L’Italia è da sempre una delle destinazioni vacanziere predilette sia dai turisti stranieri che dagli italiani stessi. Non a caso, il settore turistico rappresenta un pilastro fondamentale della nostra economia, generando un impatto significativo sul Pil e sull’occupazione. Addirittura, secondo i dati Istat, nel 2019 il Belpaese è stato la quinta nazione più visitata al mondo, arrivando invece terzo nella classifica dei pernottamenti, dietro soltanto a Usa e Spagna.
Dal 2020, invece, la situazione è cambiata in peggio, ovviamente a causa della pandemia di Covid-19. La normalità nel settore turistico ha cominciato a riaffiorare dopo ben due anni e una perdita complessiva di 24 miliardi di euro. Infatti, nel 2022 ci sono stati oltre 17 milioni di viaggiatori e un guadagno totale di circa 13 miliardi, non distante dai livelli pre-pandemici. E da quel momento in poi le cose hanno continuato a migliorare. Ad aprile 2023, il Presidente della Confcommercio Carlo Sangalli aveva infatti potuto affermare: “Il turismo è tornato a essere il settore di traino dell’economia italiana”.
La situazione a oggi
A sorpresa, nonostante la difficile situazione internazionale e la conseguente inflazione, il turismo estivo nel 2024 supererà alcuni dei livelli record del 2019. A dirlo è l’ultima indagine condotta dall’Isnart, Istituto Nazionale Ricerche Turistiche per Unioncamere. In generale, l’indagine evidenzia la positività di un trend che ha coinvolto anche il periodo invernale e primaverile.
Infatti, da gennaio a marzo abbiamo assistito a circa 8,3 milioni di italiani in partenza per la montagna. È stato un primo trimestre di vacanze brevi, con 2 pernottamenti a destinazione al massimo per il 62% dei viaggiatori e solo il 29% con pernottamenti da 3 a 5 giorni. Dieci milioni di italiani sono invece partiti per le vacanze di Pasqua, mentre altri 8 milioni e mezzo hanno fatto un viaggio per il ponte del 25 aprile. Questi i dati dell’Osservatorio Turismo Confcommercio e di SWG.
Ritornando all’indagine Isnart, da giugno è stato intercettato un boom delle prenotazioni alberghiere, con un tasso di occupazione decisamente alto anche a settembre. Ciò evidenzia una nuova e interessante tendenza, ossia l’allungarsi della stagione estiva, probabilmente a causa anche delle sempre crescenti incertezze temporali.
“Le previsioni più che positive per la stagione estiva in corso confermano un trend di crescita importante per l’intera filiera del turismo. È tuttavia necessario puntare anche a sostenere un turismo di qualità e non solo di quantità, con strategie capaci di contenere soprattutto le dinamiche di overtourism.” così si è espressa la Presidente dell’Isnart Loretta Credaro.
Accanto a questi risultati si colloca anche la crescita degli affitti privati, che assieme alla maggior parte delle prenotazioni alberghiere sono stati effettuati sulle piattaforme di OTA come Booking e Airbnb.
L’altra faccia della medaglia
D’altro canto, un aumento dei vacanzieri significa una maggiore domanda di strutture e servizi, dunque un aumento anche dei prezzi e dei costi di gestione. Sempre l’Isnart lo conferma: il 48% delle strutture dichiara di aver dovuto aumentare i prezzi per far fronte all’aumento dei costi di gestione. Il fenomeno appare condizionato dalla consistente crescita della domanda soprattutto straniera e dal peso dell’inflazione, messo in evidenza dal 59% delle strutture al mare e dal 56% di quelle in montagna. Quanto alla tipologia di strutture, i prezzi aumentano maggiormente per gli hotel (59%) e per gli agriturismi (51%), mentre resta stabile il prezzo praticato dai camping e dai villaggi turistici (75%). Dal punto di vista territoriale il trend di rincaro risulta più marcato nel Nord-Est, al Sud e alle Isole.