sabato, 28 Settembre, 2024
Esteri

Israele ha un piano per il dopo Hamas. Corte suprema: arruolabili gli ortodossi

Segretario di Stato Vaticano Parolin a Beirut per scongiurare l’escalation

Il piano di Israele per il dopo Hamas dovrebbe essere attuato dai prossimi giorni a partire dall’area nord di Gaza. Lo ha dichiarato ufficialmente, il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, parlando alla Herzliya Conference all’Università Reichma. Hanegbi ha affermato che il piano dell’esercito israeliano è stato “affinato” nelle ultime settimane e che “vedremo un’espressione pratica di questo piano” a breve. “Non dobbiamo aspettare che Hamas scompaia, perché si tratta di un processo lungo”, ha detto Hanegbi, sottolineando che l’attuazione di un processo per sostituire Hamas è la chiave per una vittoria a lungo termine a Gaza. “Non possiamo sbarazzarci di Hamas come idea, abbiamo bisogno di un’idea alternativa”, ha detto, precisando che l’alternativa sarebbe un governo basato su persone del posto che siano disposte a vivere a fianco di Israele e che siano sostenute dagli Stati arabi moderati.

No a un’altra guerra

Una notizia che fa ben sperare alla quale si aggiunge l’inizio, a Beirut, dei colloqui politici e istituzionali del Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, arrivato nella capitale libanese domenica scorsa su formale invito dell’Ordine di Malta. I media libanesi riferiscono che Parolin ha in programma incontri col Presidente del parlamento Nabih Berri, mediatore tra attori occidentali e gli Hezbollah alleati di Hamas edell’Iran, e col premier uscente libanese Najib Miqati. Hezbollah ha alcuni ministri nel governo presieduto da Miqati. Al suo arrivo all’aeroporto di Beirut, Parolin ha fatto esplicito riferimento al prolungato vuoto istituzionale libanese: privo di un capo di Stato, cristiano-maronita, da quasi due anni; senza un governo nel pieno dei suoi poteri; senza un governatore della Banca centrale; con un capo dell’esercito in funzione a tempo, fino al prossimo gennaio. Parolin ha anche fatto riferimento all’impegno di scongiurare l’esplodere di un conflitto aperto tra Hezbollah e Israele. Anche il Segretario di Stato americano Blinken e il ministro della Difesa israeliano, a Washington, stanno lavorando per “evitre l’escalation” alla frontiera libanese.

Giovani ortodossi alle armi

Anche i giovani israeliani ortodossi possono essere chiamati a servire nelle forze armate. Lo ha deciso la Corte suprema israeliana, ma i partiti ultraortodossi, partner chiave della coalizione di governo di Netanyahu, si oppongono a qualsiasi cambiamento del sistema attuale e se le esenzioni dal servizio militare venissero realmente abolite, potrebbero abbandonare la coalizione, facendo crollare il governo. Il risentimento per le esenzioni è cresciuto fra i cittadini laici tanto più che l’esercito ha richiamato decine di migliaia di soldati e dice di aver bisogno di tutta la forza possibile, mentre sono oltre 600 i soldati che sono stati uccisi. Secondo la Corte suprema, lo Stato sta attuando “un’applicazione selettiva non valida, che rappresenta una grave violazione dello Stato di diritto e del principio secondo cui tutti gli individui sono uguali davanti alla legge”.

A Gaza manca l’acqua potabile

A Gaza, la carenza di acqua sta avendo un impatto devastante sulla salute delle persone che sono costrette a fare affidamento su fonti contaminate e infestate da insetti. Negli ultimi nove mesi, più dei due terzi (67%) delle strutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza – compresi pozzi, impianti di dissalazione e gasdotti – sono stati distrutti o danneggiati. Lo sostiene l’organizzazione umanitaria ActionAid. La produzione di acqua potabile è crollata a causa della mancanza di carburante che alimenta gli impianti idrici. Ad oggi sono funzionanti solo il 26% di quelli attivi prima del 7 ottobre. Riham Jafari, coordinatrice di ActionAid Palestina, ha dichiarato che il valico di Rafah è ancora chiuso e gli aiuti non entrano nella misura richiesta. E al valico anche l’Egitto impedisce il transito delle persone. Il Cairo ha respinto la proposta israeliana di consentire l’evacuazione dei palestinesi malati dalla Striscia perché ora il lato palestinese del valico è sotto il controllo israeliano.

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