar e il Sudan, affinché queste popolazioni, duramente colpite dalla guerra, possano presto trovare la pace tanto desiderata. Uniamo i nostri sforzi e le nostre preghiere affinché possano raggiungere la pace”, affermando, parlando dello Spirito Santo nel Nuovo Testamento, come “nulla è impossibile a Dio. Se crediamo a questo, faremo miracoli. Ci sono momenti nella vita – ha sottolineato il Pontefice – in cui ci troviamo di fronte a situazioni che sembrano oltre le nostre capacità e ci chiediamo: ‘Come posso affrontare tutto questo?’. In quei momenti, è utile ricordare le parole dell’angelo alla Vergine Maria: ‘Nulla è impossibile a Dio’. Con questa rassicurante certezza nel cuore, possiamo riprendere il nostro cammino ogni volta: Nulla è impossibile a Dio”.
La protesta della Peta
Durante l’udienza, due donne hanno mostrato un cartello con la scritta “La corrida è peccato”. Le due attiviste, appartenenti all’associazione animalista ‘Peta – People for the Ethical Treatment of Animals’, si sono avvicinate al Papa nel corridoio centrale dell’aula dove era in corso l’Udienza, mentre lo speaker italiano leggeva, ma sono state rapidamente allontanate, permettendo alla speaker di continuare a leggere. Una protesta simile era avvenuta lo scorso gennaio, quando due giovani avevano interrotto la celebrazione dei Secondi Vespri per la solennità della Conversione di San Paolo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla presenza di Papa Francesco. Le due attiviste della Peta protestavano contro la corrida, esibendo uno striscione con una foto dell’Arcivescovo di Caracas, il Cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, noto per essere un appassionato di questo spettacolo, mentre faceva il gesto della corrida in un’arena.