Si torna a parlare di agricoltura dopo che oggi la Coldiretti ha dato il via alla raccolta di pomodori presso l’azienda agricola Il Vignale di Orta Nova, in provincia di Foggia. Dopo aver fatto un primo bilancio delle condizioni di lavoro, risulta ormai chiaro che l’attuale stagione si avvia entro una cornice di grandi incertezze, dovute soprattutto al clima e al nulla di fatto riguardo alle condizioni contrattuali per i produttori, sottomessi a un aumento inevitabile dei costi. In generale, la questione agricola è ambivalente, con dati che si alternano tra produzioni rassicuranti e possibili crisi. A fare un punto della situazione ad aprile 2024 era stato il volume ‘Conoscere l’agricoltura’ redatto da Confagricoltura Brescia in collaborazione con Nomisma. Secondo i dati riportati dal rapporto suddetto, il valore produttivo del nostro settore primario era aumentato del 3% già nel 2023, trascinato specialmente dalla zootecnia. Ma il numero di imprese agricole attive è in drastico calo fin dal 2018, con una contrazione di oltre il 6,4%.
Secondo la banca dati messa a disposizione da Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, si produce circa il 10% in meno rispetto a vent’anni fa, nonostante i progressi e gli investimenti nel settore tecnologico. Finora, ad attutire la crisi ci hanno pensato le altre attività connesse all’agricoltura, il cui peso nel valore è all’incirca del 20%. E questo ovviamente non fa altro che diminuire ulteriormente il già fragile potere contrattuale delle imprese agricole nei confronti delle grandi industrie agroalimentari e della distribuzione.
Il rendimento
Così, tornando agli amati pomodori, possiamo capire quanto sia importante prendere in considerazione il rendimento di un settore che lo scorso anno ha garantito degli introiti pari a 5 miliardi di euro, impiegando 7.000 imprese e oltre 10.000 addetti. La Puglia e l’Emilia Romagna, le due principali regioni per produzione di pomodori, diventano portatrici di due opposte tendenze della nostra agricoltura: al Sud vigono siccità e assenza di precipitazioni, con un impiego estensivo di suolo, mentre al Nord le terre a disposizione si contraggono a causa di alluvioni e generale maltempo. Il risultato tuttavia è lo stesso: come afferma ancora la Coldiretti, la produzione generale subirà un drastico calo.
Il futuro
L’unica speranza è attualmente riposta nelle future direttive politiche e nel recente Decreto Agricoltura, che dovrebbe spostare l’attenzione soprattutto sulle nuove tecnologie, sulle energie rinnovabili e sugli investimenti in tecniche di coltura ecologiche e sostenibili a lungo termine. Ma come ha detto Giovanni Garbelli, Presidente di Confagricoltura Brescia: “Non c’è transizione senza agricoltura. È fondamentale mettere al centro l’agricoltore, non le speculazioni, e utilizzare le opportunità delle agroenergie per creare filiere virtuose e rendere più resiliente l’intero sistema agricolo”.