domenica, 8 Settembre, 2024
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Igiene edilizia popolare. L’audizione di Federcasa

Occorre comprendere le conseguenze di scarsi servizi igienico-sanitari nelle case popolari

E’ uno degli obiettivi venuti fuori la settimana scorsa durante un’importante audizione di Federcasa, la federazione italiana che raggruppa 84 aziende casa in Italia, promossa dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie su cui c’è bisogno di riflettere, come è stato sottolineato dal presidente dell’organismo parlamentare Alessandro Battilocchio, cui hanno preso parte presentando dati e anticipato progetti futuri, il presidente Marco Buttieri ed il direttore Patrizio Losi.

Proprio i servizi igienico – sanitari delle case popolari comportano rischi sanitari significativi che possono avere gravi conseguenze per i residenti. Nelle affollate aree urbane, dove le abitazioni di appartenenza sono prevalenti, la mancanza di adeguate strutture e pratiche di igiene può dare luogo alla diffusione di malattie, sistemi immunitari compromessi e risultati complessivi di salute.

Non a caso l’architetto Losi, direttore di Federcasa, tra le proposte organizzative avanzate per il delicato settore, che consentirebbero una diminuzione delle ospedalizzazioni degli inquilini, c’è un aumento del senso di appartenenza dei fruitori degli immobili, come “un sentirsi a casa propria” oltre a sviluppare il discorso sociale e sanitario.

Federcasa nasce come trasformazione dell’Associazione nazionale istituti autonomi per le case popolari (ANIACAP) costituita nel 1950 e rappresenta 84 enti e aziende diversamente denominate (Atc, Ater, Iacp, Aler, Acer, Arte, Arca, Spa) che in tutta Italia da più di un secolo costruiscono e gestiscono abitazioni di edilizia residenziale pubblica realizzate con fondi pubblici, fondi propri e prestiti agevolati da destinare a nuclei familiari con bassi redditi e spesso in condizioni di estrema fragilità sociale.

Stiamo parlando di circa 754.000 abitazioni gestite, aggiornati al 2022 che rappresenta l’83% del patrimonio residenziale pubblico totale.

Oltre 6.500 dipendenti e dirigenti che operano su tutto il territorio nazionale e rappresentano un patrimonio di conoscenze, esperienze e professionalità che si è formato in decenni di attività.

Aziende che gestiscono la parte più importante del patrimonio di edilizia residenziale pubblica in Italia: circa 800.000 alloggi in affitto assegnati a nuclei familiari con basso reddito, un terzo dei quali con redditi inferiori a 10 mila euro l’anno.

Il patrimonio gestito conta 759 mila alloggi in locazione erp, di cui 25 mila alloggi a canone calmierato, 47 mila alloggi a riscatto, 270 mila altre unità immobiliari per un totale di 2,2 milioni di abitanti.

Uno dei rischi per la salute più comuni associati a scarsi servizi igienico–sanitari, infatti, è la diffusione di malattie infettive, evidenzia l’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, dell’Università degli Studi di Salerno, Negli appartamenti sovraffollati, in cui più famiglie possono condividere un singolo bagno o una struttura igienica, le possibilità di contrarre malattie contagiose registra un continuo aumento.

Queste malattie sono spesso a base idrica e la mancanza di un’adeguata infrastruttura igienico -sanitaria, compresi i sistemi di approvvigionamento di acqua pulita e smaltimento dei rifiuti, può portare alla loro rapida trasmissione.

Inoltre, scarsi servizi igienico -sanitari possono compromettere i sistemi immunitari degli abitanti degli appartamenti, rendendoli più suscettibili a varie patologie.

È fondamentale perciò sensibilizzare le istituzioni sui rischi per la salute associati a scarsi servizi igienico -sanitari e fornire consigli pratici per mitigare questi rischi con campagne di promozione dell’educazione e dell’igiene della comunità.

Per affrontare questo problema, le istituzioni pubbliche dovrebbero implementare varie riforme e regolamenti volti a migliorare i servizi igienico -sanitari nelle abitazioni di appartamento, sollecitando l’approvazione di documenti specifici già in itinere.

A circa 8 anni di distanza della disposizione che prevedeva la definizione dei requisiti igienico-sanitari di carattere prestazionale degli edifici è finalmente approdato in Conferenza Stato-Regioni lo schema di regolamento predisposto dal Ministero della Salute.

Si tratta, senza dubbio, di un regolamento indispensabile e atteso, ha sottolineato l’OSMOA ,visto che l’ultimo intervento normativo vigente in materia risale al Decreto Ministeriale Sanità 5 luglio 1975 (che innovava, a sua volta, le istruzioni ministeriali del 1896, concernenti la compilazione dei regolamenti locali sull’igiene del suolo e dell’abitato), che si affiancava al Testo Unico in materia di leggi sanitarie di cui al Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265.

Il nuovo regolamento, avrà un notevole impatto sui progettisti, considerato che questi ultimi, ai sensi di quanto previsto dalla normativa, sono tenuti a produrre l’asseverazione allegata all’istanza del permesso di costruire che deve riguardare anche la conformità del progetto alle norme igienico-sanitarie e quelle relative all’efficienza energetica ed in materia di segnalazione certificata in materia di agibilità, circa il rispetto dei requisiti di igiene, salubrità e risparmio energetico. Con esso sarà generato da parte dei Comuni un adeguamento obbligatorio dei propri strumenti di riferimento locali.

Da molti l’Igiene edilizia è oggi considerata un fanalino di coda della sanità pubblica, ritenendo erroneamente che il contributo dell’igienista nel garantire “edifici sani” sia marginale e che si tratti di pratiche obsolete o scarsamente efficaci, sostengono in una interessante riflessione Daniela D’Alessando e Antonio Faggioli, studiosi e docenti di Igiene e Sanità Pubblica.

Ciò è, in parte, comprensibile, in quanto si tratta di un’area di lavoro complessa a forte connotazione interdisciplinare, che, per poter fornire risposte efficaci, necessita del contributo di competenze tecniche e professionali diverse.

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