Un’eccellente impresa migratoria è stata compiuta da farfalle della specie “Vanessa del cardo” che, sfruttando i venti favorevoli, hanno effettuato un volo no-stop di 4.200 chilometri sull’oceano Atlantico, dal territorio dell’Africa occidentale fino al Sud America, completando il tragitto in meno di otto giorni. Questo straordinario viaggio transoceanico è stato documentato da un team internazionale di esperti, con la guida dell’Istituto botanico di Barcellona, attraverso uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications.
Un viaggio transoceanico
Per comprendere meglio l’origine di queste splendide e appariscenti farfalle avvistate in Sud America, ma tradizionalmente note per le loro migrazioni tra l’Europa e l’Africa subsahariana, i ricercatori hanno adottato un approccio multidisciplinare. Inizialmente, hanno studiato le rotte dei venti, individuando un ‘corridoio’ che avrebbe fornito supporto per il viaggio transoceanico delle farfalle dall’Africa al Sud America. Successivamente, analizzando la diversità genetica delle farfalle, è emerso che gli esemplari rinvenuti in Sud America presentavano parentele con specie europee e africane, escludendo quindi un’origine nordamericana.
Sulle ali alcune prove
Inoltre, la ricerca dei pollini depositati sulle ali delle farfalle ha permesso di identificare due specie di piante tipiche dell’Africa tropicale, confermando così che le farfalle avevano visitato i fiori di tale regione. Infine, l’analisi degli isotopi di idrogeno e stronzio presenti altresì sulle ali ha indicato che lo stadio larvale delle farfalle doveva essere avvenuto nei paesi dell’Europa occidentale, come Francia, Irlanda, Regno Unito o Portogallo.
Dall’Europa al Sud America
Il professor Clément Bataille, dell’Università di Ottawa in Canada e coautore dello studio, ha spiegato: “Le farfalle hanno raggiunto il Sud America dall’Africa occidentale, volando per almeno 4.200 chilometri sopra l’Atlantico, ma il loro viaggio potrebbe essere stato anche più lungo, partendo dall’Europa e attraversando tre continenti, con una migrazione di 7.000 chilometri o più. Questa è un’impresa straordinaria per un insetto così piccolo”. Nello studio, i ricercatori mettono inoltre in guardia sul possibile impatto del cambiamento climatico, che potrebbe favorire eventi di dispersione a lunga distanza come questo, con conseguenze rilevanti per la biodiversità e gli ecosistemi globali.