lunedì, 23 Dicembre, 2024
Attualità

La riforma del settore Giochi nel solco della tradizione parlamentare

Stati Generali dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

Il Vice Ministro Leo nel marzo scorso aveva annunciato l’approvazione in via definitiva del decreto legislativo che interveniva sui giochi mettendo ordine nell’intero settore. Durante gli Stati Generali dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il Viceministro ha confermato che “stiamo lavorando con la Conferenza Unificata Stato enti locali per risolvere diverse questioni, soprattutto quella delle distanze”.

Gli Stati Generali sono stati perciò occasione per riportare l’attenzione sull’intera filiera dei giochi e per aprire un proficuo di battito tra istituzioni politica, imprese, giocatori consumatori, istituti di ricerca. E mi pare che, alla luce di quanto emerso nella tre giorni di lavoro questo obiettivo sia stato pienamente raggiunto per merito della squadra messa in campo dal Direttore generale dell’Agenzia, il Consigliere Roberto Alesse.

Il Governo ha ravvisato dunque la necessità di un riordino del settore dei giochi, dando seguito agli impegni assunti in più occasioni, partendo dalla Conferenza Stato Regioni ed enti locali del 07/09/2017, ma anche dalle conclusioni votate pressoché all’unanimità al termine dell’“Indagine conoscitiva sul settore dei giochi”, che fu svolta dalla Commissione Finanze e Tesoro del Senato nel corso della XIV legislatura, presidente chi scrive, e da quelle della “Commissione d’inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico”, presidente Mauro Maria Marino, altrettanto condiviso da tutte le forze politiche della scorsa legislatura. La normativa disegnata, appare ispirata alla stessa filosofia di fondo dei vari documenti: la salvaguardia dell’ordine pubblico, la tutela della salute del giocatore consumatore ed il forte contrasto alla criminalità organizzata.

Ci sembra molto importante, inoltre, la volontà del governo di voler definire “regole trasparenti e uniformi per l’intero territorio nazionale in materi di titoli abilitativi all’esercizio dell’offerta di gioco”… riservando allo Stato la definizione delle regole necessarie per esigenze di ordine e sicurezza pubblica”.

Un documento imprescindibile è quello redatto dalla Corte dei Conti che aveva allargato il suo sguardo complessivo su tutti i riferimenti normativi in tema di contrasto al gioco d’azzardo patologico;

sulle statistiche sul consumo di gioco d’azzardo condotte dall’Istituto di fisiologia clinica del Centro nazionale delle ricerche e su quelle dell’Istituto Superiore di Sanità; sull’operatività del fondo per il gioco d’azzardo patologico; sull’andamento del mercato dei giochi con il quadro dei flussi finanziari e della disciplina fiscale in vigore; sull’attuale contesto delle concessioni nella gestione dei giochi; il sistema dei controlli.

I magistrati della Corte dei Conti, inoltre auspicavano che venisse riconosciuto il ruolo economico dell’intero comparto, riconoscendogli una rilevante importanza in termini di occupazione, sviluppo tecnologico ecc. ecc. e non solo perché assicura allo Stato consistenti entrate. E nello stesso tempo presiede e garantisce l’ordine e la salute pubblici.

Per questo il tema necessita di organiche soluzioni che passino anche attraverso un concreto e proficuo dialogo tra soggetti pubblici e associazioni delle imprese di categoria.

Per quanto riguarda le proposte che si potrebbero avanzare:

1) ripristinare un diretto collegamento tra la vendita dei biglietti di concorsi pronostici, scommesse e lotterie e la destinazione sociale e culturale dei proventi erariali;

2) incrementare l’azione di contrasto del gioco clandestino;

3) gestire unitariamente l’offerta dei giochi coprendo anche quella parte del gioco che attualmente è gestito dal mercato illegale, evitando sovrapposizioni e omogeneizzando le regole, la disparità di trattamento fiscale, di aggi e di condizioni di concessione;

4) all’azione di razionalizzazione organizzativa deve naturalmente accompagnarsi una decisa opera di semplificazione e riorganizzazione normativa e regolamentare attraverso la redazione di un corpo di norme, sia di natura legislativa che regolamentare;

5) istituire il Registro Nazionale degli esclusi dal gioco.

Non vi è dubbio che il richiamo ai valori etici e morali in forza dei quali occorre frenare un uso smodato del gioco dovrà costituire l’indirizzo fondamentale e unanime di tutta la filiera dei giochi.

Ed ora parliamo di un’ultima questione strettamente economica. Per il 2024, infatti, la crescita dell’1% del Pil è collegata al PNRR per il 90%.

Nel 2022 il PIL italiano era pari ad Euro 1.909.154 milioni. La spesa degli italiani in prodotti di gioco è stata pari ad Euro 20.364 milioni. Il contributo al PIL, pertanto pari all’1.1%.

In altre parole, rinunciare al gioco pubblico lecito: vanificherebbe gli effetti del PNRR su tutta l’economia italiana e significherebbe rinunciare a oltre 12 miliardi di gettito erariale senza considerare la redistribuzione di ricchezza che genera grazie ad esempio al lavoro che garantisce.

Tale gettito potrebbe essere ugualmente assicurato prendendo in esame la cosiddetta tassazione sul margine e non sul complessivo volume di giocato.

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