domenica, 22 Dicembre, 2024
Esteri

Guerra in Ucraina, la Serbia evoca il rischio di escalation

Raid russi sulle infrastrutture ucraine, rischio elettricità per Zaporizhzhia. Kiev smentisce gli attacchi

Una guerra di dichiarazioni che innesca scenari ancora più dirompenti. “Non più di tre o quattro mesi e forse anche meno” e potremmo trovarci in una sorta di Terza guerra mondiale che divampa da quella russo-ucraina. È lo scenario presentato dal Presidente serbo Aleksander Vucic, vicino sia alla Russia che alla Cina, e che in un’intervista al periodico svizzero Die Welwoche spiega che nessuno parla di pace, anzi secondo il leader filorusso si alimenta l’escalation: “Penso che ci stiamo avvicinando agli ultimi giorni possibili per ripensare e riconsiderare quello che sta accadendo in Ucraina – ha detto il Presidente serbo–. Se i potenti non fanno nulla, sono abbastanza certo che in un breve periodo dovremo affrontare un vero disastro”. “La pace”, ha aggiunto Vucic, “sembra quasi una parola proibita.” Ma chi fomenta la guerra, spiega, “non dice ai propri cittadini che pagheranno un prezzo enorme. Io penso che tutti dovrebbero cercare di raggiungere un qualsiasi tipo di cessate il fuoco e poi negoziare per 10, 20, 30 o 50 anni. Non importa, tutto è meglio di un giorno di guerra”. Vucic ha avvertito che “siamo molto lontani dal raggiungere un accordo. Non vedo una Terza guerra mondiale, ma un grande scontro dal quale non siamo lontani. Potrebbe arrivare tra non più di tre o quattro mesi, e c’è il pericolo che accada prima“.

Energia elettrica rischi e smentite

Ieri, tra l’altro, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica si è detta profondamente preoccupata per “i rischi persistenti” legati alla disponibilità di elettricità per alimentare il sito della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, disponibilità messa a dura prova dai bombardamenti da parte dei russi contro le infrastrutture energetiche ucraine. In Ucraina, poi, sempre più spesso manca l’energia elettrica per le distruzioni delle infrastrutture: i russi avrebbero distrutto, finora, metà della capacità energetica del Paese. Il Presidente Zelensky ha emanato una direttiva che dispone l’installazione “il prima possibile” di pannelli solari sui tetti di ospedali e scuole. Soprattutto gli ospedali hanno bisogno di energia per garantire il funzionamento delle apparecchiature e soprattutto delle incubatrici. Probabilmente arriveranno ancora soldi dall’Europa visto che l’Ecofin, secondo quando dichiarato dal vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovksis, avrebbe raggiunto un accordo. “Da parte dell’Ue – ha detto – siamo disposti a fornire una parte considerevole dei 50 miliardi di dollari di prestiti concordati nel G7. Per quanto riguarda l’entità potenziale del credito Ue non possiamo dirlo in questo momento perché dipenderà dalla volontà degli altri partner del G7 contribuire”. Nel pomeriggio invece a l’amministrazione di Kiev smentisce le informazioni su una presunta esplosione in una centrale elettrica nella capitale ucraina. “Tutte le centrali termiche di Kiev funzionano normalmente, compresi i preparativi per la stagione del riscaldamento. Tutti i processi tecnologici e di riparazione vengono eseguiti come di consueto”.

L’utilizzo del denaro russo sequestrato

Questo denaro si trova nell’Unione europea ed è stato sequestrato alla Russia. Si tratterebbe di più di 200 miliardi di dollari depositati quasi interamente presso la belga Euroclear, e i Ventisette avevano già approvato a maggio un accordo per destinare i profitti generati alla difesa (90%) e aiuti macrofinanziari (10%) a Kiev. I beni stessi non verrebbero toccati. In seguito all’accordo del G7, i suoi partner – Stati Uniti, Giappone, Canada, Regno Unito, Germania, Francia e Italia – stanno lavorando per rendere operativo l’impegno che i profitti straordinari siano utilizzati per ripagare il prestito in modo che i finanziamenti possano arrivare all’Ucraina verso la fine di quest’anno. L’Ue, dal canto suo, sta anche cercando una formula per garantire che il credito possa continuare ad essere finanziato anche nell’ipotetico caso in cui non dovesse rinnovare le sanzioni contro Mosca, poiché il veto di un unico Stato membro potrebbe bloccarle e impedire che continuino ad arrivare i benefici straordinari del patrimonio immobilizzato. Per ora ci sarebbe la possibilità di sbloccare 1,4 miliardi di euro per gli aiuti militari all’Ucraina provenienti sempre dagli extra profitti degli asset russi congelati, finora bloccati dal veto ungherese. Il servizio legale del Consiglio avrebbe infatti acclarato che in questo caso si può procedere a maggioranza qualificata e non all’unanimità. Infine l’Europa, che non ha ancora la nuova Commissione, ha anche approvato un primo accordo-cornice per l’allargamento a Ucraina e Moldova.

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