lunedì, 16 Dicembre, 2024
Economia

Piccole e medie imprese, crescita in affanno. A rischio in Italia e in Europa per i costi da sostenere

Scendono gli indicatori a luglio, ma sono le Pmi a sostenere occupazione e sviluppo

L’indice Pmi dei servizi, a luglio, scende a 51,7, mentre quello composito cala a 50,2. A dirlo è l’indice Hcob Pmi, che nel rapporto fa notare come, per i servizi in Italia, si è passati da 53,7 di giugno a 51,7 di luglio mentre, nella produzione composita nell’Eurozona, l’indice registra un rallentamento da 50,9 di giugno a 50,2 di luglio 2024. Preoccupazioni per questo calo, che segna un “rallentamento della crescita, i servizi stanno portando avanti l’economia italiana, restando il motore principale dell’economia nazionale, anche se i recenti indicatori suggeriscono potenziali difficoltà” dice Tariq Kamal Chaudhry, economista presso l’Hamburg Commercial Bank, in riferimento ai dati sul settore terziario nel nostro Paese.

Crescita a rischio

Chaudhry spiega come “i prezzi restano alti e le aziende dei servizi continuano ad affrontare costi sempre più elevati, che superano gli aumenti riportati dei prezzi di vendita. Le aziende intervistate collegano questo incremento ai maggiori costi del lavoro, del carburante e dei materiali. La stagnazione degli ordini preoccupa le aziende dei servizi”.

Nello specifico – prosegue l’economista – il timore riguarda la tendenza al rallentamento della crescita di ordini rispetto ai mesi precedenti di quest’anno, il che aumenta i dubbi su una perdita di vigore dell’espansione. Il freno della domanda è più pronunciato sul mercato estero di quello nazionale”.

Continuando il suo commento, Chaudhry fa notare come “a perdere slancio sono le prospettive future. Se la crescita occupazionale resta forte, le aspettative di crescita futura sono scivolate drasticamente al di sotto della media storica. L’ottimismo si sostiene con le speranze di nuovi clienti e di un maggiore flusso di ordini, ma anche di un più stabile clima geopolitico. Tuttavia, il monitoraggio delle crescenti tensioni nel Medio Oriente sarà cruciale, poiché gli operatori del mercato ne valuteranno gli effetti nei prossimi mesi”.

L’Eurozona

Per quanto riguarda il settore composito dell’Eurozona, Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank, spiega come “a luglio, l’economia dell’eurozona è avanzata a rilento. Settorialmente, i servizi non hanno registrato l’accelerazione cui abbiamo assistito ad inizio anno, mentre il tracollo industriale ha continuato senza sosta. Per questo l’Hcob Pmi della Produzione Composita è sospeso appena sopra la linea di espansione. Perciò, se la seconda metà dell’anno è iniziata in modo alquanto debole, l’espansione economica dei PMI e dei dati ufficiali del secondo trimestre hanno dato risultati sorprendentemente buoni. Data la situazione, la nostra previsione di crescita dell’anno dello 0.7% resta ancora cauta”.

“Resta evidente – continua de la Rubia – il rallentamento del terziario. Il Pmi è sceso per tre mesi consecutivi fino a 51.9 e le aziende esitano ancora di più ad assumere, mentre i nuovi ordini crescono appena. Anche gli straordinari effetti del campionato europeo di calcio. In Germania, le olimpiadi in Francia e il tour di concerti di Taylor Swift in Europa si stanno esaurendo. Quindi nel secondo semestre dell’anno, il terziario non riuscirà probabilmente a fornire una grande spinta. Non c’è ancora sollievo dall’inflazione. Di sicuro, i prezzi di vendita stanno salendo al tasso più debole in 38 mesi, e questo avviene generalmente anche per quelli di acquisto, ma l’inflazione è ancora molto alta vista la debolezza dell’economia”.

“Negli ultimi 25 anni – osserva il Chief Economist – i prezzi di vendita sono rimasti generalmente costanti con l’indice Pmi dell’attività a 52.0 o più basso e, storicamente, i prezzi di acquisto crescevano molto più lentamente rispetto ad ora. Riteniamo che questo aumento della pressione dei costi sia causato dal cambiamento demografico, rendendo più difficile per la Bce di raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2%”.

“La scivolata del terziario – conclude de la Rubia – sta accadendo in tutta l’eurozona. La crescita è rallentata in Germania, Italia e Spagna. La Francia, con il Pmi in salita, è l’unica eccezione. Ma anche lì il settore sembra non riuscire a crescere arrancando quindi dietro gli altri Paesi”.

I dati

Dando uno sguardo ai dati, si evince che, per quanto riguarda la situazione italiana, nel 2024, la produzione ha continuato a crescere per il settimo mese consecutivo fino a luglio, sebbene a un ritmo più lento. Nonostante la pressione dei costi elevati e l’inflazione dei prezzi di vendita in calo, le aziende hanno mantenuto una fiducia positiva, ma al livello più basso dell’anno. L’Indice Hcob Pmi dell’Attività Terziaria in Italia è sceso a 51.7 da 53.7 di giugno, segnando la crescita più lenta in sei mesi. L’aumento dell’attività è stato attribuito a una domanda migliore e a nuovi clienti, ma la crescita dei nuovi ordini e delle vendite estere ha continuato a rallentare. L’occupazione è aumentata per il nono mese consecutivo, ma a un ritmo moderato, e il lavoro inevaso è diminuito. I costi operativi sono rimasti elevati, mentre l’inflazione dei prezzi di vendita ha registrato il terzo mese consecutivo di riduzione. La fiducia delle aziende terziarie italiane sulle prospettive economiche è stata positiva, ma al livello più debole dell’anno, basata sulle speranze di acquisire nuovi clienti e migliorare le condizioni geopolitiche.

Mentre, guardando l’Eurozona, dopo un inizio anno promettente con una forte crescita a maggio, l’indagine Hcob di luglio ha mostrato un rallentamento dell’espansione economica, con una crescita marginale dell’attività economica e una riduzione della domanda di beni e servizi, soprattutto esteri. L’Indice Hcob Pmi della Produzione Composita è sceso a 50.2, segnalando una crescita debole. Il settore dei servizi ha continuato a crescere, mentre la produzione manifatturiera ha subito una contrazione. La Germania ha registrato un declino dell’attività economica, la Francia ha mostrato un peggioramento e le espansioni in Spagna e Italia sono state deboli. I nuovi ordini sono diminuiti per il secondo mese consecutivo, con un calo significativo dei nuovi ordini internazionali. Le aziende hanno smaltito gli ordini inevasi e la fiducia nel futuro è diminuita ai minimi da gennaio. L’occupazione nel settore privato è stagnante rispetto alla crescita robusta della prima metà dell’anno. L’inflazione dei costi è aumentata, conclude il report, con un’accelerazione delle spese operative sia nel manifatturiero che nei servizi, mentre l’aumento dei prezzi di vendita è stato il più lento da ottobre.

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