sabato, 23 Novembre, 2024
Economia

Il Factoring vale il 14% del Pil nazionale e cresce del 2,4 per cento

Pronti alle nuove norme europee contro i ritardi di pagamento di imprese e PA

L’avvio del 2024 ha fatto registrare per il factoring un andamento positivo, con un volume d’affari complessivo nei primi cinque mesi pari a 113,11 miliardi di euro, in crescita del 2,46% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le previsioni del Rapporto Forefact indicano per l’intero 2024 un tasso medio di crescita atteso anno su anno pari al 3,58%, con un’accelerazione quindi nel secondo semestre. Gli ultimi dati sul mercato del factoring li ha comunicati l’Associazione Italiana per il Factoring. Ancora maggiore è il tasso di crescita nello stesso periodo gennaio-maggio 2024 delle operazioni di Supply Chain Finance: +4,02% sul 2023, con un turnover che ha raggiunto 11,45 miliardi di euro.

Belingheri: partner delle imprese

Il presidente Massimiliano Belingheri ha portato all’assemblea di Assifact il consuntivo 2023 di “un settore che vale il 14% del Pil e acquisisce sempre più il ruolo di “partner strategico per le imprese, in grado di fornire sollievo alle pressioni del contesto economico-finanziario e assicurare una fonte di liquidità versatile e allineata allo sviluppo del fatturato”. Nel contesto italiano, che ha visto il credito erogato alle imprese scendere del 3,8% anno su anno, il factoring ha sostanzialmente mantenuto i volumi dell’anno precedente, registrando a fine 2023 un turnover di circa 290 miliardi di euro, con un incremento dello 0,87%. Con un simile volume d’affari il mercato italiano rappresenta una quota significativa del mercato mondiale (8%) e di quello europeo (12%).

La qualità del credito

Le operazioni di reverse factoring e confirming nell’ambito della Supply Chain Finance rappresentavano, alla chiusura del 2023, il 10% circa del totale del mercato italiano del factoring, con un turnover complessivo di 27,8 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2023 le imprese che hanno ceduto i loro crediti facendo ricorso al factoring per la gestione del proprio capitale circolante sono risultate oltre 32 mila, di cui il 63% PMI. Sul totale imprese la manifattura, con il 30,44%, rappresenta la quota maggiore, seguita da commercio all’ingrosso (10,76%) e costruzioni (10,12%). “La qualità del credito – ha tenuto a sottolineare il presidente di Assifact – rimane un fattore distintivo dell’attività di factoring e si mantiene eccellente: sul totale le esposizioni lorde deteriorate al 31 dicembre 2023 risultano pari al 3,08% e le sofferenze all’1,44%, in diminuzione rispetto alla fine del 2022”.

Camilli: direttiva Late Payment

Con questi numeri positivi il settore del factoring si appresta ad affrontare l’impatto sulla catena della fornitura delle nuove normative europee contro i ritardi di pagamento delle imprese e sulla sostenibilità aziendale. “I ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali – commenta Angelo Camilli, vice presidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco – rappresentano da tempo un nodo alla crescita. E’ necessario introdurre stabilmente una cultura dei pagamenti rapidi, innanzitutto nei rapporti tra la Pubblica Amministrazione e le imprese, ma anche nei rapporti tra imprese. La proposta di revisione della Direttiva Late Payment deve rappresentare un’occasione per muoverci in questa direzione. Contiene, infatti alcune revisioni importanti e da confermare e può essere ulteriormente rafforzata, in particolare per scoraggiare il rischio di comportamenti finalizzati ad allungare i termini di pagamento attraverso l’estensione della durata delle procedure di verifica oppure ritardando o impedendo il momento dell’invio della fattura. In questo contesto il ruolo del factoring resta una leva essenziale per la politica commerciale delle imprese che fanno affidamento su dilazioni di pagamento concordate tra le parti.”

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