domenica, 8 Settembre, 2024
Attualità

Parolin ha incontrato Zelensky. Il Papa vicino “alla martoriata Ucraina”

Cresce la percentuale di ucraini disposti a cedere territori pur di finire la guerra

Il Presidente Zelensky ha avuto “un incontro significativo” con il Segretario di stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin. Al centro del confronto ledecisioni del primo vertice di pace e sul ruolo del Vaticano nello stabilire “una pace giusta e duratura” per l’Ucraina. “Sono grato per il sostegno del cardinale al nostro Paese e al nostro popolo” ha scritto il Presidente ucraino, mentre la Santa Sede ha ribadito la “vicinanza del Papa” alla “martoriata Ucraina”. Il cardinale Pietro Parolin, nel contesto della sua visita a Kiev, si è recato, tra l’altro, nell’ospedale pediatrico Okhmatdyt che ancora porta i segni del bombardamento russo dello scorso 8 luglio. Nel nosocomio di Kiev il porporato si è recato nei reparti che sono stati riaperti per primi, soffermandosi a parlare con i genitori e i bambini ricoverati. Intanto anche in Cina continua la tessitura di una tela per la pace che possa portare frutti concreti. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha iniziato la sua visita a Pechino sottolineando in un video su Instagram che “davanti a noi ci sono negoziati estesi, dettagliati e sostanziali con il mio collega cinese Wang Yi riguardo alle modalità per una pace giusta. Dobbiamo evitare la competizione tra i piani di pace. È molto importante che Kiev e Pechino conducano un dialogo diretto e scambino posizioni”.

Legge marziale fino a novembre

Intanto il parlamento ucraino ha approvato i progetti di legge sul prolungamento della legge marziale e sulla mobilitazione generale presentati dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Il Parlamento ha sostenuto la proroga della legge marziale per 90 giorni, dal 12 agosto al 9 novembre”. Mentre l’Ungheria si aspetta che la Commissione europea costringa l’Ucraina a consentire il transito di Lukoil sul suo territorio e continuerà a bloccare l’erogazione della prossima tranche del Fondo europeo per la pace fino a quando la questione non sarà risolta, ha dichiarato il suo ministro degli Esteri al canale televisivo ungherese ATV. “Continueremo a bloccare l’erogazione del Fondo europeo per la pace finché l’Ucraina non risolverà la questione Lukoil”, ha dichiarato Peter Szijjarto. La Commissione europea sta “raccogliendo maggiori informazioni” sullo stop di Kiev alle forniture di petrolio russo verso l’Ue attraverso l’oleodotto Druzhba: “al momento non vi è alcun impatto immediato sulla sicurezza dell’approvvigionamento petrolifero dell’Ue”. Lo ha detto un portavoce dell’esecutivo Ue spiegando che Bruxelles sta ora “esaminando” la lettera inviata ieri da Ungheria e Slovacchia nella quale i ministri degli Esteri dei due Paesi denunciano che l’azione ucraina di interrompere il transito del greggio di Lukoil mette a rischio la sicurezza energetica di entrambi i paesi. La Commissione europea “è pronta a sostenere gli Stati membri colpiti nella ricerca di una soluzione insieme all’Ucraina”, ha sottolineato il portavoce, indicando che la situazione è sotto monitoraggio e che Bruxelles è “in stretto contatto con le autorità ungheresi, con quelle slovacche e con Kiev”. Budapest e Bratislava “hanno richiesto una riunione del comitato di politica commerciale” Ue domani “e questo offrirà una opportunità per discutere la questione”, ha riferito ancora il portavoce.

Ritorsioni da Mosca

Mentre il Cremlino ha fatto sapere che risponderà a un eventuale utilizzo dei proventi dagli asset russi in Europa per sostenere militarmente l’Ucraina invasa dalle truppe russe. “In un modo o nell’altro, ci sarà una risposta. Queste azioni da ladri non possono rimanere senza reciprocità”, ha dichiarato il portavoce del Presidente Putin, Peskov. “Naturalmente esploreremo la possibilità di perseguire legalmente le persone coinvolte nell’adozione e nell’attuazione di queste decisioni, poiché si tratta di una violazione del diritto internazionale, violazione dei diritti di proprietà e così via”.

Sondaggio: sempre più ucraini stanchi della guerra

Il 32% degli ucraini è disposto ad accettare di fare concessioni territoriali per porre fine alla guerra causata dall’invasione militare russa del loro paese. Lo rivela un sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia di Kiev su opinioni raccolte lo scorso aprile. Si tratta del livello più alto dall’inizio della guerra, due anni e 5 mesi fa: nel settembre di quell’anno, ad accettare un tale scenario era solo l’8%. Tra febbraio e aprile di quest’anno, il numero di ucraini disposti a cedere territori è aumentato dal 26 al 32%. A rifiutare qualunque rinuncia territoriale resta comunque il 55% degli ucraini.

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