In Italia i reati ambientali legati alle ecomafie sono aumentati del 15,6% nel 2023. A dirlo è Legambiente durante la presentazione di ‘Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia’ tenutasi ieri a Roma. L’edizione 2024 del rapporto celebra 30 anni di impegno e rende omaggio a Massimo Scalia, uno dei fondatori di Legambiente e Presidente delle prime due Commissioni parlamentari d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. Questa edizione speciale, con una copertina illustrata dall’artista Vito Baroncini, include contributi delle Forze dell’Ordine, delle Capitanerie di Porto, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dell’Ispra e dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf). Inoltre, coinvolge anche realtà imprenditoriali che promuovono la legalità nelle loro attività economiche. Tra i temi principali affrontati vi sono lo scandalo delle navi a perdere, la morte di Natale De Grazia, e il duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, a 30 anni dalla loro morte.
I numeri
I dati del report, visti da vicino, non sono incoraggianti, presentando una nazione che vede i reati di carattere ambientale sempre più al centro dell’attenzione della criminalità organizzata. “In Italia le ecomafie premono sempre di più sull’acceleratore – si legge nel comunicato rilasciato dall’associazione – e fanno affari d’oro. A dimostrarlo è l’aumento dei reati ambientali che nel 2023 salgono a 35.487, registrando +15,6% rispetto al 2022, con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora. Illeciti che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno e in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – Campania, Puglia, Sicilia e Calabria – dove si concentra il 43,5% deli illeciti penali, +3,8% rispetto al 2022. Tutto il mercato illegale nella Penisola è valso agli ecomafiosi nel 2023 ben 8,8 miliardi”.
Le regioni più coinvolte
Il Sud è protagonista in maniera negativa, con la Campania che “si conferma al primo posto della classifica con più illeciti ambientali, 4.952 reati, pari al 14% del totale nazionale, seguita da Sicilia (che sale di una posizione rispetto al 2022, con 3.922 reati, +35% rispetto al 2022), Puglia (scesa al terzo posto, con 3.643 illeciti penali, +19,2%) e Calabria (2.912 reati, +31,4%). La Toscana – continua il report – sale dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio. Balza dal quindicesimo al settimo posto la Sardegna. Tra le regioni del Nord, la Lombardia è sempre prima. A livello provinciale, Napoli torna al primo posto, a quota con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%) e Bari. Roma scende al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza”. Al Nord, la provincia con più illeciti di natura ambientale è quella di Venezia “con 662 reati, che si colloca al nono posto ed entra nella classifica delle prime venti province per illegalità ambientale”.
I vari illeciti
Ad aumentare, nel panorama nazionale, anche le persone denunciate. Secondo Legambiente nel 2023 sono in aumento del +30,6%, arrivando a 34.481. A salire anche il numero degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%). “Tra gli illeciti – prosegue lo studio – nella Penisola continua a salire la pressione del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), che si conferma sempre al primo posto tra i reati ambientali; ma a preoccupare è soprattutto l’impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, 9.309, + 66,1% che salgono al secondo posto. Al terzo posto con 6.581 reati la filiera degli illeciti contro gli animali (dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti); seguita dagli incendi dolosi, colposi e generici con 3.691 illeciti”.
Non solo questo tipo di reati, ma anche quelli contro il patrimonio culturale sono in aumento: 642 i furti alle opere d’arte, +58,9% rispetto al 2022. Aumentano anche “gli illeciti nelle filiere agroalimentari (45.067 illeciti amministrativi, + 9,1% rispetto al 2022), a cominciare dal caporalato. Sono inoltre 378 i clan mafiosi censiti”.
Proposte al governo
L’associazione per la tutela ambientale lancia anche un appello al governo Meloni, con quindici proposte da prendere in considerazione di cui sei rappresentano i pilastri fondamentali: “Recepire quanto prima la nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente, approvata dal Parlamento europeo il 27 febbraio 2024, che introduce nuove fattispecie di reato rispetto a quelle già previste dal nostro Codice penale e prevede l’adozione di strategie nazionali contro la criminalità ambientale; Introdurre nel Codice penale i delitti contro le agromafie; Introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali; Restituire ai prefetti pieni poteri per la demolizione degli immobili che i Comuni non hanno abbattuto, a partire dall’ultimo condono edilizio; Inasprire le sanzioni contro i reati nel ciclo dei rifiuti; Completare l’approvazione dei decreti attuativi del Sistema nazionale di protezione ambientale e potenziare gli organici delle Agenzie regionali, per garantire controlli adeguati sul Pnrr e sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026”.
Nel mirino anche la lotta all’abusivismo edilizio, che rimane una sfida significativa, come evidenziato dalla Relazione del 2024 sugli indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes). L’illegalità edilizia è particolarmente prevalente al Sud, dove si registra il 48,8% delle nuove costruzioni abusive. Le demolizioni sono ancora insufficienti, ma ci sono segnali positivi, secondo l’associazione.
Un percorso ancora lungo
“In questi tre decenni il Rapporto Ecomafia – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – è diventato sempre più un’opera omnia per analizzare i fenomeni criminali legati al business ambientale, grazie anche a contributi istituzionali di rilievo, come dimostra l’edizione 2024. Dalla nostra analisi, emerge però che c’è ancora molto da fare nel nostro Paese, dove continuano a mancare norme importanti, come quelle che dovrebbero semplificare gli abbattimenti degli ecomostri, assegnando ad esempio ai Prefetti l’esecuzione delle ordinanze di demolizione mai eseguite nei decenni passati, l’inserimento nel Codice penale dei delitti commessi dalle agromafie oppure l’approvazione dei decreti attuativi della legge istitutiva del Snpa per rendere più efficaci i controlli pubblici delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. Dal Governo Meloni – ha proseguito il Presidente Ciafani – ci aspettiamo un segnale di discontinuità. Serve approvare quanto prima le riforme necessarie per rafforzare le attività di prevenzione e di controllo. Ne gioverebbero molto la salute delle persone, degli ecosistemi, della biodiversità e quella delle imprese sane che continuano ad essere minacciate dalla concorrenza sleale praticata da ecofurbi, ecocriminali ed ecomafiosi”.