Ancora scambi di prigionieri tra Russia e Ucraina grazie alla mediazione degli Emirati Arabi Uniti mentre il Parlamento europeo, nella sua prima seduta, approva una risoluzione (495 voti a favore, 137 contrari e 47 astenuti) che ribadisce il sostegno degli eurodeputati all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Invita l’Ue a mantenere ed estendere la sua politica di sanzioni contro Russia e Bielorussia, a monitorarne e riesaminarne l’efficacia e l’impatto e ad affrontare sistematicamente la questione dell’elusione delle sanzioni da parte di aziende con sede nell’Ue, terze parti e paesi terzi. L’Eurocamera “accoglie con favore i negoziati di adesione all’Ue recentemente avviati con l’Ucraina e la Moldova”. Il Parlamento, poi, “ribadisce la sua precedente posizione secondo cui tutti gli Stati membri dell’Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a sostenere l’Ucraina militarmente con almeno lo 0,25% del loro Pil annuo; accoglie con favore la decisione della Nato di garantire forniture militari per un valore di almeno 40 miliardi di dollari nel futuro prossimo”. L’Europarlamento ha anche condannato “la recente visita del primo ministro ungherese Viktor Orban alla Federazione russa”. Il leader dei Patrioti, il francese Bardella ha detto che “Kiev non può entrare nella Nato e neppure nell’Europa” mentre da Mosca l’ex Presidente Medvedev ha sottolineato che “L’ingresso nell’Alleanza dell’Ucraina vuol dire guerra globale e rischio di distruzione del pianeta.” Contemporaneamente il governo tedesco starebbe decidendo di dimezzare gli aiuti militari destinati all’Ucraina a 4 miliardi di euro nel 2025 da circa 8 miliardi di euro nel 2024.
Scambio di prigionieri
Riguardo lo scambio di prigionieri il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che 95 soldati ucraini sono stati riportati a casa dalla Russia. Zelensky ha confermato che erano tutti militari e ha ringraziato gli Emirati Arabi Uniti per l’aiuto fornito nel facilitare lo scambio. “95 militari russi che erano in pericolo di vita in cattività sono stati restituiti dal territorio controllato dal regime di Kiev. In cambio sono stati consegnati 95 prigionieri di guerra delle Forze armate ucraine. I militari rilasciati saranno trasportati a Mosca con gli aerei dell’aviazione militare da trasporto dell’Aeronautica militare russa per essere sottoposti a cure e riabilitazione nelle istituzioni mediche del Ministero della Difesa russo”.
Peskov: con Trump c’era dialogo
Scambio di prigionieri che non spegne però la guerra delle dichiarazioni: “Washington ha autorizzato il Presidente ucraino Vladimir Zelensky a lanciare nuovi attacchi sul territorio russo”, ha detto ieri in un’intervista Alexey Polishchuk, direttore del secondo dipartimento del Ministero degli Esteri russo. “Washington continua ad alimentare l’escalation nel tentativo di giustificare i propri crimini e le azioni del governo di Kiev. Inoltre, Zelensky è stato autorizzato a utilizzare armi statunitensi per nuovi attacchi contro il territorio della Russia”, ha aggiunto il diplomatico. Mentrre il portavoce di Putin ha sottolineato che: “Sotto Trump non è stato fatto nulla di particolarmente buono per la Russia, al contrario, sono state introdotte sempre più restrizioni. Ma nonostante ciò c’era un dialogo”.
La Cina difende Orban
Infine, molto importante, è la telefonata del ministro degli Esteri cinese Wang Yi che ha avuto con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto e ha riconosciuto il ruolo di Budapest nella mediazione per porre fine alla guerra all’Ucraina. Wang ha spiegato che “tutte le parti dovrebbero raggiungere quanto prima un consenso sui principi di non espansione del campo di battaglia, di non escalation e di non soffiare sul fuoco per creare le condizioni per un cessate il fuoco e la ripresa dei colloqui di pace”. Il capo della diplomazia cinese ha anche espresso la volontà di serrare i ranghi con l’Ungheria per “raccogliere più forze che sostengono la pace, raggiungere un discorso più razionale e procedere verso una soluzione politica”.