giovedì, 19 Settembre, 2024
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Francia, il coraggio democratico e i rischi di nuovi estremismi

Dopo le elezioni europee il Presidente Macron, di fronte ad una sua pesante sconfitta elettorale che avrebbe aperto una grave crisi politica nel Paese ha il coraggio ardito di mandare immediatamente la Francia alle Elezioni (ha fretta di  avere contezza del suo futuro destino politico), l’altro il coraggio mostrato dai francesi al secondo ed ultimo turno elettorale ove compatti e con una grande partecipazione alle urne (2 francesi su tre) hanno voluto confermare il principio di dire “no” ad una destra radicale e confermare la loro  avversione al fascismo. Francia Paese antifascista. Una vera prova di rivoluzione democratica.

Ora indipendentemente  dal fatto che la Sinistra fortemente divisa (Fronte Popolare 170 seggi, Ensemble 150 seggi) e la Destra, unita, seppur  primo partito (143 seggi) ma in minoranza politica nella formazione de nuovo Governo, per Macron trovare  soluzioni governative sarà da rompicapo come il cubo di Rubik ma, resteranno certamente alla Storia il Coraggio determinato del Presidente Macron ed il Coraggio dei francesi di confermare una Francia antifascista.

Insensata l’idea di paragonare  quanto successo in questo grande Paese ,con sistema elettorale e ordinamento costituzionale diversi dal nostro, con la situazione politica italiana. Da lettore esterno della Società civile posso dire che mi è sembrata un po’ fibrillata e isterica la rappresentazione di un’Europa che un mese fa, al termine delle Elezioni europee, era sommersa dalla “marea nera” e oggi  invece sembra arrendersi al “comunismo islamico”. Prendiamo tempo ed aspettiamo la Storia che verrà ma detto questo, è inevitabile che quanto è avvenuto Oltralpe, avrà impatti e conseguenze rilevanti sull’intero  nostro Continente, in primis dal punto di vista degli assetti istituzionali dell’Unione Europea ma anche per l´influenza che tali consensi elettorali di Destra o di  Sinistra  che siano, avranno nelle società civili di ogni Stato membro. Si stanno sdoganando politiche  con  idee nuove, più attuali, emergenti anche con forza  rispetto alla politica più stantia degli ultimi tempi. In Francia sono andati a votare moltissimi giovani. Forse queste nuove politiche intercettano meglio le esigenze dei giovani di oggi. Stanno emergendo coscienze nuove. Il dato dell´ alta partecipazione giovanile al voto in Francia è di grande importante sociale e che certamente tanti altri giovani europei imiteranno.

Vero è che se l’inquilino dell’Eliseo non riuscirà a trovare una maggioranza parlamentare che smussi le spigolose intenzioni della sinistra radicale del Fronte popolare, le principali conseguenze si avranno pesantemente non solo nella politica interna francese ma anche sul fronte dei conflitti bellici , russo-ucraino e israelo-palestinese , in considerazione peraltro  di  iniziative estemporanee del presidente di turno del Consiglio dell´Unione europea Viktor Orban. Una eventuale  vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa di novembre porterebbe ad una completa revisione degli assetti politici mondiali. Da ricordare che Macron è stato il più atlantista dei leader dell’Unione europea.

A preoccuparmi maggiormente, però, non sono i pirotecnici risultati elettorali francesi, ma le manifestazioni che vi hanno fatto seguito. Le incendiarie manifestazioni della sinistra estrema sono andate al di là della legittima euforia per un successo nelle urne. Fra preoccupazioni per l’antisemitismo e il neutralismo dei seguaci di Melenchon si fa strada una carica ribellistica ed eversiva che ha poco a che spartire con i miti libertari di un  Sessantotto che  noi tutti ricordiamo e che proprio su quei boulevard presero forma. Hanno piuttosto a che vedere con forme sempre più spinte di odio e invidia sociale, con un insistito “anche i ricchi piangano” di bertinottiana memoria.

L’insicurezza del presente, la paura dell’avvenire e la fuga nel sogno costituiscono una miscela pericolosa, che nella storia è stata spesso in grado di far deragliare il treno della democrazia dai suoi binari. Certe dichiarazioni evocano spettri di un passato feroce e remoto, di quando si teorizzava il saccheggio come esproprio proletario e –magari con qualche citazione colta da Brecht- si sosteneva che rapinare banche fosse un crimine assai meno grave che fondarle.

Chi ha vissuto come me la lunga e sanguinaria stagione degli anni di piombo sa a cosa portano certe parole d’ordine e certi insegnamenti. Una replica, in presenza di minacce geopolitiche e di polveriere terroristiche pronte a riesplodere, non è fra le cose auspicabili. La questione “ordine pubblico” rischia di diventare esplosiva. Siamo di fronte a Nuove democrazie violente e non inclusive. Speriamo di non doverci trovare a ripetere, con Antonio Gramsci, “La storia insegna, ma non ha scolari.

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