sabato, 16 Novembre, 2024
Esteri

Le Filippine accusano la guardia costiera cinese di aver ostacolato un’evacuazione medica

La Guardia Costiera filippina ha accusato la sua controparte cinese di aver ostacolato l’evacuazione di un membro malato delle sue forze armate nel Mar Cinese Meridionale, definendo queste azioni “barbare e disumane”. Secondo le Filippine, l’incidente è avvenuto il mese scorso e ha coinvolto un marine di un contingente assegnato alla sorveglianza della BRP Sierra Madre, una nave filippina incagliata nella contestata Second Thomas Shoal. l portavoce della Guardia Costiera, Jay Tarriela, ha dichiarato che le imbarcazioni della guardia costiera e della marina sono state disturbate dalle navi cinesi, nonostante avessero comunicato che l’operazione era di natura medica. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha dichiarato che permetterà alle Filippine di consegnare rifornimenti ed evacuare il personale, purché Manila informi Pechino prima di una missione.

Manovre pericolose

Tarriela ha affermato che la Guardia Costiera cinese “ha intrapreso manovre pericolose e ha persino speronato intenzionalmente” una barca della marina filippina mentre trasportava il personale malato. Il capo militare filippino, Romeo Brawner, ha riferito che il primo tentativo di trasportare il soldato malato nella provincia occidentale di Palawan è fallito a causa dell’ostruzionismo cinese. Un secondo tentativo, condotto il giorno successivo con l’assistenza della Guardia Costiera filippina, ha avuto successo e il soldato è stato evacuato. La Cina rivendica quasi l’intero Mar Cinese Meridionale, un’area attraverso la quale transitano oltre 3 trilioni di dollari di commercio navale ogni anno, e ha schierato centinaia di navi della Guardia Costiera fino a 600 miglia dalla sua costa. La Cina accusa regolarmente le Filippine di invasione, mentre Manila e i suoi alleati condannano quella che definiscono un’aggressione da parte di Pechino. Nel 2016, la Corte Permanente di Arbitrato dell’Aia ha stabilito che le rivendicazioni della Cina non avevano base legale, una decisione che Pechino ha respinto.

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