Ernesto Nathan (1845/1921) primo sindaco di Roma, è sicuramente un personaggio particolare sotto molteplici aspetti. Nasce a Londra il 5 ottobre 1845 da madre di origine italiana, di Pesaro, Sara Levi Nathan (1819/1882), fervente mazziniana e dal padre Moses Mexer Nathan, agente di cambio tedesco, conosciuto a Livorno e che sposa nel 1836. Ernesto rimane orfano di padre all’età di 14 anni, coi suoi 11 germani. Sara Levi conosce Giuseppe Mazzini nel 1837 a Londra durante il periodo di esilio di questi e da quella data ne inizia una intensa corrispondenza epistolare.
Risulta che fece da tramite tra Mazzini e Garibaldi nella speranza che – insoddisfatta per l’esito monarchico dell’unificazione – il Paese avesse raggiunto una svolta repubblicana che Mazzini tanto desiderava. In una lettera scritta a Garibaldi il 19 giugno 1862 dice, tra l’altro, che: “La Patria è salva se sono uniti i due uomini che l’Italia ama e stima al di sopra di tutti.” Viene per l’attivismo accusata di cospirazione e costretta a trovare rifugio a Lugano per evitare l’arresto, ove vi soggiorna anche Mazzini fino al 1871, data in cui, sotto pseudonimo, torna in Italia e si trasferisce a Pisa, nella casa della figlia di Sara Levi, Janet Rosselli. Mazzini trascorre gli ultimi giorni di vita assistito, tra altri familiari anche da Sara Levi che si occupa del feretro (10 marzo 1872) insieme alla moglie di Marco Aurelio Saffi (1819/1890), deputato dell’Assemblea costituente della Repubblica Romana prima e del Regno d’Italia nel 1861, politico di spicco dell’ala repubblicana radicale, incarnata da Giuseppe Mazzini, del quale è considerato l’erede politico.
La madre di Ernesto Nathan, nel frattempo, si prodiga a dare sostegno finanziario per la causa risorgimentale anche con missioni diplomatiche e di raccordo tra le varie organizzazioni del movimento insurrezionale. Mentre Ernesto vive l’adolescenza tra varie località, tra cui Firenze, Lugano, Milano e la Sardegna. Il 16 giugno 1867, a 22 anni si sposa con tale Virginia Mieli. Nel 1870 si trasferiscono a Roma, lui come amministratore al mazziniano “La Roma del Popolo”.
Alla morte della madre, avvenuta a Londra il 19 febbraio 1882, Ernesto eredita tutte le carte di Mazzini, compreso l’onere delle loro pubblicazioni, una effettiva eredità politica che la madre aveva costruita nelle sue battaglie tra le quali, negli ultimi anni della sua vita, vi è quella per l’abolizione della prostituzione legalizzata.
Nel 1888 Ernesto Nathan ottiene la cittadinanza italiana onoraria a Pesaro, città natale della madre, ove ricopre la prima carica politica di consigliere provinciale dal 1889 al 1895, mentre già nel 1887 è “iniziato” alla Massoneria e negli anni successivi viene affiliato maestro presso la loggia massonica di Roma, per diventarne nel 1896 Gran maestro del Grande Oriente d’Italia, fino ad essere insignito del 33esimo ed ultimo grado del famoso RSAA (Rito scozzese antico ed accettato) e membro effettivo del Supremo Consiglio d’Italia.
La Massoneria, a quell’epoca, ha un’incisiva penetrazione ed influenza nella società italiana e sia Mazzini che Saffi ne sanno trarre benefici politici, specie Mazzini per la sua “società segreta”, cioè la Giovine Italia.
Nel 1889 è tra i fondatori della Società Dante Alighieri.
Nell’aprile 1898 Nathan viene eletto Consigliere comunale di Roma e poi nominato assessore all’economia o e ai beni culturali proprio in un momento molto delicato per la tumultuosa crescita edilizia e demografica. Dei 226 mila abitanti del 1871, nel 1900 si passa al raddoppio e contemporaneamente si avvia una frenetica attività edificatoria con grandi edifici pubblici, nuova viabilità, nuovi quartieri residenziali, a dispregio dell’immenso patrimonio archeologico cittadino che affiora, immancabilmente, a ogni scavo di fondazioni di nuovi edifici e strade.
La sua amministrazione di sindaco viene, però, improntata a un forte senso dell’etica pubblica, “di dichiarata ispirazione mazziniana, nella versione municipalistica di Aurelio Saffi, al quale era legato per essere stato Presidente del Circolo Giuseppe Mazzini di Forlì.
In qualità di primo sindaco di Roma non proveniente dalla classe dei proprietari terrieri dal 1907 ha presente due questioni: lo sforzo di governare la gigantesca speculazione edilizia a seguito del trasferimento della Capitale da Torino a Roma, dopo il breve periodo di sei anni (dal 1865 al 1871 a Firenze) e un vasto piano d’istruzione per l’infanzia e il sostegno alla formazione professionale, pensati e realizzati in chiave assolutamente laica.
Nel 1909 viene approvato – all’unanimità – il primo piano regolatore della città, che definisce le aree da urbanizzare fuori le mura, tenendo conto che il 55% delle aree edificabili sono in mano a soli otto grandi proprietari. Impone la tassa sulle aree fabbricabili e procede agli espropri già stabiliti dal governo Giolitti a livello statale. Quanto sopra comporta inevitabili attacchi alla Giunta Nathan da parte dei grandi proprietari terrieri legati alle finanze vaticane.
Nello stesso anno 1909, tramite referendum popolare, procede alla municipalizzazione del settore dei servizi, tra i quali il servizio tranviario e dell’energia elettrica. Nasce, quindi, l’Azienda Autonoma Tranvie Municipali e l’Azienda elettrica municipale. La Centrale Montemartini (dal nome dell’assessore ai servizi tecnologici Giovanni Montemartini, di Via Ostiense, dal 1912 rappresenta il primo impianto pubblico cittadino di energia elettrica, così come sono stati rilevati, in virtù del predetto referendum del 1909, i due acquedotti fondamentali dell’acqua Marcia e dell’Acqua Vergine, in mano al Vaticano.
Nella politica di opere pubbliche vi fanno parte i lavori per la centrale del latte all’Esquilino (1910) e dei mercati generali all’Ostiense (1912), approfittando di finanziamenti dello Stato centrale in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia (1911).
Anche gli asili comunali per l’infanzia durante l’amministrazione Nathan raggiungono circa 150, tanti in rapporti a circa le attuali 288 scuole materne comunali.
La sua impronta si estende anche oltre la città, cioè all’agro romano con scuole rurali, e con la realizzazione di case cantoniere e presidi medici che garantiscono assistenza gratuita.
Ernesto Nathan, nel 1915, a 70 anni, col grado di tenente più anziano d’Italia, presta servizio nell’esercito italiano e opera sul Col di Lana (Belluno), sulle Dolomiti e al suo ritorno, per due anni, dal 1917 al 1919 torna a ricoprire la carica di Gran maestro del Grande Oriente d’Italia.
Muore a 76 anni, nel 1921, e la sua salma è tumulata nel cimitero del Verano. Mentre è proprio di questi giorni la consegna del busto di Ernesto Nathan al Comune di Livorno da parte dell’attuale Gran Maestro, Antonio Seminario, il quale, nella cerimonia ha, tra l’altro, detto, che: “La mia speranza ora è quella di esporne un altro a Palazzo Giustiniani, che fu la sede del Goi che Nathan inaugurò e che il fascismo ci confiscò “.