“Le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace”. È l’invito rivolto ieri dal Papa dopo il consueto Angelus domenicale, affacciandosi su una piazza San Pietro piena di fedeli e turisti che hanno resistito imperterriti alla canicola romana. E dunque Francesco è tornato a parlare dei tanti conflitti in atto nel mondo, a partire da quanto sta accadendo in Ucraina e in Medio Oriente: “Questa settimana”, le sue parole, “inizieranno i Giochi Olimpici di Parigi che saranno seguiti dai Giochi Paralimpici. Lo sport ha anche una grande forza sociale, è capace di unire pacificamente persone di culture diverse. Auspico che questo evento possa essere segno del mondo inclusivo, che vogliamo costruire e che gli atleti con la loro testimonianza sportiva siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani in particolare secondo l’antica tradizione”.
Insomma, anche nella giornata di ieri i pensieri del Pontefice non sono stati altro che nuovi appelli affinché si possa arrivare, laddove ci sono conflitti, a una pace giusta e duratura: “Non dimentichiamo che la guerra è sempre una sconfitta”, ha nuovamente rimarcato, chiamando tutti a pregare anche per il Myanmar e per tutte le nazioni che purtroppo stanno nelle stesse condizioni.
Tra riposo e compassione
L’Angelus di Bergoglio si è invece incentrato sul richiamo alla necessità di bilanciare il riposo e la compassione nella nostra vita quotidiana. In un mondo spesso dominato dalla fretta e dall’attivismo, il Pontefice ha invitato a fermarci, a riflettere e a trovare la pace interiore necessaria per essere veramente compassionevoli verso gli altri. Un messaggio di grande rilevanza, che risuona con forza in una società che troppo spesso sacrifica l’essenziale sull’altare della produttività. E su questo principio Francesco ha messo in guardia contro la “dittatura del fare”, un fenomeno che può manifestarsi non solo nella vita personale e lavorativa, ma anche nella vita familiare: “Ci agitiamo e perdiamo di vista l’essenziale, rischiando di esaurire le nostre energie e di cadere nella stanchezza del corpo e dello spirito. È un monito importante per la nostra vita, per la nostra società spesso prigioniera della fretta, ma anche per la Chiesa e per il servizio pastorale”. Ha quindi parlato della situazione dei genitori, in particolare dei padri, che sono costretti a lavorare lunghe ore, privandosi del tempo prezioso con i loro figli. “Spesso escono al mattino presto, quando i bambini stanno ancora dormendo, e tornano tardi la sera, quando sono già a letto. E questa è un’ingiustizia sociale”, ha spiegato.
No all’ansia del fare
Il riposo proposto da Gesù ai suoi discepoli (ricordato nel Vangelo di ieri), ha spiegato il Papa, non è una fuga dal mondo, un ritirarsi nel benessere personale, ma una condizione necessaria per poter avere compassione. Solo se si impara a riposare si può sviluppare uno sguardo misericordioso che coglie i bisogni degli altri: “È possibile avere uno sguardo compassionevole, che sa cogliere i bisogni dell’altro, soltanto se il nostro cuore non è consumato dall’ansia del fare”. L’invito di Francesco, insomma, è quello di trovare un po’ di “deserto” interiore in mezzo ai rumori e alle attività di ogni giorno: “Prendiamoci questo impegno, specialmente adesso che è estate: cerchiamo di rallentare il passo, fermiamoci un po’ di più a contemplare la natura e a condividere il tempo con le persone che amiamo, non trascuriamo il dialogo con Dio. Questo ci renderà persone attente e capaci di compassione”.