domenica, 17 Novembre, 2024
Esteri

Bangladesh: la Corte Suprema riduce le quote di lavoro governative dopo i disordini mortali

La Corte Suprema del Bangladesh ha ridimensionato, domenica, un controverso sistema di quote per i candidati a posti governativi, segnando una vittoria parziale per gli studenti in protesta dopo giorni di disordini e scontri mortali con la polizia. Frustrati dalla mancanza di buoni lavori, gli studenti chiedevano l’abolizione di una quota che riservava il 30% dei posti ai parenti dei veterani della guerra d’indipendenza del 1971. Nonostante il governo avesse bloccato questa quota nel 2018, a giugno l’Alta Corte l’aveva ripristinata, scatenando nuove proteste. Ora, la Corte Suprema ha ridotto la quota dei veterani al 5%, destinando il 93% dei posti al merito e il 2% a minoranze etniche, persone transgender e disabili. Le proteste hanno rappresentato una seria sfida per il governo del Bangladesh da quando il Primo Ministro Sheikh Hasina ha ottenuto un quarto mandato consecutivo nelle elezioni di gennaio. Le università sono state chiuse, Internet è stato oscurato e il governo ha ordinato alla popolazione di rimanere a casa. Le proteste sono diventate mortali martedì, quando gli studenti della Dhaka University hanno iniziato a scontrarsi con la polizia. La violenza è aumentata con l’uso di gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate fumogene da parte delle forze dell’ordine contro i manifestanti. Hasnat Abdullah, leader del Movimento studentesco contro la discriminazione, ha dichiarato che molte persone sono state uccise, “quindi lo Stato deve assumersi la responsabilità”. I manifestanti sostengono che il sistema delle quote sia discriminatorio e favorisca i sostenitori di Hasina, il cui partito Awami League ha guidato il movimento per l’indipendenza, chiedendo un sistema basato sul merito. Il principale partito di opposizione, il Bangladesh Nationalist Party (BNP), ha appoggiato le proteste, ma ha negato che i suoi seguaci fossero responsabili della violenza e ha respinto le accuse del partito governativo di sfruttare le proteste per fini politici.

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