lunedì, 18 Novembre, 2024
Esteri

Israele continua uccisioni mirate e prepara la difesa per la “vendetta” iraniana

Non è chiaro come è stato assassinato Haniyeh. A Teheran arrestati “traditori”

Israele ha assassinato altri due comandanti delle milizie armate di Hamas e Hezbollah: Sheikh Haitham Balidi, 25 anni, che si trovava in Cisgiordania e Ali Nazih Abed Ali in Libano. Le forze israeliane (Idf) li considerano “figure centrali” delle organizzazioni terroristiche. L’esercito israeliano ha fatto sapere di aver colpito un centro di comando e controllo di Hamas situato in una ex scuola di Gaza City. I militari si preparano anche alla difesa dall’annunciata rappresaglia iraniana, per l’assassinio di Isail Haniyeh, che alcune fonti prevedono per il 12 o 13 agosto – giorni in cui cadono le commemorazioni della distruzione del Tempio di Gerusalemme – e che potrebbe somigliare a quella dell’aprile scorso. In Iran sono anche state arrestate decine di persone e tra questi potrebbero esserci le “talpe” che avrebbero aiutato gli assassini del capo politico di Hamas. Tra gli arrestati anche funzionari dell’intelligence di Teheran, ovvero dei presunti traditori, militari di alto grado e membri dei Guardiani della Rivoluzione preposti al presidio del resort dove si trovava Haniyeh. Il Mossad avrebbe assoldato agenti iraniani per piazzare esplosivi in tre diverse stanze della residenza dove solitamente alloggiava a Teheran il leader politico di Hamas. Questa versione dei fatti, veicolata dal New York Times e quotidiani inglesi, è stata però smentita dalle autorità iraniane attraverso l’agenzia Tasnim. La versione del quotidiano statunitense sarebbe “piena di menzogne”, frutto “della guerra psicologica” israeliana e “non ha alcun valore giornalistico.” L’agenzia smentisce anche la ricostruzione dell’assassinio che vuole Haniyeh ucciso da un ordigno esplosivo – e non da un missile – che era piazzato da tempo negli alloggi del palazzo di Teheran che lo ospitava. Anzi dall’Iran arriva una ulteriore versione: il capo di Hamas sarebbe stato ucciso da un “proiettile a corto raggio con una testata di circa sette chilogrammi” e per questo ci sarebbe stata una “forte esplosione all’esterno dell’area del luogo in cui soggiornava Haniyeh”. La fonte della Tasnim parla di “una serie di dettagli” che – afferma – hanno “chiarito” che l’ormai ex capo politico di Hamas “non è stato ucciso dall’esplosione di una bomba nascosta nella sua residenza”, ma piuttosto da un “proiettile, trasportato da un drone o da un altro vettore”.

La “vendetta” dell’Iran

Ieri i Pasdaran hanno ribadito che la vendetta di Teheran per l’assassinio di Haniyeh sarà “severa” e si consumerà nei “tempi, nei luoghi e nei modi appropriati”. L’avvertimento è arrivato dalle Guardie della rivoluzione in una nota, in un messaggio diretto al “regime terrorista sionista”. I Pasdaran, come riportano anche i media israeliani, sono tornati a puntare il dito anche sugli Stati Uniti perché hanno assistito Israele nell’organizzazione dell’omicidio del capo politico di Hamas. L’ambasciata americana a Beirut ha chiesto ai connazionali di lasciare il Libano “in qualsiasi modo possibile”. Mentre si teme un’escalation della guerra il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, insiste perché venga definito un “accordo sugli ostaggi e un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza”.

Colloqui al Cairo

In questi giorni nella capitale egiziana è arrivata la delegazione israeliana incaricata di partecipare a nuovi colloqui: della delegazione fanno parte il capo del Mossad, David Barnea, e il numero uno dello Shin Bet, Ronen Bar. Previsto un incontro con il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel. Nella delegazione israeliana c’è anche il coordinatore per le attività del governo nei Territori (Cogat), Ghassan Alian. In agenda ci sarebbero il rilascio degli ostaggi israeliani trattenuti nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre in Israele e questioni relative al confine tra l’Egitto e l’enclave palestinese nel mirino delle operazioni militari israeliane da quasi dieci mesi. Sul tavolo, secondo il Jerusalem Post, ci sarebbe anche la possibile riapertura del valico di Rafah.

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