L’incontro a Pechino tra le fazioni palestinesi, inclusi alti funzionari di Hamas e Fatah, rappresenta un ulteriore tentativo di risolvere le loro divisioni per il controllo della Cisgiordania e di Gaza. Questo evento segna anche un passo cauto della Cina verso un ruolo più significativo nella diplomazia mediorientale. Pechino non partecipa agli sforzi degli Stati Uniti per un cessate il fuoco a Gaza, ma ospitando i colloqui per l’unità palestinese, la Cina si propone come un attore alternativo con minori rischi diplomatici. Fariz Mehdawi, ambasciatore dell’Autorità Nazionale Palestinese in Cina, ha dichiarato che Pechino considera i colloqui per l’unità palestinese funzionali al suo obiettivo di ospitare una conferenza internazionale di pace. A maggio, il leader cinese Xi Jinping ha riaffermato il sostegno a una “conferenza di pace internazionale ampia” e alla creazione di uno stato palestinese indipendente. La Cina intende anche contribuire alla ricostruzione di Gaza post-conflitto. Diplomatici cinesi hanno incontrato il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, esprimendo l’interesse della Cina a sviluppare relazioni con Hamas. La Cina mantiene rapporti diplomatici e commerciali con Israele, pur non avendo mai ufficialmente condannato gli attacchi del 7 ottobre. Questo incontro si aggiunge al recente successo della Cina nel facilitare un accordo tra Arabia Saudita e Iran, sostenuto da Oman e Iraq, senza l’intervento degli Stati Uniti o dell’Europa. I colloqui a Pechino si svolgeranno presso la Diaoyutai State Guesthouse, con la partecipazione di una delegazione di alti funzionari di Fatah e Hamas. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi terrà incontri con entrambe le fazioni. I rapporti tra la Cina e i palestinesi risalgono agli anni ’60 e nel 1988 la Cina è stata fra i primi paesi a riconoscere uno stato palestinese. I palestinesi fanno affidamento su Pechino principalmente per il sostegno diplomatico presso le Nazioni Unite.