mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Impero, Nazione e Europa nel pensiero e nell’opera di Alcide De Gasperi

Alla Luiss convegno di due giorni in ricordo del fondatore della Democrazia Cristiana

‘Impero, Nazione e Europa nel pensiero e nell’opera di Alcide De Gasperi’ è il titolo del seminario di studio organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche della Libera università internazionale degli studi sociali (Luiss) Guido Carli di Roma il 12 e 13 giugno, in occasione del Settantesimo anniversario della morte del fondatore della Democrazia Cristiana. Il convegno ha indagato tutta la parabola politica e ideologica di De Gasperi, dall’esperienza preunitaria, come deputato asburgico, fino alla ricostruzione del secondo dopoguerra e al suo precoce europeismo, passando per la fase del Regno d’Italia e il ventennio fascista che De Gasperi passò in esilio in Vaticano.

Sono intervenuti: Giovanni Orsina (Direttore della Luiss School of Government), Gaetano Quagliariello (Presidente della Fondazione Magna Carta), Simona Colarizi (Professore emerito di Storia contemporanea alla Sapienza Università di Roma), Martin Conway (Storico dell’Europa del XX Secolo), Maurizio Cau (Ricercatore presso il Centro per gli Studi Storici Italo Germanici della Fondazione Bruno Kessler), Marialuisa Lucia Sergio (Professoressa associata di Storia contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre), Vera Capperucci (Professoressa di Storia contemporanea alla Luiss Guido Carli di Roma), Francesco Bonini (Magnifico rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma).

La giornata del 12 giugno

Dopo il breve discorso di apertura di Giovanni Orsina, il primo intervento datato 12 giugno, di Gaetano Quagliarello, è stato programmato al di fuori delle tre sessioni, ognuna dedicata a una fase dell’opera di De Gasperi, in quanto si è concentrato sulla biografia, vero e proprio caposaldo della storiografia degasperiana, a cura di Piero Craveri. Come ha osservato lo stesso Quagliarello, infatti, aprire la giornata con una riflessione su questa biografia “plurale” è stato un modo per allargare il campo, piuttosto che per dare una traccia obbligata. Da sottolineare alcune osservazioni del biografo che Quagliarello mette in evidenza principalmente una cosa: durante il periodo liberale, nel 1919, appena eletto De Gasperi divenne subito Presidente del gruppo popolare, ruolo di grande importanza nel Ppi secondo solo al Segretario. Questa parabola politica così rapida, secondo Craveri, ha portato De Gasperi a un “apprendistato incompiuto”, spinto sulla scena politica senza la necessaria sedimentazione e senza i tempi tipici dell’Italia liberale all’epoca di Giolitti. Questo tratto biografico per Craveri è indicativo del deficit di comprensione da parte del partito popolare della profondità della crisi a cui era giunto lo stato liberale. Con il fascismo, secondo Craveri si instaurò un gioco delle parti tra don Sturzo e De Gasperi: il primo si fece custode del popolarismo, mentre l’altro, pur impedito nella partecipazione diretta alla vita politica del regime mussoliniano, si impegnò per “salvare il salvabile”. L’espressione è dello stesso De Gasperi che, quando diede le dimissioni da Presidente del PPI, scrisse una lettera a Don Sturzo in cui dichiarava: “A questo punto il sacrificio è fine a sé stesso. Non c’è più nulla da salvare”. Cominciò così il lungo esilio forzato in Vaticano durante il ventennio.

Eccellente tattico

Quagliarello osserva poi come con il ritorno alla democrazia e alla fase di ricostruzione dell’Italia antifascista, il punto di vista del biografo passa da un approccio da teorico a un approccio ‘la politique d’abord’, coerente con un certo cambio di rotta dello stesso De Gasperi ormai giunto a maturità, non solo politicamente. Questa scelta è infatti motivata, afferma Quagliarello, da una convinzione di Craveri: De Gasperi uscito dal Vaticano è ormai un eccellente tattico, come si vede dal fatto che in questa fase la sua prima preoccupazione è quella di evitare il “rischio giacobino”, cioè la rivoluzione marxista. I suoi interlocutori principali diventano allora Nenni a Roma e Togliatti a Napoli. Sorprendentemente, De Gasperi ritiene che Togliatti, più di Nenni, possa essere una sponda antigiacobina, poiché capisce che Togliatti, specialmente in seguito al riconoscimento del governo Badoglio da parte di Stalin, non era interessato a una rivoluzione italiana quanto alla intronizzazione del Partito Comunista dentro lo spazio istituzionale. Agli occhi di De Gasperi, infatti, la vera anomalia italiana non erano i comunisti, ma i socialisti che, lo scrive in una lettera a Don Sturzo, resero le elezioni del 48 “un massacro”. L’intervento di Quagliarello si conclude poi con la sconfitta, sia sul piano interno al partito che estero, delle elezioni del 53, che si tennero con la nuova legge elettorale definita dagli avversari “legge truffa”. I partiti centristi “apparentati” (DC-PLI-PSDI-PRI) non riuscirono a far scattare il premio di maggioranza, sulla quale contava De Gasperi per ottenere la necessaria fiducia. Quando si presentò alla Camera dei deputati il Governo De Gasperi VIII fu battuto e il Presidente del Consiglio fu costretto a rassegnare le dimissioni, abbandonando in breve tempo sia la segreteria della DC che i progetti che stava portando avanti per la formazione di un partito cristiano europeo. Questo epilogo, spiega Quagliarello, ha limitato il passaggio dell’esperienza di De Gasperi, secondo il biografo, rendendo impossibile tramandare lo sforzo di una vita intera sulla continuità della storia d’Italia.A questo primo intervento, di natura generale seppur approfondito, sono seguite comunicazioni più puntuali e concentrate su specifici aspetti e periodi dell’attività di De Gasperi.

De Gasperi “nazionalista”

Martin Conway, intervenuto in inglese, ha parlato degli stretti rapporti tra la Chiesa e la creazione ideologica di una comunità europea, procedendo in una scansione temporale da un De Gasperi “nazionalista”, cioè concentrato sulla ricostruzione sia economica che politica del paese per riqualificare l’Italia agli occhi dei paesi europei non come paese sconfitto o traditore, fino al progetto di un’Europa raccolta intorno ai valori comuni del cristianesimo nell’ottica di una nuova visione verso un partito europeo cristiano. Maurizio Cau ha invece indagato l’esperienza popolare di De Gasperi dagli anni dell’apprendistato asburgico a Vienna fino alla maturità con la DC a Roma. Al suo intervento, di natura sostanzialmente biografica, si collega il successivo, di Marialuisa Lucia Sergio, da una prospettiva più ampia e geopolitica. Nella transizione tra la caduta degli imperi centrali con la Grande Guerra e la definizione di nuove egemonie geopolitiche mondiali (Usa e Urss) nel secondo dopoguerra. La Chiesa, osserva in sintesi la professoressa, risponde a questo processo in due modi distinti, declinando in varie forme il mito del legame costitutivo tra fede e civiltà: ora attraverso gli episcopati locali nelle sintesi nazional cattoliche in funzione autodifensiva di conservazione dell’ordine costituito, ora riproponendo invece visioni universalistiche con le quali il Vaticano cercava di legittimare la funzione arbitrale del papato nelle dinamiche geopolitiche europee e occidentali.

Tre regini

È stata poi la volta di Vera Capperucci, che ha parlato della questione della rappresentanza nella parabola ideologica di De Gasperi, indagando se sia possibile rintracciare elementi di continuità lungo i tre regimi di cui fu protagonista. Capperucci ne individua tre, per quanto riguarda la questione della rappresentanza: 1) la fiducia assoluta di De Gasperi nel sistema parlamentare e nel suffragio universale; 2) la centralità riconosciuta al pluralismo, in antitesi a una concezione unitaria o integrale; 3) una idea di rappresentanza, più circoscritta al mondo cattolico, in favore della piena laicità dell’azione politica e quindi della separazione tra sfera politica e sfera religiosa. Dopo una breve pausa di 20 minuti, è intervenuto il Magnifico Rettore della Lumsa, Francesco Bonini, con un breve intervento di natura generale a chiusura dei lavori del giorno. Sono seguite, come da programma, alcune domande a proposito degli interventi della mattinata.

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