Il Perù non classificherà più le persone che si identificano come transgender, insieme ad altre categorie, come affette da disturbi mentali. Lo ha annunciato martedì il ministero della sanità del paese. Questa decisione è stata presa in risposta a una forte opposizione contro una mossa che i critici hanno definito inutile e discriminatoria. La notizia segue le proteste di centinaia di manifestanti che, il mese scorso a Lima, la capitale, si sono opposti a una nuova legge che descriveva coloro che si identificano come transgender, insieme ai “travestiti” e a coloro con “disturbi dell’identità di genere”, come malati di mente, permettendo loro di ricevere servizi sanitari attraverso fornitori pubblici e privati. Gli oppositori della legge hanno sostenuto che l’aggiornamento delle normative sanitarie PEAS da parte del ministero era superfluo, poiché le normative esistenti già garantivano l’accesso universale ai servizi di salute mentale.
Discordanza di genere
Secondo loro, non c’era bisogno di ulteriori cambiamenti che avrebbero ulteriormente stigmatizzato queste comunità. Nella dichiarazione di martedì, il ministero ha comunicato che non classificherà più gli individui come affetti da alcun disturbo, ma utilizzerà invece il termine “discordanza di genere” per fini di classificazione della salute mentale e comportamentale, rendendo queste persone ammissibili alle cure. Il ministero ha anche specificato che eviterà l’uso di altri termini considerati pregiudizievoli dai gruppi per i diritti umani, sottolineando il suo “rispetto per la dignità della persona e le sue azioni libere nel quadro dei diritti umani, fornendo servizi sanitari a loro beneficio”.