“La comunità internazionale agisca urgentemente e con ogni mezzo per soccorrere la cittadinanza di Gaza stremata dalla guerra. Gli aiuti umanitari devono arrivare a chi ha bisogno e nessuno lo impedisca”. Un nuovo durissimo appello quello del Papa che ieri alla fine dell’Angelus in Vaticano è tornato a parlare del conflitto in Medioriente ringraziando inoltre il Re di Giordania Abdullah II, il Presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi e il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per la conferenza internazionale che si terrà domani proprio in Giordania (all’interno del Centro congressi Re Hussein bin Talal nella regione del Mar Morto) per fare il punto sulla situazione umanitaria a Gaza.
“Stringersi la mano”
Dunque, in una domenica particolarmente uggiosa e ventosa, Bergoglio è tornato a chiedere dal Palazzo Apostolico che si lavori quanto prima affinché nel territorio scosso dai conflitti da otto mesi a questa parte possa arrivare la fine delle ostilità. Ha ricordato il decimo anniversario di un evento storico: l’invocazione per la pace in Vaticano, alla quale parteciparono il Presidente israeliano Simon Perez e il Presidente palestinese Abu Mazen: “Quell’incontro testimonia che stringersi la mano è possibile e per fare la pace ci vuole molto più coraggio che per fare la guerra”, le parole del Pontefice che ha quindi incoraggiato i negoziati in corso tra le parti, “che non sono facili, e auspico che le proposte di pace per il cessate il fuoco su tutti i fronti e per la liberazione degli ostaggi vengano subito accettate per il bene dei palestinesi e degli israeliani”.
Francesco, come oramai di consuetudine, ha invitato i fedeli presenti in piazza San Pietro a non dimenticare le sofferenze del popolo ucraino, “martoriato e che più soffre più spera nella pace”. Ha salutato un gruppo di ucraini presenti all’Angelus (“Vi siamo vicini”) e chiesto a tutti anche di non dimenticarsi del conflitto in atto in Myanmar: “Questo della pace è un desiderio: incoraggio tutti gli sforzi che si fanno perché la pace possa costruirsi quanto prima con l’aiuto internazionale”.
Per una vita autentica
Nel corso dell’Angelus il Vescovo di Roma ha rivolto un potente messaggio ai fedeli, centrato sulla libertà interiore e spirituale, per un vero e proprio richiamo a una vita di autenticità e generosità, libera dai vincoli materiali e arricchita dalla grazia divina. “Gesù era un uomo libero. E questo è importante anche per noi”, ha detto, tenendo a ricordare che la vera libertà non si trova nella ricerca del piacere, del potere, dei soldi o dei consensi, ma nell’apertura all’amore di Dio. Le trappole materiale, invece, possono imprigionare l’anima, portando a una vita di insoddisfazione e schiavitù. “Se invece permettiamo all’amore gratuito di Dio di riempirci e dilatarci il cuore, e se lo lasciamo traboccare spontaneamente ridonandolo agli altri, con tutto noi stessi, senza paure, calcoli e condizionamenti, allora cresciamo nella libertà”. A questo punto il Papa ha invitato tutti a riflettere sulla propria indipendenza interiore: “Allora possiamo chiederci: io sono una persona libera? Oppure mi lascio imprigionare dai miti del denaro, del potere e del successo, sacrificando a questi la serenità e la pace mia e degli altri? Spargo, negli ambienti in cui vivo e lavoro, aria fresca di libertà, di sincerità, di spontaneità?”. E dunque Bergoglio ha invocato l’intercessione della Vergine Maria affinché tutti possano vivere e amare come insegnato da Gesù, “nella libertà dei figli di Dio”.